Unione Europea
Il Consiglio Ecofin dell’Unione europea è giunto infine a una soluzione per il finanziamento del progetto Galileo, che dovrebbe portare alla realizzazione di un sistema di radionavigazione satellitare simile all’americano GPS ma con una precisione del segnale misurata in centimetri, non in metri come per il sistema concorrente.
Gli eurodeputati e i ministri europei hanno quindi approvato lo stanziamento dei 2,4 miliardi di euro necessari allo sviluppo delle infrastrutture del sistema, composto da 30 satelliti che dovrebbero essere operativi entro il 2012.
In totale, 1,6 miliardi di euro saranno presi dai fondi rimasti inutilizzati quest’anno dal settore agricolo, mentre gli altri 800 milioni di euro verranno stornati dal budget 2008, principalmente da programmi di ricerca meno importanti.
L’arrivo a un compromesso non è stato affatto facile: la Germania – che reclamava un finanziamento pubblico dei soli Stati membri interessati, che avrebbero ottenuto un ‘giusto ritorno’ per le industrie nazionali – ha espresso voto contrario alla risoluzione, mentre la Spagna si è astenuta dal voto e Gran Bretagna, Svezia, Estonia e Lettonia si sono definiti ‘scettici’, pur decidendo di non bloccare la deliberazione.
“Questo accordo – spiega il portavoce del ministro delle Finanze tedesco – non è nell’interesse della Germania”. Berlino preme nel timore che l’industria tedesca sia penalizzata nell’attribuzione dei contratti per la realizzazione del sistema, a vantaggio del gruppo francese Thales.
I ministri dei Trasporti della Ue si riuniranno di nuovo giovedì per limare le ultime divergenze che ancora bloccano il progetto.
Anche se il finanziamento è stato ormai avallato, il progetto dovrà essere infatti corredato da un valido e concordato piano industriale, che eviti ulteriori ritardi nello sviluppo del sistema.
La scorsa settimana, la Commissione ha proposto ai ministri delle Finanze della Ue un piano industriale che garantisca un’equa ripartizione nell’attribuzione dei contratti del programma, al fine di rassicurare la Germania.
“Abbiamo cominciato a consultare gli Stati membri su questo piano e nessuno si è dimostrato contrario a lavorare in questo senso”, ha dichiarato il portavoce del vicepresidente della Commissione, ricordando che Jacques Barrot ha imposto la fine dell’anno come termine ultimo per giungere a un accordo.
Gli eurodeputati e i ministri europei hanno anche deciso di inscrivere nel budget 2007-2013, i circa 300 milioni di euro necessari per la realizzazione dell’Istituto europeo di tecnologia (European Institute of Technology – EIT) che, su modello dell’americano MIT (Massachusetts Institute of Technology), dovrebbe diventare il punto di congiunzione tra il mondo dell’istruzione, della ricerca e del lavoro, contribuendo a rendere più concorrenziale il mercato europeo riducendo quel digital divide che lo allontana dai propri competitor.
Il sistema Galileo – che doveva essere il primo esempio di partenariato pubblico-privato europeo – avrebbe dovuto essere operativo dal 2010, per dare all’Europa un sistema realizzato per il solo uso civile, a differenza di quelli concorrenti realizzati per scopi prettamente militari. Ma mentre in Europa si litiga, gli Usa sono a lavoro all’aggiornamento del proprio sistema satellitare – GPS III – che dovrebbe essere operativo nel 2013 con tecnologie all’avanguardia.
Se quindi – come si suppone – Galileo funzionerà solo dal 2013 (se tutto va bene), il preventivato sorpasso dell’Europa in questo settore sempre più importante andrà a farsi benedire.
I problemi maggiori, anche se fortemente sottovalutati in un primo momento, sono derivati dal dietrofront del consorzio concessionario – composto da Finmeccanica, AENA, Alcatel, EADS, Hispasat, Immarsat, TeleOp e Thales – che si è rifiutato di accollarsi i rischi legati allo sviluppo del sistema.
L’Europa non vuole, ma soprattutto non può perdere l’occasione di sviluppare un proprio sistema di navigazione satellitare, anche perché, come ha ribadito la Commissione nella sua Comunicazione dello scorso 16 maggio al Parlamento e al Consiglio, se il progetto Galileo venisse affossato prima di decollare verrebbe a ricrearsi – anzi ad “aumentare sensibilmente” – la dipendenza dal sistema americano GPS e, potenzialmente, dai sistemi Glonass (Russia) e Compass/Beidou (Cina).
Questi sistemi, ha ricordato la Commissione, sono stati realizzati con fondi pubblici per scopi civili e militari o solo militari, e se l’Europa non andasse avanti con Galileo sarebbe l’unica grande economia a non disporre di tecnologie proprie. In assenza di competenze tecniche residenti, inoltre, il settore privato europeo avrebbe difficoltà a sfruttare i benefici del mercato mondiale dei servizi e delle applicazioni di navigazione satellitare, che dovrebbe attestarsi attorno ai 450 miliardi di euro l’anno a livello mondiale a partire dal 2025.