Italia
L’Antitrust ha avviato un’istruttoria per stabilire se Telecom Italia abbia messo in atto strategie abusive nei mercati dei servizi di telefonia vocale all’utenza residenziale e non residenziale, e nel mercato dei servizi al dettaglio di accesso ad internet a banda larga, ma non è certo la prima volta e sicuramente non sarà l’ultima, che l’operatore storico italiano si trova al centro delle cronache per abusi di questo tipo, che vanno ad aggiungersi alle altre tantissime scorrettezze commesse nei confronti di clienti, attirati con ogni sorta di promessa, e poi puntualmente bistrattati quando si tratta di dover porre rimedio a un disservizio.
L’istruttoria – avviata dopo una serie di denunce presentate da Fastweb e Wind dovrà verificare se l’insieme dei comportamenti di Telecom “costituiscano una strategia abusiva unitaria volta ad ostacolare i propri concorrenti.
Secondo i suddetti concorrenti, Telecom avrebbe approfittato del patrimonio informativo privilegiato derivante dalla sua posizione di ex monopolista per costruire i profili dei clienti da recuperare – cioè quelli passati alla concorrenza o in fase di cambio operatore – attraverso la proposta di offerte mirate e molto vantaggiose.
Telecom Italia, che definisce “completamente infondate” queste accuse, era già stata condannata a maggio 2006 dalla Corte d’Appello di Milano per attività illegittime di recupero clienti: il Tribunale aveva imposto l’immediata cessazione degli abusi, con una penale di 500 euro per ciascuna violazione successivamente accertata, ma la società non ha mai mollato la presa degli abusi e ora Fastweb e Wind hanno denunciato circa 500.000 nuove violazioni.
L’accusa è la stessa di quella formulata anche da Vodafone Italia, che ha presentato alla Corte d’Appello di Milano la documentazione che prova le azioni anticoncorrenziali dell’ex monopolista, chiedendo un risarcimento danni di 759 milioni di euro.
Vodafone Italia ha inoltre trasmesso una segnalazione urgente all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) e all’Autorità per la Concorrenza, chiedendo un nuovo intervento urgente su un argomento al centro del contendere ormai da diversi mesi.
Anche secondo Vodafone, l’ex monopolista avrebbe realizzato delle vere e proprie liste di clienti-obiettivo, “contenenti elenchi di clienti affari Telecom che sono già in gran parte titolari di utenze mobili private TIM ma sono sprovvisti di contratto affari per la telefonia mobile. I clienti risultano così selezionati sulla base di triangolazioni mirate di numerose informazioni privilegiate, commerciali e di traffico, in possesso della sola Telecom in combinazione con TIM”.
Un processo di classificazione e selezione, aggiunge Vodafone, che ha come obiettivo quello di conquistare i “clienti di maggior valore, a danno dei concorrenti che non dispongono degli stessi mezzi informativi”.
Vodafone cita, a ulteriore sostegno delle proprie tesi, i risultati di un’indagine condotta su un campione di clienti, dalla quale risulta che il 48% delle utenze affari interpellate “ha ricevuto offerte per passare ai servizi mobili TIM, che includevano sconti incrociati sulla bolletta Telecom”.
Alla luce di tutte queste anomalie, Vodafone aveva fatto ricorso alla Corte d’Appello di Milano già lo scorso novembre, chiedendo un risarcimento di 525 milioni di euro. Grazie all’utilizzo di queste pratiche commerciali illecite Telecom avrebbe registrato un forte incremento “assolutamente anomalo e fuori da qualsiasi logica di mercato – spiegava allora Vodafone – dei nuovi abbonamenti che si sono attestati, nel primo trimestre 2006 al 17%, contro il 10,6% dello stesso periodo del 2005″ .
Spiega l’Antitrust che anche se è legittimo per l’operatore dominante tentare di recuperare la clientela attraverso promozioni di natura universale, rivolte cioè indistintamente al mercato, “la promozione di offerte selettive rivolte ai propri clienti in transizione o già passati ad altro operatore, può costituire, al contrario, una forma di abuso di posizione dominante, con l’effetto di escludere i concorrenti”
L’intenzione di escludere i concorrenti, sembrerebbe rafforzata, secondo l’Agcm, “sia da specifiche politiche incentivanti riconosciute agli agenti commerciali, sia, secondo quanto affermato dalle denunce, da azioni denigratorie degli altri operatori, in grado di determinare un incremento dei costi per il concorrente per contrastare la perdita dei clienti”.
L’istruttoria dovrà chiudersi entro dicembre del prossimo anno. Un tempo che francamente appare troppo lungo.
“Risultati in tempi molto più rapidi – sostiene l’associazione Aduc – potrebbero dare un contributo decisivo nell’ambito delle trattative in corso tra Telecom Italia, Governo e Agcom sullo scorporo della rete”.
Per gli analisti di Mediobanca Securities, tuttavia, “il passaggio di proprietà potrebbe essere un catalizzatore per rivedere la strategia del gruppo e il perimetro delle sue attività”.
La domanda a questo punto, nasce spontanea: bisogna davvero aspettare l’ingresso dei tanto paventati ‘stranieri’ per sperare che il gruppo diventi, finalmente, onesto e trasparente nei confronti di clienti e concorrenti?