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Telecom: slittano i tempi per la separazione rete. Per l’Agcom ci vorrà ameno la primavera 2008

Italia


La separazione funzionale della rete di accesso di Telecom Italia non potrà avvenire nei tempi previsti, cioè entro la fine di quest’anno, ma probabilmente slitterà alla primavera del 2008.

 

Lo aveva previsto il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, definendo la questione dello scorporo un “problema enorme”, per il quale ha tra l’altro chiesto e ottenuto maggiori poteri. Ora, gli ostacoli incontrati sulla strada del closing dell’operazione che vedrà il passaggio della quota di controllo di Telecom Italia da Olimpia alla newco Telco, non fanno che rendere il programma di lavoro della task force impegnata sulla delicata questione quanto mai approssimativo.

 

Nei progetti del presidente Calabrò, l’iter avrebbe dovuto concludersi entro la fine di quest’anno, ma secondo quanto dichiarato dal Commissario Agcom Enzo Savarese bisognerà comunque attendere il perfezionamento del nuovo assetto proprietario di Telecom; e questo – come aveva già spiegato Calabrò alla presentazione della relazione annuale dell’Authority – allunga i tempi di interlocuzione.

 

Al momento, l’Agcom sta esaminando le osservazioni pervenute nell’ambito della consultazione pubblica lanciata a maggio e che ha visto la partecipazione di imprese, parti sociali, associazioni dei consumatori, università.

“Il percorso – aveva sottolineato Calabrò nella sua relazione annuale – è delicato e complesso e da esso vogliamo venire a capo entro l’anno dialogando con tutti – Telecom in primis – in un confronto aperto che entri fin nei dettagli”.

 

L’Authority, ha riferito il presidente Corrado Calabrò, non vuole esercitare “poteri unilaterali”, ma non è neanche disposta a stare nel guado troppo a lungo né col piede in due staffe: “dobbiamo chiarire – ha detto Calabrò – se abbiamo a che fare con un operatore che ha la gestione della rete separata da quella commerciale o no; vogliamo questa semplificazione come crediamo la voglia Telecom, anche nella fase di travaglio dovuta ai cambiamenti societari”.

 

La separazione strutturale della rete pubblica di accesso dovrà ovviamente essere realizzata attraverso un iter che rispetti le più recenti disposizioni comunitarie e nazionali e non sarà circoscritta all’ultimo miglio, ma a tutti gli elementi sui quali potrebbe essere necessario intervenire ove si riscontrassero le circostanze eccezionali, incluse le componenti necessarie alla fornitura di servizi a banda larga.

 

Bisognerà dunque attendere almeno fino al 15 novembre, data entro la quale – sostiene il presidente Pirelli Marco Tronchetti Provera – si concluderà il trasferimento del controllo di Telecom Italia alla cordata guidata dall’operatore spagnolo Telefonica insieme a Mediobanca, Generali, Intesa Sanpaolo e Sintonia. Allora, ha spiegato Savarese, si potrà iniziare a considerare la questione della separazione della rete, che prenderà almeno sei mesi.

 

Il closing dell’operazione è stato ostacolato dal miliardario messicano Carlos Slim – patron di Claro, terzo operatore mobile brasiliano – che aveva ottenuto, dietro ingiunzione del tribunale, la possibilità visionare documenti riservati relativi agli accordi tra telefonica e Telecom Italia.

La richiesta è stata bloccata dalla Corte federale brasiliana e l’iter per il completamento dell’operazione è quindi ripartito, con l’Anatel – l’Authority brasiliana per le tlc – chiamata a valutare il peso della posizione che Telefonica andrebbe ad occupare sul mercato dopo l’acquisto della quota Telecom.

L’operatore spagnolo controlla infatti il maggiore operatore mobile brasiliano, Vivo, in joint venture con Portugal Telecom, mentre Telecom Italia controlla Tim Brasil, il secondo operatore mobile del Paese con una quota del 25,8% e ricavi in crescita del 37% a 3 miliardi di reais al primo trimestre 2007.

 

Telefonica, inoltre, controlla società telefoniche in 13 Paesi dell’America Latina, che sono di fatto diventate il motore della crescita della società.

Il Brasile, ad esempio, lo scorso anno ha superato il Giappone, diventando il quinto maggiore mercato mobile del mondo.

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