Italia
Punto sul mercato discografico nel Rapporto 2007 “Economia della musica in Italia” del Centro Ask (Art, science & knowledge) dell’Università Bocconi, realizzato con la collaborazione di Dismamusica (Associazione distribuzione industria strumenti musicali e artigianato), Fem (Federazioni editori musicali) e Scf (Società consortile fonografici).
Nella panoramica dei principali mercati internazionali, l’Italia si pone all’ottavo posto per il mercato discografico, con un valore aggregato di circa 1/20 rispetto a quello Usa (primo in classifica), e al nono per quanto riguarda il mercato digitale, dove peraltro è da registrare l’ottima performance della Corea del Sud. Il Paese asiatico si pone infatti al quarto posto del mercato digitale dietro Usa, Giappone e Regno Unito.
Dai dati emerge che il valore della musica nel nostro Paese è sceso nel 2006 a 2,95 miliardi di euro rispetto ai 3,1 del 2005 (-4,6%). Ma se i dati aggregati sottolineano il calo, all’interno dei vari settori la situazione è piuttosto differenziata. Il comparto della discografia tradizionale continua a perdere terreno (-18,1% rispetto al 2005), pur mantenendo un valore assoluto ragguardevole di 607 milioni, mentre il digital delivery (la musica digitale distribuita sui nuovi media) cresce dell’1,5% arrivando a quota 108,95 milioni.
Risultati positivi per il settore strumenti musicali, che guadagna un 4,4% e sfonda il muro dei 350 milioni di euro.
Secondo Andrea Ordanini, responsabile del laboratorio musica e discografia del Cleacc Bocconi e coordinatore del Rapporto 2007, la tendenza generale “…è di una progressiva riduzione degli spazi del prodotto fisico, che mantiene comunque una certa rilevanza, a vantaggio di quello digitale. Settore digitale in cui sono i contenuti a maggior valore aggiunto (le canzoni mp3, ad esempio) a trainare la crescita. Prodotti come le suonerie, invece, sono ormai un mercato in saturazione”.
La musica digitale cresce a livello aggregato dell’1,5% ma nasconde differenze tra i vari sub-settori. Il Rapporto fa emergere un exploit del 116% dell’online music, passata da 3,2 a 6,9 milioni di euro, a fronte di un leggero calo dei prodotti musicali mobile (da 104,1 a 102 milioni).
Stabile è la categoria degli spettacoli dal vivo, con una spesa al botteghino di 310 milioni e un volume d’affari di 421 (comprensivo anche di sponsorizzazioni e pubblicità). In ripresa il segmento del ballo: la spesa al botteghino nel 2006 è cresciuta del 2,1% a 285,7 milioni.
Sul fronte del consumo intermedio,si conferma il ruolo delle radio e delle Tv, i cui diritti generano un valore di oltre 152 milioni di euro (tra questi, in netta crescita quelli legati alle emittenti satellitari, +60%). Crescono i diritti discografici direttamente gestiti da SCF: la raccolta di diritti derivanti dall’utilizzo in pubblico di musica registrata ammonta a 32,8 milioni di euro, con un incremento del 20% nel settore broadcasting e un +45% nell’area dei pubblici esercizi.
“In un contesto di generale difficoltà del comparto discografico, si mantiene in controtendenza il trend di crescita dei diritti discografici“, ha commentato Gianluigi Chiodaroli, presidente di SCF. “Anche l’andamento della prima parte dell’anno 2007 evidenzia l’incremento tanto delle due aree tradizionali (+15% per broadcasting e pubblici esercizi) quanto dell’area web (oltre il 50%). Si riconferma così il ruolo centrale delle collecting societies, quale è SCF, nella valorizzazione della musica e nella mediazione tra gli interessi degli utilizzatori professionali (Tv, radio, webradio, etc.) e le legittime attese di remunerazione di produttori ed artisti”.
Sul versante del consumo finale, i dati sulla discografia tradizionale, per la quale quest’anno è stato possibile presentare anche il dato del valore del mercato al consumo finale (sell-out), parlano chiaro: la flessione rispetto al 2005 conferma un trend negativo che persiste da tempo. Nell’ultimo triennio, il comparto ha infatti perso circa un quarto del suo valore. (r.n.)
Rapporto 2007 “Economia della musica in Italia”