Stati Uniti
L’industria americana dell’entertainment rischia
Gli sceneggiatori desiderano anche una percentuale più elevata per i diritti d’autore calcolati sui video-Dvd e l’estensione delle tariffe sindacali ai talk-show.
Rivendicazioni respinte dai produttori, rappresentati dalla Alliance of Motion Picture and Television Producers, che ritengono le entrate generate oggi dai new media insufficienti per creare un mercato redditizio.
Secondo gli sceneggiatori, gli introiti aggiuntivi rappresenterebbero 220 milioni di dollari in 3 anni, vale a dire, una goccia nell’oceano rispetto ai 24,4 miliardi registrati nel 2007 dal comparto globale dei video.
Sherry Goldman, portavoce della Writers Guild of America (WGA), riferendosi a una riunione riservata che si è tenuta domenica a Los Angeles proprio per evitare la protesta, ha ammesso: “Le trattative continuano, ma lo sciopero va avanti“.
Si tratta del primo sciopero da venti anni a questa parte, necessario visto che i contratti scadranno giovedì prossimo. Nel 1988 il conflitto durò cinque mesi e costò centinaia di milioni di dollari all’industria cinematografica e televisiva.
Secondo gli analisti, la contestazione potrebbe durare diversi mesi e le perdite potenziali arrivare a più di un miliardo di dollari.
Mentre per i talk-show si dovrà ricorrere alle repliche, più previdenti i produttori per le fiction che, in vista dello sciopero, hanno messi da parte una riserva che dovrebbe bastare fino all’inizio del 2008.