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La Juventus vice lo scudetto dei diritti audiovisivi sportivi. Lo rivela una simulazione, realizzata dal Sole 24 Ore, che ha applicato all’attuale serie A la distribuzione delle risorse, così come previsto dalle nuove norme, in vigore dal 2010.
La ‘torta’ (900 milioni) sarà suddivisa in base a 3 criteri: uguaglianza, merito, bacino utenza. Ecco la ripartizione simulata in percentuale: Juve 10,61, Inter 9,82, Milan 8,61, Roma 7,97, Napoli 6,49, Lazio 6,07.
La simulazione evidenzia una riduzione del divario di risorse tra grandi e piccoli club, con vantaggio per questi ultimi.
La perdita delle grandi squadre, però, è solo “in percentuale”. In sostanza, aumenta la torta con un duplice effetto: le piccole guadagnano quote percentuali, le grandi non perdono fatturato.
Giovanni Cobolli Gigli, presidente della Juventus, ha dichiarato: “…Il decreto legislativo ha recepito le decisioni prese – dopo ampie discussioni – a grande maggioranza dalle società”.
Per Maurizio Zamparini, presidente del Palermo, le nuove regole sono una “vergogna italiana” e ha aggiunto che “…si sono volute premiare, ancora una volta, le grandi società a danno delle medie, con un decreto incostituzionale”. Perplessità anche da parte dell’avvocato Leandro Cantamessa, esperto di diritti televisivi e consigliere di amministrazione del Milan, che addebita al “…nuovo comparto un evidente dirigismo. Si tratta di un’intromissione su un’attività di carattere privatistico (articolo 41 della Costituzione). Non è giusto intervenire stabilendo quale organo deve prendere le decisioni e con quale maggioranza”.
Il decreto legislativo approvato dal consiglio dei ministri detta nuove regole per il prodotto televisivo di tutti gli sport, ma inciderà in modo particolare sul contenuto Tv ‘premium’ per eccellenza e cioè il calcio.
Il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, che insieme al ministro dello Sport, Giovanna Melandri ha messo a punto la nuova normativa, ha sottolineato che le nuove regole hanno come obiettivo principale quello di aumentare la concorrenza anche in questo settore importante dell’emittenza, e dare certezze al mondo del calcio che ricava dai diritti Tv gran parte delle proprie risorse.
Il decreto ribadisce la scelta, già fatta nella legge delega di luglio, di reintrodurre la vendita ‘centralizzata’ dei diritti Tv delle squadre di calcio. Ci sarà una contitolarità dei diritti tra Lega calcio e le singole squadre, ma ad organizzare la vendita sarà la prima, gestendo anche una ‘spartizione’ degli introiti in base a regole e al principio della ‘mutualità’.
La Lega dovrà predisporre delle linee guida per la commercializzazione dei diritti televisivi che dovranno recepire i principi contenuti nel decreto approvato e saranno ‘approvate’ dall’Autorità per le Comunicazioni.
Tra i principi più importanti dettati dalla nuova legge, c’è il divieto di acquisto di tutti i diritti Tv sulle diverse piattaforme da parte di un solo operatore come avveniva, invece, finora, con divieto di sublicenze, cioè di rivendita. I diritti del calcio saranno venduti tramite “più procedure competitive” divise per singole piattaforme, con la possibilità, di fare ‘pacchetti’ che comprendano diversi media, che però dovranno essere “equilibrati”.
L’obiettivo dichiarato da Gentiloni è quello di assicurare la presenza del maggior numero possibile di operatori del settore, evitando accaparramento dei diritti. I contratti avranno una durata massima di tre anni.
Il decreto prevede una tutela ‘rafforzata’ delle piattaforme tecnologiche emergenti sulle quali saranno trasmesse le immagini delle partite.
Spetterà all’Agcom individuare e certificare questi nuovi media, ma è chiaro che Tv analogica, digitale terrestre e satellitare sono da annoverarsi tra le tecnologie ‘mature’, mentre l’IPTV (Internet Protocol Television), la web Tv , o la Tv mobile su DVB-H (Digital Video Broadcasting – Handheld), sono ancora in face di lancio e sviluppo e per loro varranno le regole ad hoc.
Tra queste l’obbligo di fare gare per i diritti Tv “per singola piattaforma” senza eccezioni, divieto di esclusiva, e cessione a “prezzi commisurati all’effettiva utilizzazione, da parte degli utenti di ciascuna piattaforma, dei prodotti audiovisivi”.
La norma salva i contratti in essere stipulati entro il 31 maggio 2006, ma che comunque dovranno cessare i loro effetti a far data dal 30 giugno 2010. Un lasso di tempo che dovrebbe evitare “attriti” con i broadcaster che hanno in questo momento in mano i diritti delle squadre di calcio che potranno portare a termine i loro contratti.
Il decreto introduce anche novità sul cosiddetto diritto di cronaca: si tratta della possibilità per le emittenti – compresa la Tv pubblica – di documentare gli eventi sportivi più importanti nei telegiornali, a prescindere dalla titolarità dei diritti su quegli eventi.
Gentiloni ha spiegato che “…I nuovi limiti sono di 8 minuti a giornata di campionato (anticipi del giorno prima compresi) e 4 minuti al giorno e 3 minuti a singolo evento sportivo. Si tratta di un po’ di più di quello che è già in vigore”. Inoltre il diritto di cronaca scatta “…decorso un breve lasso di tempo dalla conclusione dell’evento, comunque non inferiore alle tre ore e fino alle 48 ore successivo” anche se sarà l’Agcom a definire nei particolari la tempistica.