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Digitale terrestre: l’Italia fanalino di coda, ma per Gentiloni ‘nel giro di pochi anni avremo un’offerta televisiva migliore’

Italia


Panorama del mercato televisivo europeo illustrato a Torino in occasione della presentazione del Secondo Rapporto sulla Tv digitale terrestre alla conferenza nazionale voluta da DGTVi, l’associazione (Rai, Mediaset, Ti Media, DFree, Frt e Aeranti-Corallo) che promuove la nuova tecnologia.

 

Nel suo intervento, il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, ha dichiarato che “Il digitale terrestre è la Tv gratuita del futuro” e “contribuirà ad aumentare il pluralismo, ma serve il pluralismo degli editori, non solo quello dei canali”.

 

Gentiloni ha ribadito la necessità di aprire il mercato televisivo, “…che soffre di un’eccessiva concentrazione in termini di risorse pubblicitarie e di frequenze”. Un obiettivo al quale punta il Ddl di riassetto del sistema in attesa di approdare in Aula alla Camera dopo la pausa natalizia. Sulla transizione alla nuova tecnologia, comunque, non c’é nessuna marcia indietro del governo: “…Abbiamo fatto ormai chiarezza – ha detto il Ministro – sulle date, sugli strumenti tecnologici, su come avere una nuova offerta di programmi, anche se su questo aspetto dobbiamo fare ancora di più. E abbiamo Regioni che fanno da battistrada, anche con l’impegno del governo. Penso che la transizione sia in atto e che nel giro di pochi anni l’Italia avrà, come il resto d’Europa, un’offerta televisiva migliore”.

Quanto al ruolo della Rai, ha ribadito Gentiloni, “…dovrà assicurare sulla Tv digitale le stesse opportunità in termini di Tv gratuita per tutti e di qualità”.

 

Dal quadro di insieme risulta che i grandi Paesi europei stanno procedendo rapidamente nel passaggio alla nuova tecnologia di trasmissione radioTv, grazie al concorso di tutte le piattaforme: satellite, digitale terrestre, cavo e IPTV (Internet Protocol Television).

Posizione scomoda per l’Italia, che nonostante abbia cominciato presto le manovre di migrazione rischia adesso di restare il fanalino di coda in termini di diffusione, offerta e ascolti e quindi anche di investimenti pubblicitari.

 

Secondo le previsioni in Gran Bretagna a fine 2007 le abitazioni digitali saranno più del 90%, in Francia quasi il 60%, in Italia e Spagna si avvicineranno al 50%, in Germania poco più del 40%.

 

Il digitale terrestre fa da traino, con tassi di crescita nell’ultimo biennio superiori alle altre piattaforme: in Gran Bretagna la diffusione nelle famiglie è del 36%; in Francia, Italia e Spagna si avvicina al 20%; in Germania è quasi al 10%.

Come prevedibile, una notevole spinta arriva dalla vendita di televisori integrati con sintonizzatore digitale, che in Italia e Francia diventerà un obbligo: nel nostro Paese a ottobre 2007 ne sono stati venduti circa 170 mila, contro i 27 mila di ottobre 2006.

 

L’offerta va da 20 canali (Spagna) a 41 (Gran Bretagna). In Francia, Gran Bretagna e Spagna prevalgono quelli generalisti e di intrattenimento, in Italia i canali tematici e a target specifico. Prevale l’offerta in chiaro, anche se ovunque è presente un’offerta pay.

Altro elemento positivo, i canali DTT britannici e francesi raggiungono un’audience sufficiente ad attrarre pubblicità. Oltre la Manica il bilancio di Itv per i 5 canali digitali è in attivo (144 milioni di sterline di ricavi a fronte di 111 milioni di costi), mentre Channel 4 si avvicina al breakeven. In Francia il pareggio è previsto nei prossimi 2-3 anni.

In Spagna e Italia le stime indicano costi e ricavi poco significativi, in linea con i dati di share, ancora bassi (8,1% e 2,7%, simulcast incluso) in rapporto con la presenza della piattaforma in quasi il 20% delle abitazioni: le famiglie continuano a guardare la Tv analogica, a causa dell’offerta ancora debole.

 

Itv offre cinque canali sul digitale terrestre, Channel 4 quattro e Five due; in Spagna, Telecinco e Antena3 offrono due canali ciascuno e La Sexta uno. In Francia – per legge – gli operatori commerciali (Tf1 e M6) offrono un solo canale su DTT.

In Italia, Mediaset offre Boing e ha appena lanciato Iris e Bis. Ti Media edita solo in digitale Qoob.

 

Per quanto riguarda il ruolo della Tv pubblica, la BBC riesce ad essere driver della crescita, ma può contare sull’aumento del canone e sull’assegnazione di 800 milioni di sterline per accelerare il passaggio al digitale terrestre.

Mentre in Francia e in Italia le risorse assegnate hanno riguardato solo gli obblighi di copertura dei multiplex digitali e non anche i contenuti.

Il nuovo piano industriale della Rai prevede comunque un maggiore impegno sul fronte dell’offerta gratuita in DTT.

 

Importanti le politiche adottate da ciascun Stato per incentivare e sostenere lo switch-off. I governi inglese e tedesco hanno chiarito subito le regole della transizione: zone e tempi dello spegnimento dell’analogico, norme per l’assegnazione delle frequenze, comunicazione mirata.

La Francia ha stabilito le regole per l’assegnazione delle frequenze, deve ancora definire tempi e zone dello switch-off (regionale). In Spagna esiste un piano per aree tecniche ancora da implementare.

In Italia la deadline per lo switch-off è stata prima fissata al 2006 e poi spostata due volte al 2008 e al 2012. Questi ripetuti slittamenti hanno creato incertezza tra gli operatori.

Le regioni pilota sono Sardegna e Valle d’Aosta, che spegneranno definitivamente l’analogico a marzo e ottobre 2008. Toccherà poi al Piemonte e alla Provincia di Trento, ma non è stato ancora pianificata la calendarizzazione successiva.

 

Quanto al dividendo digitale, in Francia verrà data priorità ai servizi audiovisivi; in Germania verrà assegnato in parte al DVB-H (Digital Video Broadcasting-Handheld), lo standard per la Tv mobile. In Gran Bretagna l’assegnazione dello spettro liberato da parte dell’Ofcom avverrà attraverso un’asta e riguarderà tutti i servizi (audiovisivi e tlc); in Spagna verrà ricollocato su base regionale. In Italia la pianificazione delle frequenze spetta all’Agcom, che ha appena approvato la delibera relativa alla Sardegna.

 

In una recente intervista a Key4biz, Piero De Chiara, presidente di DGTVi, ha spiegato che il rallentamento italiano si spiega con il fatto che “…i due driver della fulminea partenza erano stati gli incentivi ai decoder, che non sono più proponibili, e l’offerta pay, che va bene, ma da sola non può trainare la migrazione”.

Aggiungendo: “…Stiamo reimpostando il progetto su tre pilastri: quello dei ricevitori, quello delle aree all digital e quello dei contenuti”.

 

Quanto ai ricevitori, per De Chiara, “…la decisione del Ministro Paolo Gentiloni di proibire i televisori solo analogici è una scelta molto efficace in un mercato caratterizzato da un turn over di cinque milioni di pezzi l’anno. Con una previsione cauta, possiamo quindi stimare, per solo effetto di sostituzione, 15 milioni di televisori digitali a fine 2011, più 9 milioni di decoder e videoregistratori digitali. Il rispetto della scadenza del 2012, insomma, è più che realistico”.

 

Quanto ai contenuti, “…restano assenti del mercato italiano. Con l’eccezione delle aree all digital, nel resto d’Italia la piattaforma digitale terrestre è usata molto poco, molto meno che all’estero. Peraltro, quei non molti contenuti che già sono in onda, sono poco valorizzati”.

 

Il presidente di DGTVi ha infatti spiegato che “…Le imprese finora hanno promosso solo la propria offerta, ma nessuna da sola ha una massa critica sufficiente. I primi dati d’ascolto sui canali digitali terrestri stanno però dimostrando che i canali terrestri gratuiti sono destinati ad avere ascolti migliori dei canali satellitari. La logica d’impresa lascia prevedere che a questo punto, anche sulla base della proiezione dei televisori digitali e a maggior ragione se sarà noto un piano di spegnimenti per aree geografiche, è arrivato il tempo di nuovi investimenti in contenuti”.

 

 

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