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Tv e qualità, se ne parla tanto. Finalmente i telespettatori hanno cominciato a dar voce al loro dissenso e sono tanti i lettori di Key4biz che hanno scritto in redazione per esternare il loro disaccordo su alcuni contenuti mandati in onda.
Il dibattito si è animato e diversi esperti del settore, da Remigio del Grosso (Vice Presidente Consiglio Nazionale degli Utenti dell’Agcom e Membro del Comitato Scientifico Rai), a Gianni Celata (Docente di Economia dell’Informazione e della Comunicazione, Università di Roma La Sapienza), a Roberta Gisotti (Docente di Economia dei Media alla Pontificia Università Salesiana), hanno voluto dire la loro.
Il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni è del parere che “…la Tv pubblica italiana non corra tanto rischi per gli ascolti, quanto per la qualità”.
“Il contesto del duopolio per anni – ha sottolineato – aveva portato la Rai ad essere un modello positivo, inducendo la Tv commerciale a comportamenti imitativi: negli ultimi anni la situazione si è invece rovesciata e Rai ha cominciato ad inseguire la Tv commerciale sul suo terreno correndo un forte rischio di omologazione. La differenza tra Tv pubblica e Tv commerciale è oggi attenuata nella realtà e ancor più nella percezione del pubblico”.
Il Ministero delle Comunicazioni ha, quindi, inviato alla Rai le guidelines del ‘Qualitel‘, progetto di monitoraggio del valore pubblico dei programmi della Rai e di valutazione della “corporate reputation” del Servizio Pubblico.
Il Qualitel nasce dall’esigenza della Rai di puntare sulla sua differenza rispetto agli altri modelli televisivi.
Per Gentiloni, “…con l’introduzione del Qualitel, il pubblico della Rai avrà un preciso parametro in grado di misurare il valore pubblico del servizio radiotelevisivo”.
Si tratta di uno strumento previsto dall’articolo 3 del nuovo Contratto nazionale di Servizio 2007-2009, stipulato il 5 aprile 2007, con cui la Tv pubblica s’impegna a sviluppare e a comunicare all’esterno i risultati di un duplice sistema di misurazione:
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una ricerca di monitoraggio e di analisi della qualità della programmazione intesa come valore pubblico, in grado di verificare la percezione degli utenti del servizio pubblico in merito ai singoli elementi dell’offerta;
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una ricerca di monitoraggio della corporate reputation intesa come la capacità di competere, di innovare e di innovare nel mercato della comunicazione radiotelevisa e multimediale in rapporto alla propria specifica identità di servizio pubblico nel rispetto dell’etica dell’impresa, della deontologia professionale e dei criteri di correttezza e di lealtà.
In base all’articolo 3, comma 2 del Contratto, a partire da aprile prossimo la Rai dovrà dare attuazione alle Linee Guida, di modo che il Qualitel sia il nuovo misuratore del valore pubblico del servizio, mentre l’Auditel continuerà a rilevare soltanto la quantità degli ascolti.
Le linee guida sono state elaborate dopo tre mesi di lavori, dal Comitato paritetico per il monitoraggio della qualità Rai – presieduto da Giuseppe Sangiorgi, consigliere del Ministro delle Comunicazioni e composto da rappresentanti del Ministero e della Rai – con il compito di “presiedere all’organizzazione della ricerca, definirne le metodologie, controllare i risultati e valutare il raggiungimento degli obiettivi”.
Per il Ministero, “…dare vita a un sistema di monitoraggio della qualità dei programmi della Rai e comunicarne sistematicamente i risultati al grande pubblico significa imprimere una svolta di straordinario rilievo al modo di operare dell’azienda e al rapporto con gli spettatori. Il fatto è di per sé un dato di “valore pubblico” che distingue la Rai dalle emittenti commerciali e segna il passaggio da una condizione di autoreferenzialità a una di interrelazione con l’esterno”.
L’esigenza, da sempre avvertita, di uno strumento per far pesare il giudizio degli spettatori sulle trasmissioni televisive assume la forma concreta di un sistema di misurazione.
“…Nel passaggio dal contesto analogico a quello digitale ciò significa sollecitare la Rai all’adozione di un modello televisivo capace di interpretare le sfide tecnologiche di questi anni nella chiave di un più elevato standard qualitativo, dell’innovazione e dell’interattività riproponendo il proprio ruolo di servizio pubblico nel contesto multimediale del Paese”.
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