Italia
Il Tribunale di Roma (Sezione IX civile, specializzata in materia di proprietà industriale e intellettuale) ha rigettato i ricorsi che le società Peppermint Jam Records e Techland avevano presentato nei riguardi di Telecom Italia e Wind, con l’intento di ottenere i nomi di numerosi utenti di reti peer to peer.
I giudici non hanno ritenuto valide le motivazioni alla base della richiesta di ottenere le generalità di oltre 3 mila utenti italiani accusati di scaricare illegalmente dalla rete materiali protetti da copyright e che nei mesi scorsi si erano visti recapitare, dopo che l’autorità giudiziaria aveva imposto ad alcuni gestori telefonici la comunicazione dei loro dati identificativi, raccomandate da parte della casa discografica con richieste di risarcimento del danno per violazione del diritto d’autore.
La Peppermint – grazie alla collaborazione della svizzera Logistep – aveva di fatto intercettato gli indirizzi IP di questi utenti e pretendeva di ottenerne anche gli indirizzi fisici.
Il Tribunale di Roma ha invece avallato le eccezioni sollevate da chi riteneva che i sistemi di monitoraggio utilizzati da Logistep fossero illegittimi e non autorizzati e violassero apertamente la privacy degli utenti.
La sentenza del Tribunale “è importante e costituisce un elemento che anche la politica dovrà valutare”, ha dichiarato il presidente della Commissione cultura della Camera Pietro Folena.
Secondo Folena bisognerebbe dunque depenalizzare la condivisione dei contenuti che – è provato – non danneggia chi detiene i diritti d’autore di un’opera, ma in alcuni casi “induce un ‘bisogno’ di cultura che ha positive ricadute anche sul mercato”.
A sostegno della sua tesi, Folena cita un recente studio Anica, in base al quale gli utenti dei famigerati siti peer-to-peer sono più propensi ad andare al cinema rispetto al resto delle popolazione.
Il presidente della Commissione cultura ha infine ricordato che la Camera ha già approvato degli ordini del giorno per favorire la condivisione della conoscenza.
“Ora – ha quindi concluso Folena – stiamo studiando misure legislative che vadano in questa direzione, tutelando sia il diritto d’autore che i diritti degli utenti”.
Ora che la prima battaglia è stata vinta, bisogna pensare ai passi successivi, dal momento che la decisione dei giudici non annulla la denuncia presentata da Peppermint nei confronti degli utenti italiani per violazione del copyright.
La sentenza è comunque molto importante poiché, inibendo chiunque da attuare il monitoraggio degli utenti in rete (si potrebbe anche chiamarlo spionaggio), segna un punto fermo per la definizione delle pratiche permesse e quelle non consentite nel processo di identificazione dei presunti utenti di siti di condivisione illegittimi.
Come ha spiegato anche il responsabile innovazioni dei Verdi, Fiorello Cortiana, si tratta di un “pronunciamento importante, perchè segna un principio giurisprudenziale: anche in rete tocca alla magistratura e alle forze dell’ordine mettere in atto inchieste nel rispetto della legge”.
“Sarebbe stupido – ha concluso Cortiana – dire che ha vinto la pirateria, piuttosto hanno vinto il diritto e le garanzie previste dalla legge per tutti i cittadini, famosi o meno che siano”.
In merito alla vicenda Peppermint, il Garante Privacy aveva deciso di costituirsi in giudizio, al fine di verificare se nella vicenda fossero stati rispettati tutti i diritti di protezione dei dati personali.