Italia
Con l’avvio, da parte dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, dell’analisi dei mercati 1, 2, 11 e 12, prende il via l’iter che potrebbe portare alla separazione della rete Telecom.
Si tratta infatti di un passaggio obbligato per identificare eventuali ‘circostanze eccezionali’ e imporre all’operatore dominante imposizioni atte ad assicurare l’effettiva concorrenza sui mercati di accesso alla rete fissa, sulla base dell’art. 8 della “direttiva accesso” e l’art. 45 del Codice, che attribuiscono all’Autorità il potere di imporre all’operatore designato come detentore di un significativo potere di mercato gli obblighi previsti agli articoli da 9 a 13 della direttiva.
I mercati interessati dal procedimento istruttorio sono quelli dell’accesso disaggregato all’ingrosso (compreso l’accesso condiviso) alle reti e sottoreti, ai fini della fornitura di servizi a banda larga e vocali; dell’accesso a banda larga all’ingrosso; dell’accesso al dettaglio alla rete telefonica pubblica in postazione fissa per clienti residenziali e non residenziali;
L’Authority valuterà quindi il grado di concorrenza del mercato e l’eventuale sussistenza di operatori con significativo potere di mercato in ciascuno dei suddetti mercati e deciderà di revocare, mantenere o modificare gli obblighi esistenti.
Per evitare un’imposizione ‘dall’alto’, come previsto dal decreto Bersani, Telecom Italia ha comunque facoltà di presentare impegni atti “a garantire che la fornitura di servizi all’ingrosso di accesso alla rete fissa avvenga mediante una effettiva ed efficace separazione fra le attività della rete di accesso ed il resto delle funzioni dell’azienda”.
Questi impegni dovranno altresì garantire una “…equivalenza di trattamento – tra gli operatori alternativi e le proprie divisioni commerciali – in relazione alla fornitura dei servizi di accesso all’ingrosso”.
L’Agcom ha davanti un compito molto difficile: dopo la lunga empasse dovuta al riassetto societario, i nuovi vertici sembrano pronti a un dialogo costruttivo, pur considerando quello della separazione funzionale della rete “…un fatto importante ma non cruciale per lo sviluppo del settore”, come ha sottolineato Stefano Pileri, Chief Technology Officer di Telecom.
Non la pensa così il Commissario Agcom Enzo Savarese, secondo cui “…il tema della rete è di stretta attualità” e su di esso “…si giocheranno partite cruciali per lo sviluppo dell’Italia nel prossimo futuro”.
Le regole poste alla base di un settore così dinamico e in continua evoluzione, ha quindi sottolineato Savarese, “…rappresentano uno degli elementi chiave per innescare un trend virtuoso del mercato”.
L’Authority sta perciò operando “…con atteggiamento equilibrato” per favorire la concorrenza sul mercato, apportare significativi benefici per gli utenti e “…contribuire al rilancio e alla crescita industriale del nostro Paese, senza fughe in avanti ne precipitazioni delle scelte”.
Per la fine del procedimento istruttorio ci vorranno almeno 180 giorni, ma non si esclude un ulteriore prolungamento dell’iter, alla luce dell’enorme mole di documenti che l’Autorità dovrà analizzare.
Che Telecom collabori o meno, nel procedimento, l’Agcom non potrà non tenere conto della pressoché unanime valutazione degli operatori alternativi, delle associazioni dei consumatori e degli altri soggetti intervenuti nella consultazione pubblica chiusa a maggio, secondo i quali le misure fin qui adottate dall’Autorità hanno avuto un’efficacia limitata nel garantire l’effettiva competizione nei mercati dell’accesso al dettaglio.
C’è bisogno, hanno più volte e in più sedi sottolineato gli intervenuti alla consultazione, “…di misure regolamentari più efficaci di quelle finora attuate dall’Autorità, anche facendo ricorso a misure atipiche, quali forme di separazione funzionale della rete d’accesso di Telecom, così da accrescere il grado di concorrenza nei mercati dell’accesso, sia retail che wholesale, ed anche al fine di impedire che si verifichino condizioni di un sostanziale monopolio nelle reti di nuova generazione”.
Assoprovider, ad esempio, ritiene che la separazione “…debba riguardare soprattutto le strutture logistiche di supporto (cavidotti, sistemazioni per antenne, edifici per apparati di commutazione, etc.) e debba essere accompagnata dalla creazione di un “catasto pubblico” delle risorse di telecomunicazione che consenta l’accesso a tali strutture a condizioni non discriminatorie”.
In caso contrario, sottolinea l’associazione, la separazione sarà “una farsa”, o peggio ancora “…l’ennesimo regalo alle oligarchie economiche”.
Le strutture logistiche di supporto, ha spiegato Assoprovider, sono “beni collettivi” e costituiscono il 70% del costo di una infrastruttura di comunicazione.
Per questo, devono essere agevolate “da una legislazione che limiti la sovranità della proprietà privata nel caso essa debba essere attraversata da queste infrastrutture”.