Rai: Cappon in Vigilanza preoccupato per i conti. Sulla vendita di RaiWay risponde, ‘Non abbiamo ancora preso una decisione’

di Raffaella Natale |

Italia


Claudio Cappon

Mentre per il 2007 migliorano le previsioni con una perdita di 32 milioni rispetto ai 34 previsti, la preoccupazione è forte per gli anni successivi a partire dal 2008 dove ci sarà un aggravio di costi di 200 milioni di euro.

Questa l’apprensione del direttore generale Rai, Claudio Cappon, espressa davanti alla Commissione di Vigilanza della Tv pubblica.

 

Al centro dell’audizione due argomenti di fondo: oltre alla situazione economica, anche la possibile cessione di RaiWay.

 

Cappon ha spiegato che “…la preoccupazione è reale e consistente per il 2008, che prevede un aggravio di costi di 200 milioni di euro per i diritti di eventi sportivi come le Olimpiadi e i campionati europei deriva da contratti firmati da precedenti gestioni. In parte i 200 milioni di euro saranno recuperati attraverso la pubblicità e la vendita di diritti, ma questa non è l’unica di quelle che io chiamo ‘cambiali in scadenza’”.

 

Secondo il direttore generale, a pesare ulteriormente sulla situazione ci sono per esempio “…per il 2007 e il 2008 partite contabili che erano state disegnate in vista di una quotazione in Borsa della Rai che non c’é stata e nelle quali ad esempio si prevedeva un aumento del canone del 5% con un valore di 160 milioni di euro. Stiamo cambiando le prospettive ma la situazione è seria”.

 

Questo anche perché, ha spiegato Cappon, “…il sistema televisivo in generale non può più crescere ai livelli di prima: ad esempio se nel precedente quinquennio i ricavi sono stati di 600 milioni di euro, l’aumento dei ricavi in quello appena passato è stato di 200 milioni di euro. Quindi la Tv non viaggia più sugli stessi livelli”.

 

Temi che, per il direttore generale, “…vanno affrontati perché di dimensioni rilevanti”.

 

Sull’eventuale alienazione di una parte o di tutta la consociata Rai che gestisce torri e impianti del servizio pubblico, Cappon ha lasciato intendere che la situazione è ancora in divenire.

“Stiamo studiando tutte le possibili soluzioni – ha spiegato – e la vendita è nel ventaglio di queste soluzioni. Non abbiamo però ancora preso – ha aggiunto –nessuna decisone”.

 

Nei giorni scorsi, su RaiWay è intervenuto anche il consigliere Angelo Maria Petroni che in Vigilanza ha accusato Cappon di stare attuando un piano, senza coinvolgere il Cda di viale Mazzini, per privatizzare la società.

Si è trattata della prima volta che la Vigilanza ha ascoltato un singolo consigliere Rai, e non tutto il Consiglio o i vertici operativi della Tv pubblica come da prassi.

Petroni è stato quindi ricevuto in un’audizione informale a porte chiuse nell’ufficio di presidenza di Mario Landolfi.

 

Nell’occasione, il consigliere ha ribadito e motivato ulteriormente quanto affermato in un comunicato del 6 luglio scorso, all’indomani dell’ultima tornata di nomine ai vertici delle controllate di viale Mazzini.

 

Per Petroni ci sarebbe un progetto di Cappon “…per cedere a soggetti privati rami d’azienda di primaria importanza per la Rai” a partire da RaiWay appunto.

 

Il consigliere ha anche dato un’importante notizia: RaiWay di recente ha anche acquisito l’autorizzazione dal ministero delle Comunicazioni ad esercitare l’attività di operatore infrastrutturale di tlc, telefonia mobile compresa. Se in queste settimane si parla di un valore di oltre 2 miliardi di euro per l’acquisizione delle ‘torri’ di H3g e Wind, si può immaginare che cosa rappresenterebbe un utilizzo delle infrastrutture Rai per la telefonia mobile o per altre tecnologie wireless come il Wi-Max.

 

Il valore di una RaiWay attiva nel settore delle infrastrutture di trasmissione sia televisive che di tlc, sarebbe notevolmente maggiore.

 

Le accuse di Petroni sono forti. Ha, infatti, ‘legato’, come aveva già fatto il 6 luglio, alcune recenti nomine del Dg a questo piano di cessioni. Alcuni nuovi dirigenti delle ‘consociate’ e in direzioni della capogruppo, sarebbero stati nominati per assecondare questa volontà privatistica del direttore generale.

 

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