Conservazione dati: il Garante riscontra violazioni da parte di tutti gli operatori mobili e impone la cancellazione delle informazioni

di Alessandra Talarico |

Gli operatori hanno due mesi per cancellare i dati raccolti illecitamente.

Italia


Dati Wireless

L’Autorità garante per la privacy è intervenuta ancora una volta sul tema della conservazione dei dati del traffico telefonico e internet, con una serie di provvedimenti volti a tutelare la riservatezza delle informazioni relative alla navigazione e all’uso dei motori di ricerca.

 

Nel corso dell’attività ispettiva effettuata anche nell’ultimo anno per verificare il rispetto, da parte degli operatori mobili italiani, del Codice privacy e delle prescrizioni impartite nel dicembre 2005, il Garante ha infatti riscontrato molte violazioni alle misure di sicurezza oltre che una mole di dati sulla navigazione in internet indebitamente collezionati.

Per quanto riguarda, in particolare, tutti gli utenti che usufruiscono dei servizi di accesso alla rete mobile con tecnologia cellulare, è stata riscontrata da parte di tutti gli operatori mobili la “conservazione, in qualsiasi forma e grado di dettaglio, di informazioni sui siti visitati dagli utenti”.

Il Garante ha quindi “imposto la cancellazione di questi dati, i quali talvolta comprendevano perfino le interrogazioni ai motori di ricerca effettuate dagli utenti”.

 

Telecom Italia, Vodafone e H3G, dovranno dunque cancellare tutte le informazioni, illegittimamente conservate, relative ai siti visitati dagli utenti. Vodafone, H3G e Wind dovranno inoltre adottare specifiche misure tecniche per la messa in sicurezza dei dati personali conservati a fini di giustizia.

 

A Telecom Italia è stato poi vietato l’uso di sistemi informatici (proxy server), “non necessari né per l’instradamento della comunicazione né per la fatturazione, che interponendosi tra l’utente e i siti consentono una ingente raccolta di dati relativi alle connessioni effettuate nel corso della navigazione”.

 

A Vodafone, Wind e H3G sono state invece impartite anche una serie di disposizioni relative sia al rispetto delle misure di sicurezza dei dati, sia all’adozione di sistemi tecnologici richiesti dal provvedimento del Garante del dicembre 2005, sia in relazione alle ulteriori criticità rilevate nel corso delle ispezioni.

 

Il tema della conservazione dei dati del traffico telefonico e internet, oltre a essere al centro del dibattito europarlamentare, è stato oggetto di una recente lettera con la quale il Garante invitava il Presidente della Camera Fausto Bertinotti e il Ministro delle politiche comunitarie Emma Bonino a recepire con urgenza le direttive comunitarie in materia.

 

Secondo le disposizioni Ue, infatti, i dati relativi al traffico telefonico e alle comunicazioni via internet devono essere conservati per un periodo da  6 a 24 mesi. La cosiddetta “direttiva Frattini”, che dà alle autorità nazionali competenti la facoltà di avere accesso al traffico e ai dati telefonici e internet di presunti criminali, non riguarda comunque i contenuti delle comunicazioni e prevede il diritto al risarcimento in caso di abusi per un trattamento illecito dei dati.

 

L’Italia, però, non ha ancora recepito la direttiva adottata a febbraio 2006 e permette la conservazione dei dati per otto anni per i dati di traffico telefonico e a 3 per quelli telematici.

Il decreto è stato per fortuna limitato nel tempo –  valido fino a dicembre del 2007 è stato comunque esteso di un anno  – ma c’era, secondo il Garante, chi voleva estenderlo ulteriormente, con la scusa di prevenire o reprimere atti terroristici.

 

I nuovi provvedimenti, ha sottolineato il Garante, “affermano un principio innovativo e importante: va tutelata la riservatezza anche della navigazione in Internet e dell’uso dei motori di ricerca”.

I gestori, insomma, dovrebbero conservare esclusivamente i dati essenziali per la fornitura e la fatturazione del servizio di connessione e non “i dati di traffico apparentemente ‘esterni’ alla comunicazione” come i siti visitati, le ricerche effettuate, gli indirizzi IP.

Ma invece non è così, e nei loro database va a finire ogni tipo di informazione, anche quelle che permettono di risalire alle relazioni personali e sociali, al credo religioso, agli orientamenti politici, alle abitudini sessuali e allo stato di salute degli utenti.

 

“I gestori telefonici – conclude l’Authority – non possono dunque conservare questi dati, nemmeno per ragioni di giustizia. Entro due mesi queste informazioni dovranno ora scomparire. Viene in questo modo riaffermata l’estrema delicatezza delle visite e delle ricerche in Internet”.

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