Italia
Il Consiglio dei Ministri nella seduta del 20 luglio ha approvato il Ddl per la tutela dei minori nella visione di film e nell’utilizzo di videogiochi. Le nuove disposizioni intendono modificare gli strumenti attualmente previsti dall’ordinamento in materia di tutela dei minori nella visione di opere cinematografiche, facendo leva sul principio di libertà e responsabilità degli imprenditori del settore cinematografico e dei principali agenti educativi, tra i quali in primo luogo la famiglia.
L’obiettivo principale che si vuole perseguire, relativamente al settore cinematografico, è quello di abolire il sistema della cosiddetta “censura“, sostituendolo con un meccanismo di responsabilizzazione degli operatori e di attenta vigilanza delle Istituzioni orientato all’effettività della tutela dei minori.
D’altra parte, nei Paesi europei dove vige un sistema di autoregolamentazione e dove i film distribuiti sono in buona misura riconducibili a quelli programmati nelle nostre sale, la tutela dei minori appare di fatto maggiore e la classificazione dei film più rigorosa.
Presso il Ministero per i beni e le attività culturali viene pertanto costituita sulla libertà di manifestazione del pensiero e dell’espressione artistica, ed art. 33 sulla protezione dell’infanzia) e dalle Convenzioni internazionali ed in accoglimento delle norme comunitarie sulla protezione dei consumatori, in particolare dei giovani, può: dare parere contrario alla proiezione in pubblico di un film, ove ravvisi in essa offesa al buon costume (ex art. 6 della menzionata legge); stabilire se alla proiezione del film possono assistere i minori degli anni 14 o i minori degli anni 18, in relazione alla particolare sensibilità dell’età evolutiva ed alle esigenze della sua tutela morale (art. 5 della stessa legge).
La seconda parte del disegno di legge è volta a garantire la tutela dei minori nell’utilizzazione dei videogiochi.
In Italia non esiste, allo stato attuale, una norma che si riferisce ai videogiochi e alla loro idoneità al pubblico dei minori. Eppure le tecnologie informatiche rappresentano per i bambini e adolescenti in primo luogo strumenti espressivi, ludici e ricreativi e solo in seconda battuta strumenti di lavoro finalizzati al raggiungimento di uno scopo, come accade, invece, per il mondo degli adulti. Quasi la totalità dei bambini e degli adolescenti italiani hanno una buona familiarità con i videogame, che siano su un cellulare, su un computer o su una consolle. Questo fa sì che i videogiochi costituiscono per i ragazzi la principale porta di ingresso all’apprendimento della cultura tecnologica e contribuiscono notevolmente, attraverso l’interattività, alla diffusione della alfabetizzazione informatica.
Già dal 2003 a livello europeo è stato adottato un sistema di classificazione in base all’età consigliata per ciascun videogioco, con l’obiettivo di offrire a genitori, acquirenti e consumatori maggiore consapevolezza e informazione rispetto al contenuto del gioco indicandone l’idoneità per uno specifico gruppo d’età. Questo sistema PEGI – Pan European Game Information – il cui scopo è assicurare che i minori non siano esposti a giochi non adatti al loro specifico gruppo d’età, è supportato dai principali produttori di consolle, e dagli editori e sviluppatori di giochi interattivi in tutta Europa. Il sistema di classificazione è stato messo a punto dalla Federazione europea del software interattivo (ISFE) ed è sostenuto dalla Commissione europea, che lo considera un modello di armonizzazione a livello europeo nel settore della protezione dei bambini.
Il Consiglio Europeo, già nel marzo 2002 aveva adottato la Risoluzione 2002/C 65/02 sulla protezione dei consumatori in particolare dei giovani raccomandando l’inserimento nei videogiochi off line e on line di informazioni chiare circa la valutazione dei contenuti e la classificazione per età. Successivamente il Parlamento europeo e il Consiglio hanno approvato la raccomandazione 2006/952/CE relativa alla tutela dei minori e della dignità umana nella quale si sottolinea l’esigenza di favorire la cooperazione tra organismi che si occupano di classificazione dei contenuti e la sensibilizzazione alla questione dell’utilizzo dei nuovi media, compresi i videogiochi, da parte dei bambini.
Il PEGI prevede prima un’auto-valutazione dell’editore, successivamente il vaglio da parte di un ente amministratore indipendente, il NICAM (Netherlands Institute for the Classification of Audiovisual Media). Nel caso di controversie sulla classificazione, è previsto un ente terzo denominato PEGl Complaints Board (PCB) formato da un gruppo di esperti in protezione dei minori, e il PEGI Advisory Board, composto dai rappresentanti dei governi nazionali, che ha lo scopo di sottoporre all’industria eventuali proposte migliorative del sistema che tengano conto degli sviluppi dell’ambiente sociale e culturale di riferimento nei vari paesi europei.
Il sistema PEGI utilizza cinque categorie d’età e 7 descrittori di contenuto:
a) Videogioco per tutti (3+)
b) Videogioco idoneo a maggiori di 7 anni (7+);
c) Videogioco idoneo a maggiori di 12 anni (12+);
d) Videogioco idoneo a maggiori di 16 anni (16+);
e) Videogioco idoneo a maggiori di 18 anni (18+);
· linguaggio scurrile
· Discriminazione
· Droghe
· Paura
· Gioco d’azzardo
· Sesso
· violenza
L’esperienza degli ultimi mesi ha però insegnato che l’autoregolamentazione, pur essendo la strada più corretta per la responsabilizzazione di tutti i soggetti interessati, da sola non è sufficiente. In casi particolarmente gravi è necessario potersi avvalere di una norma prescrittiva a cui, in caso di violazioni, devono corrispondere adeguate sanzioni.
Disegno di legge recante norme a tutela dei minori nella visione di film e videogiochi