Conferma della Cassazione: l’uso improprio del cellulare sul lavoro giustifica il licenziamento

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“Giusto licenziare il dipendente che usa il cellulare aziendale per fini privati”. E’ quanto sancisce una sentenza della Cassazione in merito all’utilizzo di dispositivi mobili in ufficio o sul lavoro per scopi che esulino le attività lavorative, dal momento che un tale comportamento compromette il rapporto di fiducia tra datore di lavoro e dipendente.

A sollevare il caso,  il ricorso di un impiegato Telecom Italia che nel 2001 si era opposto al proprio licenziamento rivolgendosi alla Corte Suprema, contro una sentenza della Corte di Appello di Lecce del 2004 che aveva confermato la validità della procedura.

La Cassazione, tuttavia, con la sentenza numero 15334 ha rigettato il ricorso e riconosciuto validi i motivi addotti per rescindere il contratto di assunzione dell’impiegato – ‘giusta causa di licenziamento‘, ai sensi dell’ex art 2119 del Codice Civile –  dal momento che l’utilizzo improprio del cellulare aziendale è da ritenersi una violazione degli impegni presi sul posto di lavoro.

E così, per colpa di troppi SMS inviati dal figlio del dipendente Telecom col cellulare in dotazione al padre lasciato incustodito, è tornato alla ribalta un caso che per mesi ha sollevato polemiche. 

Non solo: con questa sentenza la Cassazione ha sancito che il licenziamento può scattare anche se ad utilizzare il telefonino aziendale è un familiare del lavoratore per “condotta protrattasi nel tempo…con indebiti vantaggi conseguiti dal dipendente in danno della datrice di lavoro». Questo perchè, oltretutto, l’utilizzo improprio implica una carenza nella custodia degli strumenti di lavoro affidati al dipendente. Ergo, l’espulsione dal lavoro diventa lecitaper grave inadempimento contrario alle norme della comune etica o del comune vivere civile”.

Giro di vite sui cellulari utilizzati impropriamente sul posto di lavoro, quindi. La tendenza a regolamentare l’uso di uno strumento ormai così diffuso anche fuori dalle mura domestiche o in contesti non privati è chiaramente sempre più marcata.

Lo scorso anno un’altra sentenza della Cassazione aveva richiamato su di sé molta attenzione: in quel caso si dibatteva sui cellulari dimenticati accesi in ufficio, il cui squillo continuo – secondo la sentenza 13289 della Quinta sezione penale – può essere tollerato purchè la cosa non si ripeta troppo spesso. In questo caso, però, niente licenziamento, perchè il fatto non connota di per sè la personalità morale del proprietario del telefonino.
Sarà, comunque stiamo in campana: impiegato avvisato..

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