Australia
Rupert Murdoch, negli ultimi tempi al centro dell’attenzione degli osservatori internazionali per gli sconvolgimenti che ha determinato sul mercato media Usa, dovrà fare i conti con un nuovo competitor, suo figlio Lachlan.
Partita che si giocherà in casa, proprio in Australia terra di origine del grande magnate.
Tra i due non è mai scorso buon sangue, tant è che nel 2005 il primogenito trentaseienne di Murdoch ha lasciato ogni incarico operativo nell’azienda di famiglia, la News Corporation, pur rimanendo nel Consiglio d’amministrazione.
Una mossa in aperto contrasto col padre che, almeno per il momento, ha perso la speranza di vedere il figlio a capo del suo impero mediatico, che vale 70 miliardi di dollari.
Cresciuto a New York, con una laurea in Filosofia a Princeton, Murdoch Jr ha iniziato a lavorare in Australia ed è stato editore del New York Post, facendone lievitare la circolazione del 40%.
Adesso pare proprio che Lachlan voglia seguire per conto suo le orme del padre e ha deciso di lanciarsi nel settore con un’offerta da 3,3 miliardi di dollari australiani (2,9 miliardi di dollari americani) per acquisire il gruppo editoriale Consolidated Media Holdings (CMH).
Operazione che sta portando avanti affiancato da James Packer, anch’egli figlio di un business man Kerry Packer, che già detiene una quota del 38% della CMH.
Lachlan ha commentato: “…Conosco questo business davvero bene, ho gestito 35 stazioni televisive negli Usa e ho un background piuttosto solido nella stampa”.
L’offerta in azioni e contanti è pari a 4,80 dollari per azione, con un premio del 24,4% sull’ultimo prezzo scambiato da Consolidated prima che venisse sospesa in Borsa.
Per gli analisti si tratterebbe di un buon affare, visto che PBL è il secondo gruppo televisivo d’Australia e ha in mano asset come il 25% di Foxtel oltre al 50% di Premier Media Group, titolare dei canali sportivi di Fox.
Packer e Murdoch dovranno però fare i conti anche con le diffidenze di alcuni investitori, vista la precedente esperienza di One.Tel, il tlc finito poi in bancarotta nel 2001 con un buco di 600 milioni di dollari australiani.
Intanto Murdoch senior continua la propria corsa sul mercato americano. Dopo l’acquisto di Dow Jones, il magnate è impegnato nel risollevare le sorti del Wall Street Journal e nella diversificazione del gruppo.
Il tycoon australiano fa paura a molti e lo si capisce dalle partnership e alleanze che stanno fioccando negli Usa, rendendo dinamico il settore.
La prima mossa è stata quella dell’accordo stipulato tra il New York Times e il canale Cnbc.
Grazie a Dow Jones la conglomerata di Murdoch può sfruttare le competenze finanziarie del WSJ per migliorare la qualità dei programmi di Fox Business Network e insidiare così il primato di Cnbc nel campo dell’informazione economica.
Il nuova canale Fox sfida la Cnbc sul suo stesso terreno, ed è chiaro che le possibili sinergie con il Wall Street Journal la trasformano in un avversario ancora più temibile, che il prestigio delle firme del NYT potranno forse contrastare più efficacemente.
Questo spiega anche perché il noto giornale americano ha stretto una forte alleanza con la Cnbc.
Il progetto consentirà alle due società di condividere, in parte, la loro offerta di editoriali e programmi televisivi.
Il NYT trasmetterà nella sua pagina online alcuni video realizzati da Cnbc, mentre l’emittente specializzata nel settore finanziario potrà ospitare nelle sue trasmissioni una serie di editoriali firmati dal quotidiano.
Un’altra mossa l’ha fatta la Disney. Pare, anche se le indiscrezioni non hanno ancora trovato conferma, che ci sia stato un avvicinamento ad Apple.
Bob Iger, presidente e CEO della Walt Disney, in una recente intervista ha infatti commentato: “…La trasformazione del nostro settore è talmente veloce da imporre un adeguamento costante delle strategie all’evoluzione del processo di convergenza tra i media”.
Il riferimento vai poi a Murdoch che, per il presidente, “…è il più grande di tutti (…) Ciò detto, Murdoch è per noi la vera sfida: il suo è un gruppo integrato e mondiale. E grazie alla piattaforma Sky, in Europa ha una forza d’urto imbattibile sul mercato dei diritti televisivi in campo sportivo. Ha praticamente un monopolio. In ogni caso, penso che il mondo dei media abbia oggi due personaggi chiave: Steve Jobs per la creatività tecnologica e Rupert Murdoch per la visione strategica nell’evoluzione del mercato”.
Chi sarà il prossimo a muovere la pedina sulla scacchiera del mercato media? Lo sapremo presto.