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Ma il Wi-Fi è davvero pericoloso per la salute?
La domanda nasce spontanea dopo la notizia che l’amministrazione comunale della città di Parigi ha deciso di sospendere i collegamenti Wi-Fi in 4 biblioteche comunali a causa dei diversi disturbi – mal di testa, vertigini e dolori muscolari – accusati dal personale dopo l’installazione delle reti.
I ministeri francesi della Salute e dell’Ecologia avevano già richiesto a settembre uno Studio sui rischi sanitari legati ai campi elettromagnetici, in particolare le emissioni delle onde del Wi-Fi e dei telefoni cellulari.
La Ricerca è stata affidata all’Afsset (Agence française de sécurité sanitaire de l’environnement et du travail) e i risultati dovrebbero essere pubblicati per l’inizio del 2008.
La decisione fa seguito alle dichiarazioni di BioInitiative, un gruppo di scienziati americani, che ha pubblucato un Rapporto sulla nocività delle onde elettromagnetiche delle reti senza fili, ma la polemica, dopo la decisione di sospendere i servizi nelle biblioteche, è ancora più forte.
Diverse associazioni, rifacendosi ai risultati dello studio BioInitiative, denunciano infatti l’aumento dei casi di leucemie infantili, cancro al cervello e morbo d’Alzheimer, probabilmente legati, a parere dei ricercatori, all’inquinamento elettromagnetico.
E la Francia non è certo l’unico Paese a porsi il problema.
All’inizio del 2007, l’Associazione Medica Austriaca ha lanciato una campagna per vietare lo sviluppo di reti Wi-Fi nelle scuole, ritenendo che la tecnologia sia “pericolosa” per le persone sensibili e che “il numero di persone e i pericoli sono destinati a crescere”.
E così anche la Gran Bretagna si è mobilitata: la Stowe School, ad esempio, ha rimosso il Wi-Fi da parte dei suoi edifici poiché dopo l’installazione, un professore che insegnava lì da 28 anni aveva cominciato a sviluppare mal di testa e nausea, mentre la Professional Association of Teachers, che rappresenta 35 mila docenti in tutto il Paese, ha deciso di richiedere un’inchiesta ufficiale.
L’associazione ha espresso i suoi timori riguardo l’installazione di così tante reti wireless nelle scuole senza un’effettiva analisi delle possibili conseguenze a lungo termine. Per il presidente Philip Parkin, tuttavia, “le forti pressioni commerciali” potrebbero rappresentare un serio ostacolo a una valutazione obiettiva dei rischi.
Poco dopo BBC aveva rivelato in un’indagine che l’intensità del campo elettromagnetico nelle aule delle scuole britanniche era per tre volte superiore a quella delle antenne GSM, nonostante fossero situate a 100 metri di distanza dalle stesse scuole.
Il portavoce del sindaco di Parigi, Lionel Bordeaux, intanto, punta il dito contro le associazioni ambientaliste, accusate di montare volontariamente e arbitrariamente “una campagna che favorisce l’inquietudine e l’irrazionalità”.
Si tratta, rincara Bordeaux, di “associazioni estremiste e opportuniste…non c’è alcun elemento che lasci intendere con certezza che il Wi-Fi sia pericoloso per la salute”.
“Tutti i giorni – ha aggiunto – siamo esposti alle onde del Wi-Fi e il livello di esposizione nelle biblioteche è uguale che a casa. Se ci fossero pericoli avremmo tutti il mal di testa e sicuramente Orange non potrebbe installare la sua rete negli ospedali, come invece sta facendo”.
Ma allora, se non ci sono pericoli concreti, perché la sospensione del servizio?
Il sindaco motiva la decisione col fatto che alcuni dipendenti intendevano esercitare il proprio ‘droit de retrait‘, una sospensione del lavoro per motivi di sicurezza.
Meglio, dunque, sospendere il Wi-Fi che chiudere le biblioteche.
Non si sa comunque se la decisone toccherà anche le altre 50 biblioteche comunali di Parigi.
Anche l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (WHO) ha pubblicato un documento dal titolo “Campi elettromagnetici e salute pubblica” che affronta i rischi del Wi-Fi e delle altre onde.
La WHO tuttavia afferma in questo documento che non c’è una prova reale degli effetti nocivi del Wi-Fi sulla salute della popolazione che vive vicino a queste reti.
Secondo i risultati dello studio pubblicato a maggio del 2006, “…il solo effetto dei campi elettromagnetici a radiofrequenza notato è stato un aumento della temperatura corporea, legato però all’esposizione a campi di intensità molto elevata, che non sono replicati dall’industria a livello commerciale”.
In Italia, il ministero della Salute ha avviato presso il Centro Nazionale di Controllo delle Malattie (CCM), il progetto “Salute e campi elettromagnetici (CAMELET)”. Il progetto dalla durata triennale è realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità ed ha come obiettivo l’istituzione presso il CCM di una struttura per valutare i dati scientifici, la stima dei rischi sanitari e l’idonea informazione ai cittadini, tramite pubblicazioni e uno specifico sito web.