Italia
Per quest’autunno dovrebbe essere pronta la riforma del sistema radiotelevisivo che porta la firma del Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni.
A comunicarlo è stato lo stesso Ministro in occasione di un incontro con i giornalisti a Pesaro.
“Sono ottimista sul futuro del provvedimento“, ha dichiarato, aggiungendo che “…é molto avanti in commissione alla Camera e potrebbe essere approvato in aula tra settembre e ottobre“.
Riguardo alla ripresa dell’iter, Gentiloni ha informato che si tratta di una “…decisione che verrà presa dalla conferenza dei capigruppo della Camera la prossima settimana”.
Ottimismo anche per l’esito della riforma normativa sulla Tv pubblica, che attualmente si trova in Senato.
Il Ministro è convinto che alla fine “…ci possa essere un’intesa con forze di opposizione”.
E proprio sulla Rai, Gentiloni, internando alla Festa dell’Unità di Bologna, ha commentato: “…Non abbiamo ora una bella televisione e per salvare soprattutto la Tv pubblica servono due meccanismi“.
Innanzitutto un aumento della concorrenza, ma anche che la Rai abbia un’offerta di maggiore qualità.
“…Nel sistema televisivo attuale – ha spiegato – ci vuole qualcuno che faccia da punto di riferimento, che sia un passo in avanti agli altri e questo lo deve fare la televisione pubblica“, perché, a suo avviso, la Rai “…si può permettere una qualità che la Tv commerciale non si può permettere. E’ stato così per una gran parte degli ultimi 50 anni”.
Il Ministro ha quindi aggiunto: “…Non mi preoccupa lo sciopero del canone della Rai annunciato dalla Lega, mi preoccupa invece quando i cittadini non sono soddisfatti della Tv, lì può nascere un punto di crisi”.
Dalla città di Pesaro, dalla Tv commerciale arriva la pronta replica del presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, che non ha mai fatto mistero della sua non condivisione del Ddl Gentiloni.
“…Spero non entri mai in vigore“, ha detto in modo diretto, spiegando che “…così come è sarebbe veramente una grossa punizione per un’azienda come la nostra, che dà lavoro a migliaia di persone e che in 27 anni di vita ha legittimato la sua posizione nel Paese, nel panorama dell’informazione e in quello dell’industria”.
Confalonieri ha osservato che il provvedimento gli sembra “…un fatto più politico: colpire Berlusconi attraverso un’azienda di cui lui però ha solo un terzo e gli altri due terzi sono in mano a 250 mila investitori, la metà dei quali sono stranieri”.
“…Mi sembra – ha concluso – che questa proposta Gentiloni, che spero non diventi legge, sia un’arma impropria nella lotta politica: colpisce Berlusconi attraverso Mediaset”.