Italia
Sorpresa, fastidio e una sentenza sbrigativa: qualunquismo. E’ la prima reazione della maggior parte della politica italiana all’appello di Beppe Grillo che ha raccolto -dicono- più di trecentomila firme contro la politica italiana.
La politica italiana si sorprende e si infastidisce perchè un comico è diventato un nuovo “stregone della politica”.
Beppe Grillo, con il suo il “V-day“, ha innescato un evento mediatico con inquietanti implicazioni antistituzionali. Certo, le proposte di Beppe Grillo sono fastidiose (massimo due legislature per i deputati), possono essere addirittura sbagliate sul piano giuridico (essere indagati non significa essere colpevoli, ci mancherebbe…), ma un’adesione di massa così estesa, divertita e partecipe, vorrà pure dire qualcosa. Anche se non si vuole dare soddisfazione a Beppe Grillo (che torni a fare il suo mestiere di comico), qualcuno dovrà pur dare risposte a quelle centinaia di migliaia di persone che si sono messe in fila per firmare un appello “qualunquista”.
Ma davvero quelle migliaia di persone, molti dei quali giovani, sorridenti e pazienti, impegnati a fare la fila per mettere una firma, sono tutti qualunquisti? Non converrebbe ascoltarli, dialogare, proporre soluzioni concrete ed immediatamente percepibili per rispondere all’evidente disagio (forse rabbia) che esprimono? Quello che è successo sabato 8 settembre (ricorrenza infausta) dovrebbe far riflettere tutta la politica italiana, ma in particolare il centrosinistra: quelle facce, quelle file, quei sorrisi non rassomigliano un po’ troppo al popolo delle primarie (che nelle stesse ore ha disertato i tavoli del futuro Partito Democratico)?
Beppe Grillo “lucra” sull’antipolitica, spesso le spara grosse, diverte il pubblico e scarnifica i potenti con battute troppo facili: ma davvero è “antipolitica” darsi appuntamento per firmare e chiedere un “Parlamento pulito” da inquisiti e condannati in via definitiva (compresi corrotti ed ex terroristi). Davvero è “antipolitica” chiedere che siano i cittadini a scegliere i propri rappresentanti (scelta negata dall’attuale legge elettorale)? Pretendere che un “rappresentante del popolo” si limiti solo a due legislature è una richiesta sicuramente populista (competenza e cultura non si inventano dal nulla e non possono essere sprecate), ma è la reazione prevedibile nei confronti di una “casta” inamovibile, che non si dimette mai, nemmeno quando perde le elezioni, e quindi non si rinnova (da questo punto di vista siamo assai poco “europei”).
Cosa farà la politica italiana dopo il “V-Day”? risponderà con il mugugno e il fastidio o si metterà in ascolto di tanti giovani che si sono mobilitati, che hanno comunicato e parlato in internet in decine di blog?
L’iniziativa populista del comico-stregone dimostra che ormai anche in Italia il passa parola virtuale che viaggia in internet e sui blog può trasformarsi in presenza concreta nella piazza reale. E’ già successo negli USA nel 2004, quando lo sconosciuto Howard Dean, candidato alle primarie democratiche, è riuscito a raccogliere milioni di dollari grazie all’appoggio dei giovani internauti e al passa parola sui blog (anche se poi non è riuscito a sconfiggere gli avversari più ricchi e famosi).
In Italia la politica parla spesso dei giovani, che non ci sono, che sono silenziosi, ignoranti, consumisti e distratti (ma anche condannati al precariato perpetuo). Quando, invece, intervengono, partecipano, si mettono ordinatamente e pacificamente in fila per firmare una (forse inutile e sbagliata) petizione, la politica li tratta con fastidio o distacco.
La politica italiana non ha ancora capito che non basta aprire un sito internet o un blog per dimostrare di essere “moderni” e per parlare con i giovani. Bisogna innanzi tutto imparare ad ascoltare e rispettare quello che viene detto, anche quando è fastidioso o spiacevole.
A questo punto c’è il rischio, in un clima in cui giullari e stregoni mediatici insistono a farci ridere e arrabbiare, che si avveri una antica e amara profezia: “una risata vi seppellirà”.
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