Unione Europea
Nessuno si aspettava che la pace tra le due super-commissarie europee arrivasse così in fretta.
Complice Barroso, ecco giungere dopo venti di tempesta l’accordo tra Neelie Kroes e Viviane Reding, rispettivamente responsabili della Concorrenza e delle Telecomunicazioni in Europa.
La prima si è subito dichiarata contraria alla separazione della rete degli incumbent, secondo il modello proposto dalla Reding come rimedio per vivificare la concorrenza negli Stati oppressi dall’ex monopolista pubblico. La seconda, invece, è favorevole ad intervenire con il modello inglese di separazione funzionale per scindere in divisioni differenti le attività all’ingrosso e al dettaglio di chi è storicamente proprietario dell’asset infrastrutturale di un Paese.
Tutti gli operatori, i tecnici, i professori e i politici erano fiduciosi sulle possibilità di questo rimedio per promuovere la concorrenza nel settore e perfino Bruxelles e la biondissima Reding , pensavano di poter facilmente portare a casa il risultato.
E invece no.
La commissaria Kroes non sente alcun imbarazzo a dire che, qualora fosse imposta una separazione agli incumbent, essa si rivolgerebbe tutta a svantaggio degli investimenti nelle reti di prossima generazione, le NGN così tanto attese, non si sa bene da chi.
I più maliziosi hanno quindi invocato il principio dell’uovo e della gallina.
E’ più facile che ci siano state timide allusioni al blocco degli investimenti in NGN, partite dalle aziende incombenti e arrivate fino alle nobilissime aule della Commissione, oppure che sia avvenuto il contrario, ossia che da Bruxelles sia partito il warning, frutto di un calcolo statististico-economico, di analisi di impatto e – chi lo sa – di un preciso convincimento di natura regolamentare poi sposato dalla Kroes?
Per fugare ogni dubbio è intervenuta l’ERG – l’ente che raggruppa le Autorità Nazionali di Regolazione di tutti gli Stati membri – che ha tenuto a precisare che la separazione come rimedio, può anche non essere sufficiente allo scopo, ma sicuramente non fa male alla concorrenza.
Dunque è chiaro che la Commissione è stata portata all’ovvia consapevolezza che un rimedio nato per aprire il mercato e renderlo più competitivo, difficilmente potrà apportare danni e chiuderlo.
Ecco spiegato come Barroso ha convinto la Kroes che la separazione non fa male.
La Kroes – a sua volta – ha convinto la Reding che la separazione non fa male solo se si dimostra che non blocca gli investimenti nelle Next Generation Network.
La Reding – da par suo – si è convinta che tutti hanno ragione e quindi ha dato il via libera al pot-pourri regolamentare che oggi suona più o meno così: separare la rete si può, solo se Bruxelles (e quindi la Kroes ) si convincono che ciò non disturberebbe gli investimenti infrastrutturali.
Immaginatevi ora che l’Italia è chiamata ad occuparsi di separazione e di NGN proprio nello stesso momento, nella stessa consultazione, nelle stesse aule, con i medesimi attori e con gli stessi ruoli.
L’unico rischio – ora che la strada della separazione è tutta in salita – è che in difficoltà sia l’AgCom, sempre più indebolita da Bruxelles che avoca a sé poteri e competenze, e, ci pare, sempre più indecisa sul da farsi.