Italia
Anche il garante per la privacy, Francesco Pizzetti, ha espresso forte preoccupazione riguardo la proposta di esonerare le aziende dal predisporre misure di sicurezza minime a tutela dei dati personali dei dipendenti.
La proposta, presentata da alcuni parlamentari su pressioni di forti lobby imprenditoriali, è attualmente al vaglio della Commissione industria, che sta esaminando gli emendamenti al decreto Bersani sulle liberalizzazioni ma, avverte il Garante, se questi emendamenti “che presentano forti elementi di contrasto con le normative europee venissero approvati, porrebbero l’Autorità di fronte alla necessità di segnalazione alla Commissione europea”.
Il tentativo di “svuotare la legge sulla protezione dei dati personali, a danno dei cittadini e dei lavoratori e a favore delle imprese”, è stato denunciato da Stefano Rodotà – dal 1997 al 2005 Presidente dell’Autorità garante per protezione dei dati personali – Fiorello Cortiana, Carlo Formenti e Arturo Di Corinto, che hanno lanciato un appello sul web, già firmato da oltre 3.500 persone.
“Prima dell’estate – denuncia ‘Adunanza digitale’ – la Camera aveva già introdotto questo esonero per le imprese con meno di 15 dipendenti. Ora si vorrebbe estendere la cosa a tutte le aziende, violando così la normativa comunitaria, che non consente di sottrarre intere categorie di titolari del trattamento dall’ambito applicativo della disciplina della sicurezza dei dati personali”.
Anche in questo caso il garante Privacy aveva dichiarato la sua contrarietà, sia perchè la norma presenta profili di incostituzionalità per ‘disparità di trattamento’ sia perchè essa si pone in contrasto con la normativa europea che non consente di sottrarre intere categorie dall’applicazione della disciplina sulla protezione dei dati personali.
L’esenzione toglierebbe di fatto alle aziende la responsabilità di risarcimento danni in caso di distruzione, perdita anche accidentale o accesso non autorizzato ai dati dei dipendenti. Responsabilità prevista dalle leggi attualmente in vigore, secondo cui i titolari del trattamento hanno l’obbligo di ridurre al minimo questi ‘incidenti, attraverso l’adozione di idonee e preventive misure di sicurezza.
Se già era grave l’esclusione da quest’obbligo per le piccole imprese, la nuova proposta è addirittura un paradosso: ci sono infatti una serie di dati estremamente sensibili – si pensi ad esempio alle informazioni giudiziarie, a quelle relative alla salute o all’adesione a sindacati, partiti, ecc –
“I nuovi emendamenti presentati aggravano la situazione”, ha spiegato Pizzetti, dal momento che alcuni estenderebbero ulteriormente la platea dei soggetti che verrebbero esentati dall’applicazione della normativa in materia di sicurezza dei dati. Dall’obbligo sarebbero, quindi, esonerate non più soltanto le piccole imprese, ma tutte le aziende private operanti nel mercato e i liberi professionisti.
“Altri emendamenti – ha aggiunto il Garante – sono volti a restringere le categorie di dati sensibili da proteggere, come l’adesione a organizzazioni aventi carattere sindacale, o prevedono l’eliminazione di ogni forma di tutela per le persone giuridiche (imprese, enti pubblici e privati, partiti, sindacati, organizzazioni religiose, organismi no profit) che renderebbero tra l’altro tali soggetti più esposti ad atti illeciti o ad attività di dossieraggio e spionaggio”.
Secondo Adunanza digitale si tratta di “un micidiale attacco ai diritti fondamentali” che si rivela come un “indizio preoccupante di una deriva sociale che antepone i profitti ai diritti dei cittadini” e che potrebbe dare il “via libera alla schedatura delle associazioni con l’effetto di limitare grandemente il diritto alla libertà di associazione, critica e libera manifestazione del pensiero che sono il sale di ogni democrazia”.
Ma non è solo questo il punto: presentata come uno strumento per consentire alle aziende di ‘risparmiare’, la proposta potrebbe anche trasformarsi in un boomerang, avendo l’effetto di “ingenerare perplessità e sfiducia nei lavoratori e nei clienti, che non si sentiranno più adeguatamente tutelati, sollecitando i consumatori a preferire quelle imprese che la privacy la considerano un valore da tutelare e un asset della propria attività”.
Senza contare che una esenzione di tale portata risulterebbe in un freno alla spinta innovativa di quelle aziende che hanno – giustamente – preso fin qui sul serio la protezione e il corretto trattamento dei dati.
Stessi dubbi e perplessità sulla proposta di esonero arrivano dall’associazione Anti Digital Divide, che richiama anche altri gravi attacchi al diritto alla privacy, quali il decreto Mastella che vieta ai giornalisti di pubblicare le intercettazioni e gli atti giudiziari.
“Come mai – si chiede ADD – quando ci sono di mezzo le caste, politiche-economiche, si parla di privacy, e quando si tratta di persone normali la privacy può essere scavalcata”?
Domanda più che legittima alla luce di quanto sta accadendo e del buio informativo che sta caratterizzando la vicenda e di fronte al quale ADD propone di “discutere su come si possa migliorare le legge, magari inserendo modifiche atte ad snellirne l’applicazione e riducendo così i costi ad essa legati, ma senza limitare il diritto alla privacy di intere categorie”.