Gran Bretagna
Dopo le indiscrezioni relative a un a presunta imminente messa in vendita di 3 Italia, arriva da oltremanica la notizia di un prossimo potenziale accordo di condivisione delle infrastrutture di rete tra 3 UK e T-Mobile – filiale mobile di Deutsche Telekom e terzo operatore del Paese.
L’operazione, spiega il Financial Times, potrebbe generare ingenti risparmi per entrambe le compagnie, nonché aprire la strada a T-Mobile per acquisire la società concorrente in caso di vendita.
Nessuna delle due società ha commentato la notizia, ma fonti vicine al dossier confermano che le trattative sarebbero già state avviate.
La rete mobile di terza generazione di 3 UK, sebbene sia la più estesa del Regno Unito, copre il 90% della popolazione, mentre quella di T-Mobile arriva soltanto all’85% della popolazione. A questa però si aggiunge la copertura del 99% della popolazione della rete Gsm di T-Mobile.
Un’intesa volta alla condivisione delle infrastrutture di rete – spiega il quotidiano della City – permetterebbe ad entrambe di migliorare la copertura geografica e la qualità del servizio, anche se la prospettiva più allettante è quella relativa all’opportunità di tagliare i costi di gestione e quindi i prezzi praticati agli utenti finali.
Una opportunità non da poco data la feroce competizione sul mercato europeo delle comunicazioni mobili.
A febbraio, anche Vodafone e Orange hanno dato vita a un simile accordo, raggruppando risorse e infrastrutture sul mercato britannico per risparmiare sui costi e, allo stesso tempo, incoraggiare i guadagni attraverso l’offerta di servizi 3G migliori e più economici a una base utenti combinata di oltre 32 milioni di persone.
La gestione congiunta delle reti dovrebbe produrre importanti sinergie sul lungo periodo e la combinazione infrastrutture RAN (che includono antenne, siti e stazioni base) riducendo il numero di antenne, ridurrà l’impatto ambientale degli impianti.
La diminuzione del numero di siti richiesti per la copertura del territorio avrà ovviamente anche un notevole impatto sul business: si ridurranno dunque le spese d’impianto e d’esercizio e si potranno effettuare più investimenti in prodotti e servizi innovativi.
Nell’anno fiscale 2005-06, Vodafone aveva speso 300 milioni di sterline per la gestione delle infrastrutture di rete in Gran Bretagna. L’accordo con Orange, secondo i calcoli della compagnia dovrebbe permettere un risparmio di almeno il 30%.
L’accordo consentirà altresì alle due compagnie di continuare a gestire il proprio traffico in maniera indipendente, di mantenere la responsabilità per la qualità del servizio ai rispettivi clienti e, soprattutto, di restare concorrenti sul mercato mobile e al dettaglio.
3 UK – come 3 Italia – fa parte della galassia Hutchison Whampoa, conglomerato di Hong Kong di proprietà del miliardario Li Ka Shing.
Nel 2005, ultimo anno per cui sono disponibili i dai finanziari, la società ha registrato una perdita pre-tasse di 1,4 miliardi di sterline.
Le speranze di raggiungere un break even operativo sono naufragate in seguito alla decisione dell’Ofcom – l’Authority britannica per le tlc – di ridurre le tariffe di terminazione all’ingrosso tra il 10% e il 45% per i prossimi 4 anni. Taglio imposto per la prima volta anche a 3 UK, unico provider finora escluso dalla regolamentazione in quanto non in possesso di una rete 2G.
L’imposizione di questi nuovi tagli alle tariffe che gli operatori si praticano l’un altro, seguita a una lunga diatriba con la Commissione europea, dovrebbe generare una riduzione media annuale delle tariffe all’ingrosso di circa 400-500 milioni di sterline. Risparmi che dovrebbero poi essere trasferiti – almeno questo è quanto spera l’Authority – anche sui prezzi praticati ai consumatori.
Con le nuove tariffe wholesale, dunque, 3 subirà una riduzione del 45%, a 5,9 pence al minuto (dai precedenti 10,7 pence), mentre quelle di Vodafone, O2, Orange e T-Mobile dovranno attestarsi a 5,1 pence al minuto sia per le chiamate su reti 2G che 3G.
Per Orange e T-Mobile rappresenta una riduzione di circa il 20% e per Vodafone e O2 di circa il 10%.
3 UK ha comunque annunciato di voler fare ricorso contro questa decisione.