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Bando WiMax e sviluppo del settore. Perché è necessario apportare modifiche in corsa

Italia


Il WiMax in Italia ha di certo una vita travagliata. Si comincia con l’idea del Ministro Mario Landolfi di sperimentare uno standard internazionale (mentre in Europa già si assegnavano le prime licenze e nel mondo si facevano pesanti investimenti sul WiMax). Poi i militari che non vogliono lasciare frequenze che a livello internazionale sono state assegnate a questi scopi. In seguito ci si mette l’AGCOM la quale pubblica delle linee guida che, ricalcando ciò che si è fatto con l’UMTS, determinano un pesante ritardo nella diffusione e nello sviluppo di questa tecnologia. Infine, il bando del Ministero delle Comunicazioni che, accogliendo in toto le linee guida dell’AGCOM, cristallizza un approccio che si è dimostrato già in passato perdente in termini di diffusione sul territorio, innovazione e mercato.

 

Oggi il futuro del WiMax è appeso al ricorso che un’azienda tedesca ha fatto al TAR contro le linee guida dell’AGCOM.

In tutto il mondo le speranze riposte nelle tecnologie wireless sono sempre più forti, ormai alcuni studi empirici affermano che la legge di Moore (che guida lo sviluppo dei processori da più di trent’anni e prevede ogni 18 mesi il raddoppio della potenza a parità di prezzo) sia applicabile alle tecnologie radio aprendo le porte ad opportunità nemmeno immaginabili sino a qualche anno fa.

Questo scenario apre enormi opportunità in termini di sviluppo economico e crescita sociale.

L’ICT già spinge il 50% della crescita di produttività in Europa e un recente studio del MIT indica che la banda larga stimola l’occupazione e lo sviluppo economico generale in modo determinante.

Ciò significa che solo i Paesi che riescono a fare dell’innovazione uno strumento centrale e diffuso nella società possono aumentare il loro tasso di crescita e di benessere generale. Sarebbe utile inquadrare, talvolta, i dati deludenti della crescita italiana in questo specifico contesto.

Quando si ragiona sul WiMax non è possibile solo pensare ad assegnare frequenze radio ma è necessario riflettere sulle ripercussioni economiche che la diffusione o meno di questa tecnologia può determinare.

 

Ormai a livello internazionale, dalla FCC statunitense alla Commissione europea ed alla stessa ITU, si sta lavorando seriamente per rivedere profondamente il metodo di assegnazione delle frequenze, liberandole in tutto o in parte.

L’assegnazione delle frequenze, così come l’abbiamo vissuta dal 1927 ad oggi, si dimostra sempre più inattuale alla luce delle nuove tecnologie. Un tema, questo, che purtroppo non è stato considerato adeguatamente dalle linee guida dell’AGCOM e dal bando emesso dal Ministero delle Comunicazioni. La scelta è stata un’altra.

Non mi soffermo nel merito del bando e delle linee guida dell’AGCOM, ho avuto modo di criticarle pubblicamente in molte sedi e condivido in buona parte il giudizio delle associazioni dei consumatori come l’ADICONSUM, Altro Consumo, Anti Digital Divide, “Partito Pirata“.

 

Le 120 mila firme raccolte in Rete e le critiche arrivate dall’ANCI e da molte amministrazioni locali non sono state sufficienti a far riconsiderare le scelte fatte. Basterebbe solo la considerazione che per la legge di Moore sopra citata, tra 15 anni, quando il bando prevede il rinnovo delle frequenze, gli operatori che le avranno in concessione potranno far viaggiare i dati a 38,4 Gb/sec dai 75 Mb/sec attuali per mettere in luce le inefficienze delle linee guida AGCOM.  

I Paesi che hanno la più alta penetrazione della banda larga sono quelli che hanno una forte competizione nelle infrastrutture.

 

La Corea è uno tra i Paesi che ha più investito sulla fibra ottica e sul WiMax e il livello di penetrazione è altissimo. In quel Paese la politica dell’Authority è stata improntata alla definizione di livelli di qualità che tutti gli operatori devono soddisfare.

Questo accade anche in Europa dove Finlandia, Olanda, Belgio, Danimarca, Svezia hanno un livello di penetrazione tra i maggiori nel mondo.

Competizione di infrastrutture significa competizione tra diversi operatori e diverse tecnologie con regole che impediscano posizioni dominanti e misure temporanee che facilitano i nuovi entranti.

E’ necessario quanto prima aprire un dibattito serio e ampio sui temi delle frequenze da dedicare alla banda larga, proprio dal settore del wireless vengono le maggiori potenzialità di crescita economica e di copertura del territorio.

Negli Stati Uniti la FCC ha promosso un bando per l’assegnazione delle frequenze televisive lasciate libere dal digitale terrestre e anche in Italia il Ministero delle Comunicazioni sta mostrando interesse in tal senso.  

Aggiungere ulteriori frequenze al WiMax è la sola cosa possibile per promuovere l’accesso alla rete e la crescita del settore in Italia.

Nel nostro Paese esistono enormi capacità imprenditoriali e grandi competenze che trarrebbero benefici dallo sviluppo del wireless. Molte piccole aziende stanno facendo investimenti sia come operatori che sul piano della progettazione di apparati, talvolta venduti sotto marchi internazionali.

Per esser più chiari, in Italia esistono enormi “giacimenti di competenza” presso università ed imprese. Nel nostro Paese la competenza sul settore radio è particolarmente diffusa non da ora (molte delle apparecchiature radio militari e aereospaziali sono costruite proprio da noi) così come è diffusa la competenza nel settore della compressione dati.

Aprire le frequenze affinché queste potenzialità possano dispiegarsi è fondamentale ed urgente, la conformazione del territorio consentirebbe alle aziende che svolgono ricerca e sviluppo in Italia di acquisire know-how difficilmente acquisibili all’estero.

I Paesi che hanno investito sul settore stanno traendo enormi benefici economici e di penetrazione della banda larga mentre il nostro ritardo anche su questo settore si fa preoccupante.

 

Per questo è importante una razionalizzazione delle frequenze, anche recuperandone tra quelle sin qui dedicate alla televisione.

Riorganizzare le frequenze per posizionare il nostro Paese all’avanguardia a livello internazionale nel wireless promuovendo la liberazione di parti di spettro non utilizzate o sottoutilizzate e la possibilità per alcuni concessionari di poter utilizzare le loro frequenze scegliendo le tecnologie migliori (pensiamo a parti di frequenze sottoutilizzate da UMTS o altro che potrebbero essere per esempio riconverite sul WiMax).

Sarebbe importante che il Ministro Paolo Gentiloni uscisse dal pasticcio del bando wimax avviando un dibattito che coinvolga operatori, utenti, imprese, università e ricerca, la politica.

Sarebbe importante per il Paese che si trovassero soluzioni condivise, proteggendo il dibattito dalle pressioni ed interessi che spesso sono presenti. Sarebbe importante soprattutto che non si perdesse tempo, perché arrivare prima è la condizione per poter cogliere le opportunità.

Ma per far questo ci vuole anche coraggio.

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