Italia
L’invito a riflettere sulla possibile eliminazione della pubblicità dalla Tv pubblica del presidente francese Nicolas Sarkozy ha aperto una discussione ampia e interessante che sta coinvolgendo non solo i nostri cugini d’oltralpe, ma arriva direttamente anche in Italia dove da mesi si dibatte sulla riforma del servizio pubblico radioTv.
La proposta di Sarko ha trovato subito un sostenitore d’eccezione nel Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, per il quale l’invito del presidente “va nella giusta direzione” e sarebbe giusto dargli seguito.
Più dettagliatamente, nella sua conferenza stampa del 2008, tra le altre cose Sarkozy ha detto senza mezzi termini che la riforma del mondo dell’etere dovrebbe passare attraverso “la soppressione totale della pubblicità sulle reti pubbliche” e la profonda revisione del “capitolato della televisione pubblica“.
A fronte della mancanza degli introiti pubblicitari la Tv di Stato dovrebbe essere finanziata da “una tassa sui maggiori ricavi pubblicitari delle reti private” e da un’altra tassa “infinitesimale sul fatturato dei nuovi mezzi di comunicazione, come l’accesso a Internet o la telefonia mobile”.
Queste parole sono arrivate proprio mentre la Francia si prepara a un cambiamento delle leggi che regolano l’emittenza per facilitare l’emergere di maggiori gruppi media nazionali che potrebbero competere con i big delle telecomunicazioni e i giganti di Internet.
L’annuncio ha subito fatto salire le azioni delle principali emittenti commerciali francesi, con TF1 e M6 che hanno registrato il più consistente guadagno in un solo giorno dallo scorso 9 ottobre. Sono salite anche le azioni della società Bouygues, legata a TF1.
Il presidente ha inoltre fatto sapere che non finanzierà più l’edizione inglese dei notiziari di France 24. La ragione è quella di evitare che vengano usati soldi dei contribuenti per finanziare canali che non parlano francese.
Posizione chiaramente differente da quella del predecessore Jaques Chirac che nel dicembre 2006 era invece apparso ben lieto del lancio della nuova versione di France 24.
Sulla pubblicità, si trova d’accordo Gentiloni che ha commentato: “La Tv pubblica deve differenziarsi da quella commerciale, se vuole mantenere le ragioni della propria esistenza. E differenziarsi è una pia illusione se c’è un eccesso di dipendenza dalla pubblicità”.
“Tra i maggiori sistemi televisivi europei ci sono delle belle differenze, e nessuno può pensare di cancellarle. La Rai – ha spiegato il Ministro – è la Tv pubblica con maggiori ascolti e il maggior numero di reti generaliste; ed è anche quella con più pubblicità. La Bbc non ha pubblicità; nelle due reti pubbliche tedesche la presenza pubblicitaria è marginale. La Tv pubblica francese è, dopo la Rai, quella che più dipende dalla pubblicità (il finanziamento pubblico copre circa il 60%, contro il 50% della Rai). Per Sarkozy avere tanti spot non è un vantaggio per le reti pubbliche, e credo abbia ragione”.
“Vedremo le risposte francesi al problema – ha concluso Gentiloni – Da noi, la riduzione del peso della pubblicità almeno in due delle reti Rai è tra i compiti della Fondazione su cui si discute in Senato. Un obiettivo da collegarsi al tetto antitrust alla raccolta pubblicitaria (altrimenti, in regime di duopolio, la riduzione della pubblicità Rai avrebbe un beneficiario unico) e alla prossima introduzione dell’indice di qualità dei programmi Rai, per evitare che ascolti e relativi contatti pubblicitari siano l’unico criterio di scelta della programmazione della Tv pubblica”.
La proposta di Sarko non ha raccolto il consenso di tutti. Dal mondo politico un sì meno entusiastico arriva dal Pd (Brutti, Villari, Cuillo) che chiede una rapida approvazione del ddl Gentiloni all’esame del Senato, tenendo presente che – ha detto Paolo Brutti, della Commissione di vigilanza Rai – “…il sistema televisivo del nostro Paese è molto diverso da quello francese e, ovviamente, servirebbe una taratura diversa di questa proposta, conciliando eventualmente la fiscalità mirata col mantenimento di una quota di finanziamento da canone”.
Da Rifondazione comunista, Sergio Bellucci, responsabile Comunicazione del partito, ha sottolineato che bisogna “…evitare il rischio di trasformare la Rai in un servizio marginale, autoreferenziale e privo di qualunque rapporto con la dimensione dell’ascolto e della qualità”.
Per quanto riguarda il centrodestra, Giorgio Jannone (Fi) ha dichiarato che Sarkozy ha evidenziato un aspetto sul quale bisogna riflettere: “…la Rai oggi svolge sempre meno il ruolo di pubblico servizio e opera in un regime di concorrenza sleale con le televisioni private, raccogliendo pubblicità pur usufruendo di un cospicuo canone”.
Benedetto della Vedova, dei Riformatori liberali e deputato di Fi, plaude al presidente francese ma esclude che il suo ‘modello’ sia esportabile in Italia. Meglio, quindi, privatizzare la Rai e “affidare le funzioni di servizio pubblico (poche e qualificate) agli operatori privati, secondo un modello concorsuale che preveda la messa all’asta dei servizi finanziati dal canone”.
Non sembra invece molto convinto l’ex Ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri (An).
“…Il rischio di questa ipotesi – ha detto – è che possa ingenerare un aumento del costo dei prodotti. Se la pubblicità sulle televisioni commerciali costasse di più, alla fine sarebbero i consumatori a essere penalizzati”.
Dubbi anche al settimo piano di Viale Mazzini, dove il consigliere Rai Carlo Rognoni, pur condividendo che la pubblicità trasmessa è troppa, ha affermato che “…pensare di eliminarla tutta mi sembra un’esagerazione. Se la togliessimo tutta avremmo una Tv pubblica più povera nelle casse e nell’offerta“. Quindi, se “…vogliamo ridurla, aumentiamo il canone, come avviene praticamente in tutta Europa”.
Intanto domani riparte al Senato, con una seduta fiume della commissione Lavori pubblici convocata dalle 9.30 alle 18, l’iter del disegno di legge di riforma della Rai firmato dal Ministro Gentiloni.
Dopo settimane di attesa e di stallo, i lavori della commissione entreranno nel vivo con l’avvio del voto sugli oltre 1.400 emendamenti (1.280 dei quali presentati da Forza Italia). Prima della pausa natalizia, l’attesa per il necessario parere della commissione Affari costituzionali sul ddl (arrivato il 13 dicembre, a ridosso del ritorno della Finanziaria a Palazzo Madama) aveva impedito l’inizio del voto, ma non l’esame e la discussione degli emendamenti fino all’articolo 5, per i quali sono stati anche espressi i pareri di governo e relatore. Dopo le festività, la prima seduta utile della Lavori pubblici – convocata ad hoc – sarà quindi tutta dedicata alla riforma della Rai, con l’evidente intento di accelerarne l’esame: la sospensione delle attività dell’Aula dà infatti alla commissione la possibilità di dedicarsi ad oltranza, nella giornata di giovedì, al provvedimento.
Leggi anche l’intervista a Francesco Siliato, partner di Studio Frasi e docente al Politecnico di Milano: