Unione Europea
Grande fermento per la sentenza del Tribunale europeo di prima istanza che ha respinto il ricorso di Microsoft contro la decisione della Commissione europea del 2004, confermando quindi la multa da 497 milioni di euro.
In quell’occasione la Ue aveva rilevato un abuso di posizione dominante della società americana sul mercato del software a danno dei player più piccoli.
Il Tribunale ha accolto solo alcuni elementi del ricorso del gruppo, ma nella sostanza la decisione di tre anni fa della Commissione viene nel complesso mantenuta.
Il colosso dei computer potrebbe decidere di impugnare la sentenza di fronte alla Corte di giustizia europea per il secondo grado di giudizio.
Ma su questa eventualità, il vicepresidente di Microsoft e direttore generale degli affari legali, Brad Smith, ha preferito non esprimersi sostenendo: “Dobbiamo leggere la sentenza prima di prendere altre decisioni“.
“…Penso che occorra leggere (le motivazioni) della decisione prima di prendere qualsiasi decisione“, ha precisato Smith.
Ci sono due mesi di tempo per fare appello, dopo spetterà a una Commissione di 13 giudici esprimersi sul dossier.
Una cosa è comunque “…certa – ha detto il manager – Microsoft continuerà a essere impegnata per l’Europa”. Smith ha infine espresso l’auspicio di poter continuare ad avere un rapporto di cooperazione con la Commissione Europea.
Il legale ha sottolineato che Microsoft analizzerà con cura la sentenza del Tribunale di prima istanza, ma è chiaro che “rispetterà il diritto europeo”.
Smith ha ringraziato i giudici “…per la grande attenzione e cura con cui hanno analizzato le nostre argomentazioni in un caso davvero difficile”.
“…E’ chiaro – ha proseguito – che Microsoft rispetta il diritto comunitario, è importante. Se per farlo saranno necessari passi ulteriori, li faremo”.
Con grande sincerità, Smith ha commentato che “…La decisione non è quella che avremmo sperato. Definirla diversamente sarebbe poco onesto. Ma fa chiarezza, e su questa chiarezza spero che riusciremo a costruire una nuova e più forte relazione con la Commissione europea”.
Il vicepresidente di Microsoft ha comunque sottolineato che il colosso di Redmond non è l’unica azienda ad avere una “posizione dominante” nel settore dell’Ict: “…Ci sono anche Apple, Google e IBM”.
Per questa ragione la sentenza del Tribunale di primo grado della Corte Ue “…occuperà i pensieri e le discussioni di molte persone“, ha detto Smith.
“…Ci sono molte compagnie nel nostro settore che hanno porzioni di mercato molto grandi – ha osservato – La Apple ha il 70% del settore della musica digitale; Google ha tra il 70-80% del settore delle ricerche online, e in alcuni Paesi europei anche il 90%; l’IBM ha qualcosa tra il 99-100% dei computer server in Europa e nel mondo”.
L’industria dell’information technology “…è caratterizzata da compagnie di successo che hanno grandi porzioni di mercato“, ha concluso il rappresentante della Microsoft, prevedendo che la sentenza “…avrà un impatto straordinario” sul settore.
Soddisfazione per la sentenza da parte del Commissario Ue per la Concorrenza, Neelie Kroes, che ha sottolineato: “…Microsoft deve adesso conformarsi pienamente agli obblighi legali e rinunciare ai comportamenti anticoncorrenziali. La Commissione farà tutto quanto è possibile per ottenere che Microsoft si conformi pienamente a questo dettato”.
L’ex Commissario Ue per la concorrenza, Mario Monti, che diede avvio all’intervento della Commissione europea contro Microsoft nel 2004, ha detto che la sentenza di oggi dà ragione alla sua decisione di allora di respingere un accordo con la compagnia.
Monti ha ricordato che prima della sua decisione del marzo 2004, il presidente di Microsoft Steve Ballmer gli fece visita a Bruxelles per offrirgli un accordo.
“…Sebbene fossi molto tentato, non accettai l’accordo propostomi dal signor Ballmer”, ha spiegato Monti.
Allora Monti disse che acconsentire a quell’accordo avrebbe significato per la Commissione europea perdere il controllo sui nuovi casi che si sarebbero potuti verificare in futuro.
Meno di una settimana dopo il mancato accordo, fu presa la storica decisione.
Storica sentenza quindi quella di oggi per questa battaglia legale tra l’Ue e il gigante del software.
Il Tribunale ha respinto il ricorso su tutti i punti salienti, accogliendo solo quello sulla creazione di un comitato di esperti indipendenti incaricati di sorvegliare il rispetto della decisione.
La società di Redmond dovrà pagare la grossa multa, record assoluto per la comunità europea, pari a 497 milioni di euro e una seconda di 280 milioni di euro per incompleto rispetto della decisione di Bruxelles.
La decisione segna un momento storico importante per la politica dell’Antitrust Ue sul mercato delle tecnologie e il ruolo di questo organo come garante assoluto della libera concorrenza.
Per il contenzioso, che ha avuto inizio nel 1998 su segnalazione di Sun Microsystem, sono due i punti che Bruxelles ha contestato al gruppo di Gates. Innanzitutto, Microsoft è accusata di aver sfruttato la posizione dominante per imporre anche il proprio Media Player, offrendolo in automatico in tutti i computer venduti. Stando a quanto afferma la Ue, questo avrebbe posto fuori mercato la concorrenza e privato i consumatori di libertà di scelta.
In seguito alla salata multa, Microsoft ha dato seguito alla richiesta di Bruxelles di offrire pc con Windows privo di Media Player. Sono in molti, però, a dichiarare, che è stato un vero fallimento.
La Ue aveva quindi sanzionato Microsoft perchè il gruppo americano si era rifiutato – questa l’accusa – di fornire ai concorrenti alcune informazioni relative alla interoperabilità e di autorizzarne l’utilizzo per lo sviluppo e la produzione di prodotti concorrenti ai propri sui mercati dei sistemi operativi per i server dei gruppi di lavoro. Come misure correttiva la Commissione Ue aveva imposto a Microsoft di divulgare a qualsiasi impresa che volesse sviluppare e distribuire sistemi operativi le specifiche dei protocolli di comunicazione cliente-server e server-server.
Il Tribunale nella sua sentenza nota che la Commissione europea ha insistito espressamente sul fatto che “…il rifiuto abusivo imputato a Microsoft riguardava unicamente le specifiche di alcuni protocolli e non sugli elementi del codice risorsa e che non intendeva ordinare la divulgazione di tutti gli elementi ai concorrenti”.
L’obiettivo, dunque, era “…eliminare l’ostacolo costituito per i concorrenti dal grado insufficiente di interoperabilità esistente con l’architettura Windows”.
Di qui la decisione di respingere la tesi Microsoft “…secondo cui il grado di interoperabilità stabilito dalla Commissione aveva l’obiettivo di permettere ai sistemi operativi per server concorrenti di funzionare come un sistema windows permettendo ai concorrenti di Microsoft di clonare o di riprodurre i suoi prodotti”.
Quanto al rifiuto di fornire informazioni sulla interoperabilità, il tribunale ricorda che “…secondo la giurisprudenza, anche se le imprese sono libere di scegliere i propri partner commerciali, un rifiuto proveniente da un’impresa in posizione dominante può in certe circostanze costituire un abuso di posizione dominante”.
E proprio abuso di posizione dominante può essere definito il rifiuto di un titolare di diritto di proprietà intellettuale a dare a un terzo una licenza per usare un prodotto in presenza di tre circostanze: il rifiuto deve riguardare un prodotto o un servizio indispensabile per esercitare una attività su un mercato vicino, deve essere di natura tale da escludere la concorrenza, deve ostacolare l’ingresso di un prodotto nuovo per il quale esiste una domanda potenziale dei consumatori. Nel caso in esame “…il tribunale constata che la Commissione non ha commesso un errore nello stimare che tali circostanze erano ben riunite”.