Rai: in Vigilanza scontro sui poteri di revoca. Petruccioli, ‘La sostituzione dovrà coinvolgere l’intero Cda’

di Raffaella Natale |

Italia


Claudio Petruccioli

Si voterà oggi in Commissione di Vigilanza Rai il parere, messo a punto dal relatore Rodolfo De Laurentiis (Udc), relativo all’elevazione davanti alla Corte Costituzionale dell’ipotesi di conflitto di poteri con il governo in merito alla revoca del Cda della Tv pubblica.

Lo ha stabilito questa mattina l’ufficio di presidenza della Commissione. Solo successivamente – ha deciso l’ufficio di presidenza – si procederà all’esame e quindi al voto delle cinque diverse proposte di risoluzione, firmate da esponenti di maggioranza e di opposizione, sui vertici Rai: tra le ipotesi sul tavolo l’azzeramento completo del Cda e la richiesta di dimissioni del presidente Claudio Petruccioli per consentire la nomina di un nuovo presidente ‘di garanzia’.

 

Ipotesi non condivisa da Petruccioli che ha dichiarato: “…non è possibile una sostituzione del presidente senza coinvolgere l’intero Cda”.

Sulla scelta del nuovo presidente Petruccioli si augura che sia trovata una persona “…che interpreta questa funzione con l’equilibrio e l’autonomia con cui l’ho interpretata io. Se qualcuno la pensa diversamente, non ha che da farsi avanti e dimostrarlo”.

Sullo stesso piano il commento del consigliere Rai Carlo Rognoni: “…nessuno ha il potere di azzerare il Cda, se lo facciamo è perché lo abbiamo deciso noi. Sono contrario a un rinnovamento del consiglio con l’attuale legge, il punto è fare una nuova legge”.

 

Non è, invece, andato a buon fine in Vigilanza il tentativo di mediazione per ridurre il numero delle risoluzioni a un paio di documenti che unificassero le parti comuni.   

 

Punta all’azzeramento del vertice la risoluzione presentata da Marco Beltrandi (Rnp) e firmata anche da Egidio Pedrini (Idv) e Antonio Satta (Udeur). Diversa la posizione di Willer Bordon, che ritiene invece prioritaria la modifica dei criteri di nomina del Cda: “…Cambiamo, anche con un procedimento-stralcio, le norme che regolano la governance e un minuto dopo diciamo che l’attuale Cda deve lasciare il passo a un nuovo vertice. Non voterei mai – ha detto Bordon – per le dimissioni del Cda con l’attuale legge vigente”.

 

La sinistra radicale – Pdci, Prc e Sd – auspica invece che al più presto l’azienda approvi il piano industriale e solo successivamente proceda a nuove nomine, in linea con quanto votato dall’Aula del Senato la scorsa settimana.

I Verdi Marco Lion e Natale Ripamonti chiedono infine la nomina di un nuovo presidente e l’azzeramento del cda.

Compatta, invece, la posizione della Cdl: la mozione firmata dai capigruppo Rodolfo De Laurentiis (Udc), Giorgio Lainati (FI), Alessio Butti (An) e Dario Galli (Lega ) prefigura un riequilibrio in Cda tra maggioranza e opposizione con le dimissioni di Petruccioli e la nomina di un nuovo presidente ‘di garanzia’.

 

“…Le mozioni – ha spiegato Landolfi – presentano parti comuni: vedremo se riusciremo ad unificarne i testi, magari in due diverse proposte. Dobbiamo chiarire anche la natura degli atti che andiamo ad approvare”.

Landolfi non ha dubbi, comunque, sul ‘peso’ delle decisioni della Commissione: “…La Vigilanza si rivolge direttamente alla Rai e tratta la materia Rai in via esclusiva: gli atti che approveremo, anche se non dovessero avere il crisma della cogenza, avranno un altissimo valore politico”.

“…E’ inutile proseguire un dibattito inconcludente in Vigilanza sulla decadenza del Cda della Rai”, ha ammonito il Dl Giorgio Merlo, che invita piuttosto a cambiare la legge.

 

Dai Ds, Esterino Montino giudica “improponibile” che la Vigilanza discuta di governance della Rai dopo che si è espresso il Senato, auspica che si blocchi il dibattito e annuncia che non voterà. Analoga la posizione di Giuseppe Giulietti: “…Ritengo che non si possa e debba votare alcuna risoluzione che non contenga almeno l’esplicito rifiuto ad adoperare nuovamente la legge Gasparri , affinché non si protragga ulteriormente un meccanismo di elezione del Cda della Rai che tanti guasti a creato fin qui”.

Non voterà neanche il senatore Giuseppe Scalera, firmatario del manifesto di Lamberto Dini.

 

“…L’Unione conferma la sua totale disunione che la porterà allo sfascio della coalizione”, ha commentato Lainati (FI).

Dall’Udc, De Laurentiis ha invitato a “…ristabilire le regole, violate con la revoca di Angelo Maria Petroni, con un presidente di opposizione”, ma insieme ‘apre’ su un’approvazione anche in tempi rapidi della riforma Gentiloni.

“…Siamo disponibili a ragionare seriamente sulla nomina del Cda, ma sull’assetto dell’azienda e, perché no, sulla privatizzazione della Rai. Siamo pronti a discutere anche di un iter accelerato di un progetto che al momento, però, giace in Commissione”.

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