Europa
La pedofilia online è un crimine prevalentemente europeo. L’amara conferma arriva dall’ultimo rapporto presentato da Telefono Arcobaleno, l’Associazione che da 12 anni lotta al fianco delle polizie nazionali e internazionali contro la pedofilia e la pedopornografia in internet.
Il rapporto sulla pedofilia on line analizza i trend relativi all’ultimo quinquennio 2003/2007 e i risultati non sono molto lusinghieri per il Vecchio Continente, le cui istituzioni si battono da anni per tentare di debellare l’abominio rappresentato dallo sfruttamento e dagli abusi sessuali contro i minori.
Il rapporto rappresenta la dinamica quantitativa e qualitativa della pedofilia on line, una mappatura aggiornata della complessa e stratificata comunità pedofila in ogni sua articolazione.
La Rete, infatti, ha assunto negli ultimi anni un ruolo di non poco conto, garantendo l’anonimato dei pedofili – spesso coperti da vere e proprie associazioni criminali – e fornendo una ‘piazza’ di scambio praticamente senza limiti e confini.
Solo nell’ultimo anno, sono state oltre 3 mila al mese le segnalazioni di Telefono Arcobaleno, con punte di oltre 300 in un solo giorno. Particolarmente aggressiva è risultata la presenza, nel 2007, di più di 7000 siti legati al pedobusiness.
I dati presenti nel rapporto lasciano poco spazio ai dubbi: sono i Paesi europei, purtroppo, i maggiori consumatori di materiali pedofili online (il 61% del totale, secondo Telefono Arcobaleno); è di razza europea il 92% dei bambini sfruttati; sono situati in territorio europeo (prevalentemente in Germania e Olanda) l’86% dei materiali pedofili rilevati in rete e il 52% dei siti internet legati al pedobusiness.
Il pedobusiness, rileva il rapporto, cresce in misura più che proporzionale rispetto alla pedofilia on line, “indice del terribile meccanismo economico di produzione/offerta/consumo che alimenta il circuito perverso e criminale della domanda di nuovi materiali e della loro produzione e distribuzione”.
La fascia di età dei bambini maggiormente coinvolti va dai 7 ai 14 anni, anche se, sottolinea Telefono Arcobaleno, “purtroppo, è in aumento l’offerta di materiali pedopornografici con immagini di bimbi anche molto piccoli”.
Sempre più subdoli, inoltre, sono i sistemi di promozione dei siti legati al pedobusiness, dal momento che si registra una sempre maggior epresenza in rete di “masked files“, ovvero i filmati o le serie di foto in file compressi, dissimulati e protetti, pubblicati nei moltissimi e multiformi servizi di storage presenti in internet (prevalentemente tedeschi) e resi noti in un passaparola virtuale a sua volta protetto e nascosto.
La promozione dei siti pedofili contamina inoltre sempre più spazi e servizi internet del tutto estranei e ignari, anche appartenenti a aziende e istituzioni, così come si moltiplicano gli episodi di contraffazione di marchi commerciali prestigiosi e noti.
Le aziende italiane sono spesso vittime inconsapevoli di questo fenomeno: in base ai dati contenuti nel rapporto, su 620 perquisizioni effettuate negli ultimi anni nel nostro Paese dal Nucleo Investigativo Telematico (N.I.T), su segnalazione di Telefono Arcobaleno, il 10% ha interessato imprese di medie e grandi dimensioni, implicate inconsapevolmente nello scambio illegale di file a carattere pedopornografico.
Preoccupa ulteriormente, inoltre, il fatto che il nostro Paese, che pure non ospita più siti a carattere pedopornografico, risulta tra i Paesi maggiormente coinvolti sul fronte della domanda e quindi della fruizione e dell’acquisto di materiali illegali.
Una nota positiva, conclude il presidente di Telefono Arcobaleno Giovanni Arena, “è che Telefono Arcobaleno nell’anno appena passato, ha ottenuto, con la sua attività di contrasto, una percentuale di chiusura dei siti segnalati del 99,01%, abbattendo la percentuale di ‘siti pedofili resistenti’ o critici dal 3,8% del 2003 allo 0,99% del 2007″ .
Il rapporto completo relativo alla mappatura del fenomeno pedofilo in rete nel quinquennio 2003-2007 è disponibile sul sito di Telefono Arcobaleno