Unione Europea
Il Parlamento europeo, nella sua prima audizione pubblica sulla riforma del quadro normativo del settore delle comunicazioni elettroniche, ha espresso una serie di dubbi riguardo i maggiori elementi delle proposte elaborate dal Commissario Viviane Reding.
Alcuni parlamentari, ad esempio, hanno messo in discussione la necessità e i vantaggi economici legati alla separazione funzionale delle reti tlc e hanno espresso forti dubbi sulla creazione di una Authority europea che andrebbe ad aumentare troppo i poteri in mano alla Commissione.
“L’industria telecom – ha dichiarato Angelika Niebler (EPP-ED, DE) – è in generale soddisfatta del suo assetto regolatorio”
Alla luce dello sviluppo raggiunto dal settore delle comunicazioni in Europa, servono dunque secondo la Niebler, “solo pochi aggiustamenti”.
Il punto più controverso riguarda la creazione della Electronic Communications Market Authority, che secondo il piano della Reding si baserà sulle competenze delle autorità nazionali, funzionando in maniera simile all’Agenzia europea per i medicamenti, consentendo cioè una reale partnership tra i regolatori e la Commissione.
Secondo i detrattori della proposta, tuttavia,
Un ulteriore problema riguarda poi la garanzia d’indipendenza della nuova agenzia.
“Chi se ne occuperà”? si chiede l’europarlamentare Pilar del Castillo (EPP-ED, ES), mentre Catherine Trautmann (PES, FR) ha chiesto maggiori chiarimenti su come la Commissione intende affrontare i possibili conflitti di competenza tra i regolatori nazionali e
“Non sono sicuro che la nuova agenzia riuscirà a chiudere due specie diverse in una gabbia”, ha dichiarato quindi Alexander Alvaro (ALDE, DE), riferendosi al fatto che
Le preoccupazioni di Alvaro riguardo “l’aumento dei poteri in mano alla Commissione” sono state condivise anche Francisca Pleguezuelos (PES, ES), secondo cui “…si sta rompendo l’equilibrio con gli Stati membri. Dare nuovi poteri alla Commissione causerà solo più problemi”.
L’importanza delle decisioni prese a livello Ue è stata invece sottolineata da Fabio Colasanti, Direttore Generale DG Società dell’informazione e Media, secondo cui
In merito ai dubbi relativi al rapporto costi/benefici della separazione funzionale, Colasanti ha spiegato che “la misura cerca di raggiungere l’equivalenza nell’accesso”, sottolineando che “…la separazione funzionale è già prevista dall’attuale framework” e che la Commissione vuole semplicemente “ristabilire la parità delle opportunità”.
Uno studio presentato recentemente alla Commissione Industria è stato infine critico verso la proposta di riforma dello spettro radio, una sorta di “New Deal” volto a incoraggiare gli investimenti in nuove infrastrutture e assicurare “l’accesso alla banda larga per tutti”.
Per ridurre il digital divide, la Ue intende infatti garantire una migliore gestione dello spettro radio e, approfittando del cosiddetto ‘dividendo digitale’, rendere disponibile lo spettro per i servizi senza filo a banda larga nelle regioni in cui la costruzione di una nuova infrastruttura in fibra ottica sarebbe troppo costosa.
Secondo lo studio, la proposta di riforma dello spettro presenta molti punti condivisibili ma anche molte lacune, soprattutto per quel che riguarda gli obiettivi e la concreta attuazione delle proposte.
La Commissione ha adottato il pacchetto di riforme del settore delle comunicazioni a novembre dello scorso anno.
Il pacchetto – che dovrà passare al vaglio del Parlamento e del Consiglio dei Ministri Ue – modificherà sostanzialmente le norme del settore adottate nel 2002 e dovrebbe diventare legge dalla fine del 2009.
La Commissione industria terrà altre audizioni il prossimo 27 febbraio, in vista del Telecommunications Council che si terrà il prossimo 12 giugno.