Delusione Radiohead: 3 utenti su 5 non pagano per scaricare i brani, mentre Prince porta i web-fan in tribunale

di Alessandra Talarico |

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Radiohead - In rainbows

Ai Radiohead, rock band inglese proveniente dall’Oxfordshire, va sicuramente il merito di aver condotto il primo esperimento di questo tipo: permettere ai fan di scaricare il nuovo album pagando quanto si voleva, da 0 centesimi a 99,99 sterline.

 

Un’iniziativa da subito presentata come rivoluzionaria, anche perché per la prima volta una band di tanto successo ha tentato di affrancarsi dalle major per promuovere il proprio prodotto, lasciando ai fan la facoltà di decidere quanto valesse la pena pagarlo.

Ma il test non è stato un vero e proprio successo, dal momento che secondo i dati della società comScore, più della metà dei downloader ha deciso di non pagare nulla.

 

La logica del paga quanto vuoi, dunque, non ha prodotto i risultati sperati visto che il 62% degli utenti ha deciso di non pagare neanche un centesimo. Il restante 38% ha sborsato in media 6 dollari.

 

I fan più tirchi, da quanto emerge dai dati comScore, sono stati proprio quelli britannici, che hanno pagato in media 3,20 euro. I più generosi quelli statunitensi che hanno azzardato fino a 4,20 euro. Solo il 12% ha sborsato una cifra compresa fra 5,60 e 8,30 euro.

 

Una delusione, insomma, come ha confermato al Daily Mail Tim Dellow, cofondatore dell’etichetta discografica londinese Trasgressive.

 

“E’ deprimente – ha detto Dellow – i Radiohead  avrebbero dovuto sfondare, ma non è successo probabilmente perché i loro fan sono cresciuti nel tempo con l’aiuto di una major e dei suoi canali di distribuzione e marketing”.

 

Ma il risultato dell’esperimento è stato deludente anche per le stesse  case discografiche, che speravano così di poter sovvertire l’imperativo del download illegale e aprire la strada a un nuovo modello di distribuzione più confacente alle nuove abitudini di ascolto e fruizione della musica introdotte da internet.

 

Si tratta comunque di un brutto momento per il rapporto tra gli artisti e il web: Prince, l’eclettico artista di Minneapolis che ha spopolato tra gli anni ’80 e i ’90, vuole infatti portare in tribunale migliaia di fans rei di aver abusato della sua immagine sul web.

Prince ha quindi imposto a tre siti di suoi estimatori – Housequake, Princefans e Princeorg – di rimuovere qualsiasi immagine, video o testo riconducibile alla sua persona, incluse foto di tatuaggi dei fan a lui ispirati.

 

Gli avvocati del cantante hanno chiesto ai responsabili dei siti incriminati di fornire spiegazioni circa le modalità di pagamento dei diritti d’autore legati a questi materiali e di risarcire i danni subiti.

 

Una decisione decisamente controcorrente per un artista che ha sempre difeso i fan dallo strapotere delle major e ha intrattenuto rapporti diretti con loro attraverso il web.

I tre siti però, hanno deciso di passare al contrattacco e riunitisi nella Prince Fans United, hanno promesso battaglia al loro idolo, che starebbe violando la libertà di espressione e si sarebbe messo in testa di controllare internet in tutti i suoi aspetti, andando contro chi lo sostiene senza rendersi conto dell’effetto boomerang.

 

L’artista, comunque, non è nuovo a simili iniziative: a settembre si è infatti scagliato contro i popolarissimi eBay e YouTube, intimando la rimozione di circa 2 mila videoclip postati sui siti.

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