Telecom Italia: con l’arrivo del nuovo vertice, torna alla ribalta il nodo della rete. Vimercati, ‘Ora ci sono le condizioni’

di Alessandra Talarico |

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La definizione dei nuovi assetti Telecom Italia riporta con forza alla ribalta la questione della separazione della Rete. All’indomani dell’ufficializzazione delle dimissioni di Pasquale Pistorio, Carlo Buora e Riccardo Ruggiero dalla carica rispettivamente di presidente, vice presidente esecutivo e Ad e direttore generale di Telecom Italia, è il sottosegretario alle Comunicazioni Luigi Vimercati ad affermare che “…ora ci sono tutte le condizioni per stringere rapidamente sul fronte della separazione funzionale della rete”.

  

“Il governo – ha aggiunto Vimercati – farà la sua parte dando più poteri e più forza ad Agcom che dovrà gestire la partita”.

  

L’ampliamento dei poteri dell’Authority è stato inserito con una modifica all’articolo 45 del Codice delle Comunicazioni elettroniche in base alla quale l’Agcom potrà imporre la separazione, ma soltanto nel caso in cui non si riesca a giungere a un’intesa con l’operatore tale da garantire la piena parità di trattamento degli operatori.

L’emendamento per il rafforzamento dei poteri dell’Agcom dovrebbe essere approvato a breve e anche la Commissione europea ha deciso di ammettere la separazione tra i remedies a disposizione dei regolatori nazionali, cosa che, ha sottolineato Vimercati “ci aiuta ad andare avanti in maniera più rapida”.  

  

Secondo il commissario Viviane Reding, infatti, la separazione funzionale, non obbligando gli operatori a vendere i propri asset “…è un approccio proporzionato e flessibile, adeguato al mercato tlc”.

“…Non si tratta inoltre di un obbligo dove non ce n’è bisogno o bastano altri rimedi esistenti – ha aggiunto la Reding – Ma dove è il caso, dove persistono problemi di competizione strutturali, i regolatori nazionali devono avere gli strumenti giusti per attuarla”.

 

I lavori della task force che si occupa di preparare la separazione della rete dovrebbero essere portati a termine entro la fine di quest’anno, nonostante la delicatezza e la complessità della questione e gli ostacoli incontrati sulla strada del riassetto proprietario della compagnia telefonica italiana.

  

Stamani intanto, il consiglio di amministratore di Telco – la newco che detiene complessivamente il 23,6% di Telecom – ha approvato il progetto di fusione di Olimpia nella holding, controllata da Telefonica, Generali, Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Sintonia.

  

Il rimpasto verrà ufficializzato lunedì dal consiglio di amministrazione straordinario di Telecom chiamato a cooptare il nuovo vertice, con il quale l’Authority avvierà subito – forse anche nel giro di una decina di giorni – un dialogo costruttivo in vista di una soluzione per sbloccare il nodo della rete.

In base alle dichiarazioni rese dal presidente Agcom Corrado Calabrò a Il Sole 24 Ore – il modello inglese potrebbe essere superato in favore della societarizzazione, ipotesi di cui si parlava all’epoca del famigerato ‘piano Rovati‘, che suggeriva lo scorporo della rete fissa, il suo passaggio alla Cassa Depositi e Prestiti e la sua successiva quotazione. Un po’ come era avvenuto per Terna, l’ex rete Enel.

  

Chiusa la consultazione pubblica sulla separazione, l’Authority potrebbe aprire un procedimento formale già il prossimo 4 dicembre.

  

La maggior parte dei partecipanti alla consultazione ha espresso la necessità che la separazione non sia circoscritta all’ultimo miglio, ma a tutti gli elementi sui quali potrebbe essere necessario intervenire ove si riscontrassero le circostanze eccezionali, incluse le componenti necessarie alla fornitura di servizi a banda larga.

  

Il parere espresso dalla ormai ex gestione di Telecom Italia è invece di segno opposto: dovrebbero infatti essere sottoposti a regolamentazione solo i servizi forniti sul doppino in rame e non le piattaforme tecnologiche di nuova generazione.

  

Questo per evitare che prodotti e tecnologie che ancora devono arrivare sul mercato siano regolamentati in maniera troppo precoce e invasiva, con il rischio di frenare gli investimenti e interrompere il passaggio verso le nuove infrastrutture.

  

Bisogna incoraggiare, secondo Telecom Italia, la realizzazione di infrastrutture aperte e lasciare facoltà agli operatori di stipulare accordi commerciali per l’uso della rete, rivedendo allo stesso tempo un sistema normativo ormai inadeguato a gestire un mercato sempre più integrato, esteso e convergente.

  

Sempre nel contributo reso a maggio, Telecom si diceva pronta ad attuare la separazione funzionale, chiedendo però come contropartita la rimozione delle asimmetrie sul mercato retail, che costituiscono un freno allo sviluppo di nuovi servizi e di nuove modalità di offerta.

  

Ipotesi contro cui si sono però schierati gli operatori alternativi secondo cui la separazione della rete di accesso di Telecom “non deve essere subordinata alla rimozione degli obblighi attualmente imposti alla stessa Telecom nei mercati retail”.

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