Aumento canone Rai: monta la polemica. Gasparri, ‘Stipendi non in linea con il tasso di inflazione’. La soluzione è privatizzare?

di Raffaella Natale |

Maurizio Gasparri: 'L'aumento del canone Rai è in linea con il tasso d'inflazione? Peccato che non lo siano gli stipendi degli italiani, le cui tredicesime sono state ulteriormente tassate'. 

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Continua a inasprirsi la polemica sul deciso aumento del canone Rai, che passa dagli attuali 104 a 106 euro. A intervenire sull’argomento questa volta è Mario Landolfi, presidente della Commissione di vigilanza, che ha dichiarato: “Qualsiasi aumento del canone Rai, a prescindere dalla sua effettiva consistenza, è percepito come un’ingiusta vessazione almeno fino a quando i cittadini-utenti-contribuenti non saranno messi in condizione di distinguere i programmi televisivi che finanziano direttamente con i propri soldi da quelli finanziati dalla pubblicità”.

Il presidente ha, quindi, fatto sapere che “…in sede di approvazione del contratto di servizio, la Commissione di vigilanza, su mia iniziativa, aveva deciso di introdurre sugli schermi Rai il bollino del servizio pubblico. Irresponsabilmente, zelanti operai dell’undicesima ora, da individuare nella Rai e nel ministero delle Comunicazioni e non certo nelle Sacre Scritture, si sono incaricati di vanificare questo elementare principio di trasparenza e di responsabilità editoriale”.

 

Sulla stessa linea di Landolfi è Egidio Pedrini, membro della Commissione di vigilanza e Segretario della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera, che ha detto senza mezzi termini che “il canone va abolito“.

“…Come si fa ad essere d’accordo con un aumento del canone a fronte di una programmazione di servizio pubblico che viene mortificata da contenuti non certo all’altezza del ruolo di servizio pubblico cui è chiamata l’Azienda di Stato? Dobbiamo decidere se la Rai è pubblica o privata, se è pubblica sappia operare nell’ambito del contratto di servizio con lo Stato e fornisca ai cittadini contenuti di qualità, se è privata trasmetta pure i programmi che vuole ma non chieda allo Stato di legittimare una tassa che oggi è ingiusta”.

Per Pedrini, prima di decidere questo aumento il Ministro Gentiloni avrebbe dovuto “…tenere nella giusta considerazione le delibere della Commissione di vigilanza Rai che non solo ha sfiduciato vertici della Rai ma nel corso delle audizioni svolte con il direttore generale Cappon, molti esponenti sia di maggioranza che di opposizione hanno espresso dubbi sull’opportunità di un aumento del canone”.

 

Maurizio Gasparri (An), ex Ministro delle Comunicazioni e autore della legge di riforma del sistema radioTv che verrà sostituita da quella Gentiloni, ha commentato “….L’aumento del canone Rai è in linea con il tasso d’inflazione? Peccato che non lo siano gli stipendi degli italiani, le cui tredicesime sono state ulteriormente tassate mentre in arrivo per gennaio sono previsti aumenti dei prezzi dei beni primari tanto che i sindacati non hanno escluso il ricorso allo sciopero generale”.

“…La realtà è un’altra. Il centrodestra – ha sottolineato – ha mantenuto invariato il canone perché la Rai aveva i bilanci in attivo. Ora la situazione è precipitata sotto troppi profili, anche a causa delle velleità lottizzatorie del governo, giustamente fallite, che hanno solo paralizzato i lavori del Cda. Non resta che una soluzione: attuare la legge vigente con la quotazione in Borsa della Rai e la sua parziale ma progressiva privatizzazione che non privi l’azienda della sua vocazione di servizio pubblico”.

 

Contro l’aumento di due euro sono insorte anche le associazioni consumatori. L’Aiart (Associazione Italiana Ascoltatori Radio Telespettatori) ha precisato: “…Un incremento modesto, ma la scarsa qualità dei programmi non merita nemmeno questo“. Aggiungendo che “…di fronte al degrado dei programmi, di fronte ai conti dissestati, la dirigenza dell’emittenza pubblica doveva avere il buon gusto di non chiedere l’adeguamento del canone”.

 

Il Codacons ha già preannunciato un ricorso al Tar del Lazio per sospendere il decreto firmato dal Ministro delle Comunicazioni.

“Non capiamo come si possa concedere alla Rai un aumento del canone quando la qualità della programmazione è deludente, quando gli sprechi sono eccessivi, quando i format vengono acquistati da società esterne pur possedendo la rete di Stato programmi che appaiono identici a quelli acquistati“, ha affermato Carlo Rienzi, Presidente Codacons.

 

Intanto il direttore generale, Claudio Cappon ha annunciato che non ci sono nomine in vista, neanche ad interim, per il Marketing strategico e per Rai Fiction: i rispettivi responsabili Deborah Bergamini, sospesa dall’azienda in via cautelare, e Agostino Saccà, che si è autosospeso, per ora non saranno sostituiti.

La vicenda è quella delle intercettazioni telefoniche pubblicate dal quotidiano La Repubblica dalle quali sarebbe emerso una sorta di accordo tra Rai e Mediaset per la gestione dei palinsesti.

“…L’eventuale sostituzione dei dirigenti sospesi – ha spiegato Cappon – avverrà alla fine del processo di accertamento dei fatti che è in corso. Le strutture aziendali sono infatti perfettamente in grado di gestire in via transitoria la situazione”.

Nelle indagini interne la Rai sarà inflessibile: i criteri adottati, ha ribadito Cappon, sono “massima trasparenza“, “procedure rigorose” e, “se è il caso, provvedimenti rapidi a tutela dell’interesse e dell’immagine dell’azienda“.

 

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