Europa
Il livello di penetrazione della banda larga in Europa occidentale continuerà a crescere a ritmo sostenuto nei prossimi anni, nonostante il rallentamento dell’adozione nella maggior parte dei mercati nazionali.
Lo dice una ricerca condotta da Forrester Research, secondo cui la banda larga raggiungerà nel 2013 il 71% delle famiglie europee, ossia circa 48 milioni di abitazioni.
Entro quella data, scompariranno o quasi i collegamenti dial-up, che rappresenteranno appena il 2% del totale, mentre salirà la percentuale di connessioni realizzate attraverso tecnologie diverse dal DSL, come WiMax o FTTH, che dovrebbero raggiungere una percentuale pari all’8%.
L’Italia avanza in questo contesto a marcia ridotta rispetto al resto dell’Europa, penalizzata dalla quasi totale assenza di tecnologie alternative.
Se quindi nel 2013 i Paesi più avanzati come l’Olanda,
La vera sfida che i provider si troveranno ad affrontare negli anni a venire, ha spiegato Forrester, non sarà tanto quella di conquistare nuovi clienti, quanto quella di evitare che quelli già acquisiti passino alla concorrenza, che si farà sempre più aggressiva.
Il livello di abbandono del vecchio provider in favore di uno più convincente crescerà nei prossimi anni dall’attuale 23% al 26%.
Secondo l’ultimo rapporto Eurostat, in Italia dispone di una connessione internet il 43% delle famiglie, rispetto al 40% del primo trimestre 2006, con una percentuale di connessioni a banda larga del 25%, rispetto al 16% di un anno prima.
A livello Ocse, l’Italia si colloca al ventunesimo posto della classifica, che vede ai primi posti in termini di penetrazione broadband la Danimarca (34,3 connessioni ogni 100 abitanti), i Paesi Bassi (33,5), la Svizzera (30,7), la Corea (29,9) la Norvegia (29,8), l’Islanda (29,8), la Finlandia (28,8) e la Svezia (28,6).
L’Italia paga lo scotto della mancanza di infrastrutture alternative al DSL: nel nostro Paese non esistono connessioni via cavo – che rappresentano invece il 12,7% del totale nei Paesi Bassi, il 9,7% in Danimarca, l’11,3% negli Stati Uniti – mentre la penetrazione della fibra ottica è ferma allo 0,4%, contro il 4,7% della Svezia, il 9,2% della Corea e il 7,6% del Giappone.
Il governo vorrebbe portare la penetrazione della banda larga al 100% entro il 2010, ma è essenziale che al raggiungimento di questo obiettivo collabori anche Telecom Italia, che risolto il nodo del riassetto, dovrebbe ricominciare a investire nelle infrastrutture.
Lo ha ribadito il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, che ha sottolineato come l’impegno pubblico c’è, “…ci sono molti quattrini per l’accesso alla banda larga anche nella Finanziaria”, ma è determinante anche “l’impegno della nostra principale azienda di telecomunicazioni” poiché “…non si fa la rete di accesso alla banda larga solo con investimenti pubblici o prevalentemente pubblici”.
Sul fronte del WiMax, l’asta per assegnare le licenze si terrà a fine gennaio e se non ci saranno nuovi ostacoli di sorta, le concessioni verranno rilasciate a inizio di febbraio.
Al ministero sono arrivate 48 domande di partecipazione per l’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze WiMax.
In lizza, tra i maggiori operatori attivi nel nostro Paese, Telecom Italia, Wind, Fastweb, BT Italia e Alcatel-Lucent. Vodafone eH3G hanno invece preferito restare fuori dalla corsa.
L’assegnazione delle licenze rispetterà il principio della neutralità tecnologica – non sono dunque previste limitazioni ai servizi che potranno essere offerti – mentre i diritti d’uso del WiMax avranno una durata di 15 anni rinnovabili.
“L’accesso mobile alla banda larga una grande opportunità per sviluppare nuovi servizi su internet” ha detto ancora il ministro Gentiloni, ribadendo che alla luce dei futuri sviluppi del settore “…si porrà un problema di regolamentazione per l’accesso disaggregato e le tariffe, visto che finora ci si è focalizzati sulle vicende della larga banda su rete fissa”.