Italia
Il Tar del Lazio ha confermato le multe inflitte lo scorso agosto dall’Antitrust a Telecom Italia e Wind, che dovranno quindi pagare complessivamente 22 milioni di euro (20 milioni Telecom e 2 Wind) per aver abusato della loro posizione dominante nei rispettivi mercati all’ingrosso dei servizi di terminazione, in violazione dell’art. 82 del Trattato CE.
La sanzione era stata inflitta ad agosto dall’Autorità garante per la concorrenza e il mercato (Agcm). Le due società avevano deciso di fare ricorso al tribunale amministrativo, che però ha respinto le loro motivazioni.
Secondo il parere allora fornito dall’Antitrust, le due aziende – Telecom Italia a partire dal 1999, Wind dal 2001 – avrebbero messo in atto pratiche volte a discriminare i concorrenti, applicando alle proprie divisioni commerciali “condizioni tecniche ed economiche per la terminazione delle chiamate fisso-mobile più vantaggiose di quelle rispetto a quelle offerte agli altri operatori”, con la volontà di escludere questi ultimi “sia dai mercati all’ingrosso dei servizi di terminazione, sia dal mercato al dettaglio dei servizi fisso-mobile per la clientela business”.
Così facendo, sottolineava l’antitrust, i due operatori “hanno eliminato qualsiasi forma alternativa di approvvigionamento di terminazione all’ingrosso per i propri concorrenti ed hanno così impedito agli operatori alternativi di formulare offerte fisso-mobili al dettaglio alla clientela aziendale in concorrenza con le proprie”.
Particolarmente grave la condotta di Telecom che, a partire dal 1999, ha sfruttato la propria posizione dominante non solo nel mercato a monte dell’offerta di servizi di terminazione sulla propria rete, ma anche nel mercato a valle dell’offerta di servizi fisso-mobile all’utenza aziendale per mantenere e rafforzare la propria posizione di dominanza.
La multa da 20 milioni di euro comminata a Telecom è stata inoltre maggiorata in quanto la società era recidiva, essendo già stata oggetto di provvedimenti comprovanti la sua posizione dominante in tutti i mercati italiani della comunicazione.
Più ‘leggera’ l’infrazione di Wind che, in base a quanto rilevato dall’Antitrust, “pur essendo il secondo operatore nel mercato, detiene una quota di gran lunga inferiore a quella del gruppo Telecom”.