Audiovisivo e tasse: troppe le differenze tra Stati membri, la Ue ancora lontana dal mercato unico

di Raffaella Natale |

Unione Europea


Audiovisivo

Tasse per l’industria europea dell’audiovisivo e impatto del diritto Ue. Sono questi gli argomenti al centro dell’ultimo Rapporto The Impact of EC Law on the Taxation of the European Audiovisual Industry – pubblicato dall’European Audiovisual Observatory.

Il Report è stato redatto da un esperto del settore, Hasan Bermek, giurista del Consiglio d’Europa.

 

L’analisi comincia con una presentazione utile sul quadro giuridico europeo per il settore dell’audiovisivo.

Bermek evidenzia il grado di armonizzazione della legislazione fiscale raggiunto nella Ue, studiando le imposte indirette e quelle dirette.

E’ noto che la Commissione si sta sempre più interessando alla questione delle imposte dirette, visto che nel corso dei primi trenta anni di diritto comunitario, questo è stato uno dei principali ostacoli alla creazione del mercato interno.

Passando ai problemi fiscali, il Rapporto approfondisce la relazione tra il diritto comunitario in materia di concorrenza e i sistemi nazionali di sostegno al cinema e all’audiovisivo.

La Ricerca dimostra che gli aiuti di Stato elargiti sotto forma di incentivi fiscali potrebbero essere esentati dai divieti previsti dal Trattato CE quando riguardano i “prodotti culturali, le opere cinematografiche o audiovisive”.

 

L’autore indica che, secondo le cifre fornite dalla Commissione europea, “nel corso del periodo 2003-2005, gli esoneri fiscali hanno rappresentato quasi il 40% degli aiuti totali accordati in ambito Ue” e che gli incentivi fiscali sono in aumento.

 

Esaminando la relazione tra la regolamentazione comunitaria dell’IVA e il settore audiovisivo, il Rapporto considera anche il potere di cui dispone ogni Stato per applicare delle riduzioni ai tassi di IVA per alcuni comparti dell’industria di settore.

Nel rispetto delle disposizioni Ue che prevedono questi interventi di taglio solo per alcune categorie.

Ne risulta una situazione particolare nella quale “l’IVA applicata ai prodotti e i servizi audiovisivi è molto differente tra Stati membri“.

 

Inoltre, con l’adozione della Direttiva sull’IVA per il commercio elettronico, i servizi digitali non possono beneficiare del tasso ridotto. In pratica, questo significa che i servizi di video on demand, per esempio, non potranno godere del tasso ridotto mentre potranno farlo le entrate del cinema e i servizi televisivi.

 

Bermek si interessa anche alla questione della remunerazione transfrontaliera e della doppia tassazione, problemi centrali per il settore dell’audiovisivo.

Stando alla legislazione in vigore, gli Stati membri sono liberi di applicare le imposte dirette secondo il principio di residenza e della fonte (che riguarda la fonte delle entrate generate sul territorio di uno Stato).

Questa doppia tassazione può, per esempio, comprendere il versamento dei diritti d’autore.

 

Visto che si tratta di un campo nel quale gli Stati membri tendono a mantenere un alto livello di sovranità, non sono spronati a prendere misure per migliorare la situazione, eccetto la firma di trattati fiscali bilaterali che possono essere utilizzati come mezzi per evitare la doppia tassazione.

 

In conclusione, il Rapporto indica che “in materia fiscale, la Comunità è ancora lontana dall’offrire le condizioni necessarie per un mercato unico europeo dell’audiovisivo, paragonabile a quello americano”.

Bermek non prevede dei grossi cambiamenti per il prossimo futuro, visto che gli Stati contano di preservare la loro sovranità fiscale e che le modifiche della legislazione comunitaria necessitano di un voto unanime.

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