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Nokia: cresce il malcontento politico per la chiusura di Bochum, ma la Ue promette ‘Aiuteremo i lavoratori’

Germania


Anche se la Commissione europea ha promesso che aiuterà i lavoratori che perderanno il posto, non si placano le polemiche in Germania dopo l’annuncio che Nokia chiuderà lo stabilimento di Bochum – che impiega circa 2.300 persone – per trasferire la produzione in Romania, dove il costo del lavoro è 10 volte più basso.


“Posso capire lo shock dei lavoratori di Bochum – ha dichiarato il vicepresidente della Commissione Ue, Josè Manuel BarrosoEd è perchè sappiamo quanto sia difficile questa trasformazione che abbiamo mobilitato i nostri fondi, così che gli Stati non debbano assorbire da soli questi cambiamenti”.

 

E mentre si moltiplicano gli appelli al boicottaggio dei telefonini del produttore finlandese, soprattutto nella classe politica, una grande manifestazione è stata organizzata per martedì in un clima di forte tensione che ricorda amaramente l’ottobre del 2004, quando sempre la stessa regione fu toccata dall’annuncio della chiusura dello stabilimento Opel da parte di General Motors, che avvenne poi puntualmente nel marzo del 2005.

 

Una condanna trasversale, quella che arriva dal mondo politico tedesco all’indirizzo di Nokia: dal socialdemocratico Kurt Beck che tuona “…per quel che mi riguarda, nessun telefonino Nokia entrerà più nella mia casa”, al cristiano-sociale Horst Seehofer, ministro per la protezione dei consumatori, che estende la minaccia di divieto di ingresso a tutto il suo ministero.

E anche lo stesso cancelliere Angela Merkel, in attesa di ‘nuove informazioni’ sui motivi della chiusura, giudica l’idea del boicottaggio “assolutamente comprensibile”, mentre il ministro delle finanze Peer Steinbrück se la prende con quello che definisce il “capitalismo carovana”, in cui le imprese passano da un paese all’altro senza troppi scrupoli verso i lavoratori.

 

Steinbrück ritiene comunque il salvataggio dello stabilimento un’ipotesi del tutto improbabile: “…non si devono alimentare false speranze”, ha dichiarato. E anche i sindacati sono prudenti, in previsione dell’inizio delle negoziazioni col gruppo sul piano sociale.

 

Quanto alle accuse di aver ricevuto finanziamenti per oltre 80 milioni di euro per lo stabilimento, ma di aver interrotto i progetti di ricerca sovvenzionati, la società ribadisce di aver rispettato pienamente gli impegni presi col governo tedesco.

 

Il malcontento contro la decisione di Nokia investe comunque tutto il Paese, che se la prende con un modello di mondializzazione in cui le imprese preferiscono domiciliarsi nei paesi dove il costo del lavoro è molto basso.

L’ex ministro del Lavoro, Franz Müntefering, già nel 2005 si era lanciato in una dura campagna contro ‘le orde di cavallette’ – ossia i fondi d’investimento – che compravano aziende tedesche per poi smantellarle subito dopo.

 

E dire che secondo gli economisti, la Germania – primo paese al mondo per esportazioni – è uno dei paesi occidentali che più hanno guadagnato da questo modello economico.

“La decisione non è nient’affatto sorprendente”, ha dichiarato Christoph Schmidt, presidente del Rhine-Westphalia Institute for Economic Research (RWI Essen).

“Era solo questione di tempo prima che succedesse – ha aggiunto Schmidt – E’ un processo di assestamento doloroso ma necessario per la Germania”.

 

Come ha sottolineato anche Christian Dreger del German Institute for Economic Research, “La maggior parte dei produttori tessili hanno lasciato la Germania per trasferirsi nell’est Europa e in altri posti nel corso degli anni ’90. La decisione di Nokia è quindi comprensibile”.

 

Secondo Nokia, il costo del lavoro in Romania è 10 volte più basso rispetto alla Germania, ma in base ai dati della Commissione europea il gap è anche superiore: in media, i costi del lavoro in Germania raggiungono infatti 32 euro all’ora, contro i 2,45 euro della Romania.

 

Diversi giornalisti, nel corso di questo fine settimana, hanno puntato il dito invece contro gli appelli al boicottaggio, definiti ‘populisti’, per il fatto che arrivano a meno di una settimana da due importanti appuntamenti elettorali in Alta e Bassa Sassonia.

 

“Il mondo politico – scrive l’editorialista del quotidiano Süddeutsche Zeitung – si sta presentando come l’avvocato della gente comune di fronte ai mostri della mondializzazione selvaggia. Si tratta di un colpo di teatro? Può darsi, ma il teatro appartiene alla politica da quando essa esiste”.

 

Ma i danni all’immagine, quelli per Nokia ci saranno: secondo l’Istituto tedesco per la valutazione dei marchi, “le ripercussioni negative sull’immagine della Nokia saranno superiori al guadagno di produttività” legato al trasferimento dello stabilimento di Bochum in Romania.

Il direttore dell’Istituto prevede un calo del fatturato in Germania nell’ordine del 10-15%, mentre il Commissario Ue all’industria, Guenter Verheugen fa sapere che questo caso potrebbe portare la Commissione a ripensare i dispositivi sugli aiuti di Stato alle imprese.

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