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WiMax: il TAR Lazio respinge il ricorso di MGM contro delibera Agcom. L’assegnazione delle licenze può continuare il suo iter

Italia


Non verrà sospesa la delibera Agcom che fissa le procedure di assegnazione delle licenze WiMax. Lo ha stabilito il TAR del Lazio, respingendo il ricorso presentato dalla società MGM Production Group, già detentrice di una licenza WiMax in Germania.

   

L’assegnazione delle licenze potrà dunque continuare, almeno fino alla decisione definitiva del TAR che arriverà, però, non a stretto giro.

    

Il punto più importante del contenzioso riguarda l’assenza di condizioni atte ad impedire che alla gara partecipino operatori già detentori di frequenze su cui offrire servizi a banda larga senza fili, nello specifico gli operatori Umts.

Proprio questi ultimi – H3G (3 Italia), Vodafone, Wind, TIM (Telecom Italia Mobile) e Telecom Italia – oltre ovviamente ad AGCOM e Ministero delle Comunicazioni, si erano opposti al ricorso, mentre in sostegno di MGM sono scese diverse associazioni quali Anti Digital Divide e Altroconsumo, nonchè il comico Beppe Grillo, che ha raccolto più di 100 mila firme per modificare il bando.

   

Per la terza sezione ter del Tribunale, presieduta da Italo Riggio, però, il ricorso è immotivato, dal momento che “il regolamento riserva uno dei tre diritti d’uso agli operatori cosiddetti deboli”.

Il bando WiMax prevede infatti l’assegnazione di 35 licenze della durata di 15 anni, rinnovabili. Per 14 di queste autorizzazioni, nelle 7 macroregioni individuate, potranno concorrere tutti gli operatori, mentre 21 licenze regionali saranno riservate ai gestori che non possiedono una licenza Umts.

Secondo le valutazioni del giudice, quindi, il danno reclamato da MGM non sussiste, dal momento che alla società non viene impedito di partecipare alla gara.

   

Per Anti Digital Divide, invece, la mancanza di “priorità per la copertura delle zone non raggiunte dalla banda larga e la mancata esclusione di Telecom Italia e degli operatori UMTS permetterà a questi soggetti di monopolizzare anche il mercato del WiMax”.

Il regolamento, insomma, sarebbe stato gestito “a senso unico”, senza tenere conto delle osservazioni di chi “ha partecipato alle consultazioni pubbliche”, continua ADD.

   

L’udienza del TAR era stata fissata per il 25 ottobre, ma MGM ne aveva chiesto una proroga per integrare il ricorso contro la delibera Agcom all’impugnativa verso il bando di gara rilasciato dal Ministero delle Comunicazioni.

   

Ma la delibera ha suscitato anche altre perplessità negli addetti ai lavori, ad esempio per il fatto che le sperimentazioni del Ministero delle Comunicazioni nel 2005 siano state orientate al protocollo 802.16d (WiMAX fisso) ed FDD e non al protocollo 802.16e, offerto solo da poche società.  

Queste sperimentazioni, dunque, non hanno rilevanza per gli operatori tesi a fare piani di copertura basati sull’802.16e e qualificarsi per le aste.

 

   

Una situazione che rende “ancora più arduo servire un mercato di massa con la poca banda messa all’asta”, ha spiegato ad esempio Ugo De Fusco di IBAX.

Inoltre, secondo De Fusco, “nel bando vi sono altri disincentivi per sfruttare in pieno le frequenze per cavalcare la tecnologia WiMax. Per esempio: 1) la Regione come estensione minima di una licenza; 2) la partecipazione nelle macroregioni dei grandi operatori telecom che enfatizzano le loro attuali reti mobili 3G, puntano alle reti di Nuova Generazione e nel breve termine temono di fare un autogol se investono per creare un mercato di massa WiMax”.

  

Dati questi vincoli, è prevedibile che le licenze macro-regionali saranno l’obiettivo dei grandi operatori nazionali o internazionali, mentre quelle regionali attrarranno anche, e forse soprattutto, i Governi Regionali, ansiosi di possedere una rete semi-privata per i Comuni e la pubblica amministrazione.

  

“Siccome hanno già i fondi (pubblici) per vincere le aste – ha aggiunto l’amministratore unico di IBAX – le Regioni diventano operatori pubblici tramite società multi-servizi da loro controllate. Ciò fatto, saranno in grado o interessate al mercato residenziale dei cittadini, cioè al 70% del mercato WiMax degli operatori esteri?”

 

Per Altroconsumo, invece, il rischio più concreto è che “…i licenziatari UMTS prendano anche la licenza Wimax per tenersela in tasca, facendo così sfumare miseramente l’opportunità di diminuire sino a eliminare il digital divide che marca alcune regioni d’Italia, dove la banda larga non è stata impiantata per scelte industriali di Telecom Italia, legittime dal punto di vista del business ma ovviamente non ispirate dall’obiettivo super-partes di far crescere tecnologicamente tutto il Paese”.

  

La strada italiana al WiMax, dunque, si conferma costellata di difficoltà e malcontenti vari e variegati, così come la internet-experience di moltissimi utenti, che vorrebbero fruire di servizi e tecnologie già in fase avanzata in altri Paesi, ma devono accontentarsi solo ed esclusivamente di quelli qualitativamente limitati e tecnologicamente anacronistici (per usare un eufemismo) tipici di un mercato ancora monopolistico in tutto e per tutto.

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