I blogger nel mirino della censura. RsF denuncia: sempre più Paesi adottano misure repressive nei confronti della rete

di Alessandra Talarico |

‘L’Italia ha fermato la sua discesa, ma giornalisti restano sotto la minaccia dei gruppi mafiosi’.

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Sono almeno 64 nel mondo le persone imprigionate per avere espresso la propria opinione su internet.

A denunciarlo è Reporters senza Frontiere, che ha stilato la classifica mondiale – giunta alla sesta edizione – che misura la libertà di stampa in 169 Paesi.

 

La Cina conserva la leadership nella corsa alla repressione, con 50 cyberdissidenti arrestati, seguita dal Vietnam con 8.

In Egitto, il giovane internauta Kareem Amer è stato condannato a 4 anni di reclusione per aver criticato il presidente Hosni Moubarak sul suo blog e denunciato lo strapotere degli islamisti nelle università del Paese.

 

Secondo RsF, internet occupa un ruolo sempre più importante nel computo degli attentati contro la libertà di espressione.

Molti Paesi sono infatti scesi nella classifica RsF proprio in ragione delle violazioni gravi e reiterate alla libera circolazione delle informazioni sul web.

 

In Malesia (124esima in classifica), ma anche in Tailandia (135), Vietnam (162) ed Egitto, i blogger sono soggetti a ritorsioni governative anche gravi, oltre che alla chiusura dei loro siti di informazione.

 

“Siamo preoccupati dalla moltiplicazione dei casi di censura sulla rete. Sempre più governi hanno compreso che internet può giocare un ruolo essenziale nella lotta per la conquista della democrazia e mettono in atto nuovi metodi di censura”, spiega RsF, sottolineando come “le autorità dei paesi più repressivi considerano ormai i blogger e i web giornalisti alla stessa stregua dei colleghi dei media tradizionali”.

 

RSf segnala il miglioramento della situazione dell’Italia, al 35° posto della classifica.

“L’Italia – spiega l’associazione – ha fermato la sua discesa, anche se i giornalisti restano sotto la minaccia dei gruppi mafiosi che impediscono loro di lavorare in tutta sicurezza”.

 

Oltre all’Europa – dove si trovano i 14 Paesi in testa alla classifica – nessuna regione del mondo è esente da forme di censura o di violenza nei confronti dei giornalisti.

 

Tra i 20 Paesi più repressivi troviamo 7 paesi asiatici (Pakistan, Sri Lanka, Laos, Vietnam, Cina, Birmania, Corea del Nord), 5 africani (Etisia, Guinea equatoriale, Libia, Somalia, Eritrea), 4 del Medio Oriente (Siria, Iraq, Territori Palestinesi, Iran) 3 dell’ex Unione Sovietica (Bielorussia, Uzbekistan, Turkmenistan) e Cuba.

 

Particolare la preoccupazione per la situazione in Birmania (164° in classifica) dove la feroce repressione messa in atto dalla giunta militare al potere non fa presagire nulla di buono per l’avvenire delle libertà fondamentali nel Paese.

“I giornalisti – denuncia RsF – continuano a lavorare sotto il giogo di una censura implacabile a cui nulla sfugge”.

Stesso discorso per la Cina (163°) che stagna nella parte bassa della classifica e a meno di un anno dall’inizio dei giochi Olimpici non ha ancora messo in atto le tanto sbandierate riforme né ha liberato i giornalisti imprigionati.

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