Italia
Si è tenuto a Roma il convegno organizzato da Nokia Siemens Network sul WiMax alla vigilia dell’importantissima asta per le assegnazioni delle licenze. Un’occasione per discutere di tecnologia e società, di mercato e servizi, di digital divide a partire dalla volontà di divulgare cultura tecnologica e non solo dati o previsioni.
L’incontro, svoltosi presso l’Hotel Bernini Bristol di Piazza Barberini, è stato anche un’occasione per presentare e discutere con la comunità interessata i temi caldi attorno al WiMax, che Nokia Siemens Network, gruppo di rilievo nel mercato delle infrastrutture per telecomunicazioni a livello mondiale, ha sperimentato per una lunga fase proprio qui in Italia.
Il WiMax è l’acronimo di Worldwide Interoperability for Microwave Access, cioè una tecnologia che consente l’accesso a reti di telecomunicazione a banda larga e senza fili. Obiettivo del convegno è stato quello di rivolgersi non solo agli attori del mercato o agli operatori del settore, ma anche a un pubblico diverso, comunque interessato, che si avvicina a una tecnologia di cui in breve tempo sentirà parlare in modo sempre più diffuso. Una platea eterogenea per un parterre di ospiti sicuramente tra i più esperti del settore come Intel, Nokia, Between e Siemens, che hanno illustrato gli aspetti più caratterizzanti del WiMax, il suo potenziale business, l’impatto ambientale, le infrastrutture, gli enti locali e soprattutto la soluzione del problema Digital divide a cui la tecnologia è fortemente legata.
Nokia Siemens Network è uno dei principali fornitori di servizi e infrastrutture per le comunicazioni a livello globale e nel caso del WiMax ha seguito da vicino la sua crescita proprio qui in Italia, dove negli ultimi due anni la ricerca tecnologica ha fornito una serie di dati molto importanti su cui riflettere.
A partire dal 2005 e per più di un anno l’R&D di Nokia Siemens Network ha permesso all’azienda di portare avanti una serie di attività di monitoraggio della tecnologia che l’hanno posta in una posizione di vantaggio considerevole proprio nel nostro paese utilizzando frequenze di 3.5 GHz.
In apertura di convegno Alessandro Di Salvo, Nokia Sales Director, ha messo in risalto proprio quelle che sono state le linee guida di Nokia Siemens Network nel monitorare il WiMax: “per noi è stata una scommessa e una soddisfazione il poter portare avanti lo studio e la sperimentazione del WiMax in Italia come prodotto frutto di anni di ricerca e sviluppo grazie al quale poter focalizzare le aree chiave del suo possibile utilizzo, ad esempio nei servizi, nel business, nelle problematiche di rete e di quelle ambientali, nel digital divide e nella ricerca dei soggetti con cui poi la Nokia ha interagito in modo proficuo, passaggi importantissimi da cui trarre i dati necessari per poter modellare il WiMAX“.
Problematiche che anche Ercole Rovida, Account manager della Nokia, ha sintetizzato nel suo intervento: “per l’accesso alla banda larga, per una copertura più ampia possibile, per la sicurezza, per l’ambiente e per l’integrazione delle reti esistenti, da qui bisogna partire per capire quali servizi il WiMax può garantire, come i collegamenti broadband per l’eGovernment, le PA, le PMI, l’assistenza sanitaria o l’educazione tramite eLearning“. “Quindi“, continua Rovida, “abbiamo bisogno di semplicità e velocità nell’accesso, che il WiMax garantisce come tecnologia, unite a una maggiore integrazione delle diverse tecnologie utili sia per la sicurezza che per l’assistenza, per il controllo del territorio, per le ricadute nel turismo,lo sviluppo del data service, il tutto sia per aree urbane ad alta densità di accessi sia in quelle rurali dove è più difficile e costoso far arrivare un’adeguata rete di servizi“.
“Utilizzare magari luoghi di incontro come bar, campus, biblioteche, scuole, in cui porre dei devices di backhauling hotspot, accessi pubblici utili per monitorare e controllare il territorio anche in ottica di disaster ricovery e sempre in ottica di gestione remota da cui procedere a un monitoraggio del territorio in chiave di controllo, videocontrollo, su oledotti, stazioni di rifornimento o altre situazioni a rischio o di difficile accesso che il WiMax può rendere gestibili a distanza“.
Sui punti preesistenti di accesso remoto anche Andrea Bartoli di Between nel suo business case sostiene “che bisogna sostituire il broadband fisso col mobile e procedere alla copertura delle aree rimanenti partendo da punti preesistenti come campus o scuole, perché entro il 2014 tutti passeranno al WiMAX divenendo clienti residenziali con 68000 nuovi accessi e una spesa di 8 milioni di euro tra il 2008 e il 2010“ .
Da una parte quindi una variegata domanda di servizi destinati sia al consumatore che alle aziende, dall’altra un’offerta capace di captare le sempre nuove esigenze di tutti quei soggetti che cominciano a guardare al WiMax con sempre maggiore interesse. Sul punto di incrocio tra i due assi si trova la strategia di posizionamento della tecnologia wireless, in grado di supportare diverse tipologie di modelli di business. Da una parte i soggetti interessati a soluzioni di networking per la propria azienda, di interconnessioni tra sedi lontane, magari in aree non coperte, o magari anche di semplici consumatori che non sono soddisfatti dell’offerta di telefonia mobile o fissa disponibili.
Dal lato dell’offerta tutti quegli operatori che vorrebbero vedersi assegnare licenze WiMax e che guardano al consumatore come al destinatario di servizi di accesso a banda larga, sia perché c’è molto territorio da coprire, sia perché c’è ampio margine di guadagno.
Un business basato sulle potenzialità tecniche del prodotto che Markku Hollstrom, responsabile del progetto Nokia WiMax, sottolinea chiaramente, “per la grande capacità di flessibilità che il prodotto ha dimostrato, dall’utilizzo in ambienti d’ufficio a quelli domestici, dalla telefonia mobile al videotelefono, dal broadcast al multicast, web tv e radio, l’email e ovviamente i contenuti“. Una flessibilità che garantisce elevate possibilità di integrazione con le tecnologie già in utilizzo e quindi una valida piattaforma da cui partire per il livellamento verso il basso del digital divide, “garantendo” continua Hollstrom, “un’illimitata libertà di movimento dell’utente, per le spiccate peculiarità mobili del mezzo da cui scaturiscono architetture sempre più flessibili (GGSN, SGSN, RNC, etc), con il risultato di una forte personalizzazione della comunicazione indirizzata verso la network efficiency“.
“Una piattaforma tecnologica allargata detta Flexi Base Station Multiradio“, spiega ancora Hollstrom, “ dove trovare assieme WiMax, LTE, WCDMA, GSM o EDGE con una grande facilità di allocazione e la forza di un interfacciamento standard garanzia di un’efficiente customer service in nertwork design, care solutions, development service e oparation support“.
Gli fa eco Cristoforo Morandini, vice Direttore operativo Between e Responsabile Osservatorio nazionale banda larga, che sottolinea come in questi cinque anni di ricerca “si sia cercato, tramite un monitoraggio della banda larga, di costruire una piattaforma in grado di definire le migliori strategie broadband per il settore pubblico e privato, intercettando una dinamica della copertura della banda larga a partire da un’idea il più possibile aderente alla realtà del paese“. “Attualmente“, spiega Morandini, “la copertura dei comuni non raggiunge il 63% a fronte di un dato molto maggiore invece della popolazione locale raggiunta dal segnale ADSL quasi del 90% a fine 2007 e questo ci dice che il broadband ha, attualmente, una natura fortemente eterogenea tra comuni coperti e non“.
“La competizione infrastrutturale avanzata riguarda 700 comuni circa, mentre 2000 sono quelli privi di fibra ottica e un 6% rimanente è completamente scoperto, ne consegue che i margini di crescita e di guadagno sono altissimi, perché c’è ancora molto da fare per raggiungere gli standard di efficienza richiesti dal WRC07 e le aspettative sul WiMax sono considerevoli“.
I modelli di competizione di cui si parla (ULL e FO) riguardano 700 comuni circa e nel discorso di polarizzazione comunale i driver di sviluppo che rientrano nello studio sono quelli che Nokia chiama delle “4C“: copertura, competizione, costi e contenuti.
La copertura dimostra essere a metà del percorso, con una previsione di crescita che molto dipenderà dall’impegno dei privati e delle istituzioni, cosi come per la competizione, su cui gli sforzi dovranno essere congiunti tenendo bene presente che sarà il cittadino/consumatore colui che ne dovrà testare i risultati a posteriori.
Sui costi, Morandini evidenzia una criticità tutta italiana, dovuta più a un diffuso scetticismo che a reali mancanze programmatiche: “c’è sempre stata una critica strisciante sui costi troppo alti nel settore, quando in realtà negli ultimi cinque anni i costi sono diminuiti e di molto, mentre di contro si è misurata una crescita della qualità di dieci punti percentuale con un aumento del consumo medio alla base“.
Per i contenuti ciò che si auspica, come diceva nel suo intervento Markku Hollstrom, è una sempre maggiore integrazione dei servizi e una crescita del numero dei Pc in casa, facendo in modo che per ogni computer ci sia un accesso alla rete.
Per la banda larga attualmente siamo a 10 milioni di accessi, con un rapporto pc/connessione tra i migliori. Nell’ultimo anno si è misurato un aumento di 1 milione e mezzo di nuovi accessi, in un mercato che, considerando l’attuale copertura, presenta ancora una saturazione bassa per i prossimi due o tre anni.
Una crescita della banda larga, sostiene Morandini, “trainata dall’evoluzione del processo di infrastrutturazione che ha visto Telecom in prima fila sicuramente, ma anche la presenza di molti altri operatori impegnati nel processo di implementazione delle infrastrutture che ha di fatto riaperto il mercato italiano: con un +14% di Dsl-TI Retail, un +2% di Dsl Wholesale, un +50% di Dsl-ULL e un +18% di varia natura”.
In quest’ottica si inserisce anche il digital divide che ha visto, in relazione alla crescita degli accessi, un suo costante anche se lento assorbimento. “Parlare di digital divide“, spiega Morandini, “è molto complesso, perché riguarda i rapporti di copertura tra aree, banda larga e stretta, i gradi di capacità-competenza-possiblità di accesso ai servizi e alla rete che in Italia variano anche in base alla morfologia del territorio“.
Ecco crescere allora le aspettative sul WiMax per abbassare drasticamente il digital divide, proprio per le sue caratteristiche di adattamento e flessibilità, di integrazione sul territorio in termini di ecosistema preesistente, da cui partire per coprire il restante 20% ancora scoperto. Certamente anche con il contributo delle istituzioni locali, delle PA, con la pianificazione di interventi di infrastrutturazione avanzata e di certificazione, con cui sviluppare strategie comuni con i piccoli operatori (115 attualmente) per far crescere seriamente il numero di accessi WiMax e la conseguente diminuzione di area scoperta.
Ma questo sarà possibile solo sfruttando le potenzialità del prodotto e, a partire da queste, cercando una convergenza primaria tra WiMax, internet e cellulare, perché, ha spiegato Wolfgang Moesender di Intel: “…l’Italia ha avuto una crescita di cellulari esponenziale negli ultimi dieci anni e magari è da qui che bisogna partire per arrivare alla realizzazione del progetto integrato“.
“I notebook ne sono un esempio, a partire da questi prodotti abbiamo creato una piattaforma globale che ci permette di utilizzare dispositivi centrino con chips integrati multimodali Wi-Fi/WiMax. Parliamo di 100 milioni di pc su cui Intel ha intenzione di pre-istallare un sistema di connessione per la banda larga da affiancare al WiMax, per ogni ambiente e luogo, da cui procedere per l’attuazione della personal mobile connection per soluzioni 4G“.
“Anche in termini di utilizzo dello spettro nella sua totalità come deciso dai parametri di Ginevra sarà possibile solo con lo sviluppo del WiMAX mobile e le infrastrutture ad esso necessarie che permetteranno di parlare ancora di copertura globale e di ecosistema“, ha concluso Moesender.
Quindi aumentare la copertura e incrementare la customer base, perché dice ancora Andrea Bartoli nel business case: “questa può essere aumentata migliorando il range e la banda, ma a partire da un utilizzo del territorio sicuramente più razionale e ottimizzato da una maggiore apertura del mercato anche a operatori locali a cui affittare porzioni di rete facendo aumentare gli accessi e facendo così crescere la copertura con il proliferare di base station“.
Per Siemens Home Communication, Marc Achhammer indica nel product portfolio la strada più breve per giungere a un ecosistema integrato: ” a partire da un vasto e articolato ventaglio di scelta voice, cordless, BB, home media, VoIP, DSL, WiMax, etc,; prodotti business e residenziali adatti a tutti gli ambienti, indoor e outdoor connectivity, a cui si aggiunge uno scenario rurale ancora da valutare per potenzialità economiche”.
“Qui infatti“, prosegue Achhammer, “ci sono vaste possibilità commerciali e tecnologiche, con una gestione remota di assistenza a tutti i devices che abbiamo elencato, perché l’utente non sempre conosce la gateway e non sempre conosce il funzionamento del sistema, ecco perché è necessario un sistema di backend a cui agganciare gli home devices“.
Un modello che anche Hollstrom aveva definito di ‘rich internet’ per l’ampia gamma di dispositivi internet multiple players (video, mail, voice, chat, etc,). Un sistema compatibile con tutto, teso alla connessione continua, alla navigazione sempre possibile, all’always on. Ovviamente nel segno di una sostenibilità ambientale di basso impatto, soprattutto parlando di base station, di ripetitori di onde, che nel Network Planning Approach Enrico Lorenzon pone chiaramente come obiettivo primario: “con base station non invasive, che contribuiscano alla riduzione dell’emissione di CO2 nell’aria grazie a un sistema di produzione di energia elettrica da fonti di energie alternative, di ridotte dimensioni e di materiali in regola con le direttive RoHS, adattabili ad ogni zona con un impatto ambientale davvero minimo anche grazie a soluzioni creative di camouflage solutions come nei parchi o nei centri storici facendo di questo modello di implementazione e nella ricerca dell’allocazione della base station anche un punto d’incontro con il consumatore e con l’istituzione locale“.
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