3G: dopo la bocciatura di Free, la parola passa al ministero dell’Economia. Gli scenari per risolvere il problema della 4° licenza

di Alessandra Talarico |

Francia


Telefonia mobile

Dopo il rifiuto dell’Arcep – l’Authority tlc francese – di considerare valida la candidatura di Free per la quarta licenza 3G nel Paese, la parola passa ora al ministero dell’Economia, l’unico a poter decidere sull’evoluzione del quadro regolamentare.

Bercy sarà disposto a modificare la legislazione vigente per consentire l’ingresso del quarto operatore 3G o, come credono in molti, la procedura di attribuzione della licenza verrà accantonata?

 

Free è stato l’unico operatore a presentare domanda per ottenere la licenza, ma il regolatore ha ritenuto che la proposta presentata non rispettasse i criteri economici stabiliti.

Free, infatti, avrebbe fatto pressione per ottenere alcune agevolazioni, quale ad esempio la rateizzazione del costo della licenza – 619 milioni di euro – invece del pagamento della somma nell’anno di attribuzione, come hanno fatto, tra l’altro, gli altri tre assegnatari di licenza 3G, Orange, Bouygues Telecom e SFR.

 

Iliad, casa madre di Free, ha fatto sapere di non voler accantonare l’idea d diventare il quarto operatore 3G del Paese, mentre dal ministero dell’Economia si rende noto che “…Tutte le opzioni restano percorribili. Un quarto operatore sarebbe importante per migliorare la concorrenza nel settore, a beneficio dei consumatori”.

 

Allo stato dei fatti, i possibili scenari sono quattro: il primo prevede l’abbandono dell’idea di attribuire una quarta licenza. Si ratta, per gli analisti, di un’opzione ‘probabile’ che implicherebbe la redistribuzione delle risorse di rete previste per la quarta licenza, almeno quelle della banda 900 MHz, molto ambita poiché permette di estendere la portata delle reti anche alle zone rurali e di migliorare la penetrazione negli edifici.

 

Nel secondo scenario, le autorità potrebbero rilanciare una nuova procedura con modalità finanziarie differenti. Si tratta però di una prospettiva poco probabile, poiché provocherebbe la reazione negativa dei tre operatori che già hanno pagato – caro e subito – per poter ottenere la licenza.

 

“Lo Stato – ha spiegato l’analista Ovum Vincent Poulbèresi esporrebbe a una battaglia giudiziaria. Si potrebbe provare a giocare d’anticipo, tentando di trovare un accordo preparatorio con gli operatori, che però non hanno alcun interesse a favorire l’ingresso di un nuovo player nel mercato”.

 

Un’altra possibilità sarebbe rappresentata da un adattamento della legislatura tale da acconsentire alle richieste di Free.

“Un’ipotesi molto poco probabile – sottolinea ancora l’analista – poiché si tratterebbe di rivedere le modalità finanziarie di un’asta a favore di una singola società e si potrebbe andare incontro a problemi di diritto”.

 

C’è infine chi ritiene che il clamore del caso Free possa servire ad attirare l’attenzione di partner finanziari stranieri per lanciare una candidatura autentica e con solide basi.

 

Quanto a Free, nulla impedirebbe l’ingresso nel settore degli operatori mobili virtuali: per alcuni osservatori, anzi, lo scopo dell’ISP era proprio quello di pesare sulla bilancia di un eventuale accordo MVNO.

 

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