Mobile TV World 2007. Arcidiacono (Eutelsat): ‘Per la Mobile TV un futuro con standard aperti ed un’integrazione satellitare-terrestre’ 

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a cura di Raffaele Barberio 

Italia


Antonio Arcidiacono

Nel corso del Mobile World 2007 tenutosi a Roma il 21-22 giugno 2007 ed organizzato da ITEMs International decine di esperti si sono confrontati su standards, modelli di business, scenari di alleanze, modalità di consumo.

Nei prossimi giorni daremo evidenza di una serie di interviste raccolte nel corso dell’importante evento internazionale. Oggi vi anticipiamo l’intervista ad uno degli attori internazionali della scena della Mobile TV. E’ Antonio Arcidiacono, Direttore dell’Innovazione di Eutelsat, siciliano di nascita e parigino di adozione, già membro del comitato che definì negli anni Novanta lo standard GSM, governa dalla plancia di Eutelsat i più innovativi progetti di diffusione da satellite che rappresentano il fiore all’occhiello europeo sulla scena mondiale. Certo si occupa anche di altro, oltre alla Mobile TV. Ma il suo approccio a tutto tondo ci offre degli spunti di particolare interesse.

Gli abbiamo posto alcune domande ed eccovi le risposte che ci ha dato:

 

K4B.  Arcidiacono, ci spieghi esattamente cos’è la Mobile Tv distribuita via satellite: è un’alternativa alla modalità terrestre o si integra con gli altri sistemi attualmente in uso?

 

Arcidiacono.  Come quasi sempre avviene, il satellite rappresenta un complemento a ciò che si può fare con le tradizionali modalità di diffusione o distribuzione terrestre. Dico “quasi sempre” perché non mancano le eccezioni in cui, come nel caso della televisione da satellite, la modalità diffusiva satellitare ha determinato, di fatto, il successo della Tv digitale in Europa e nel mondo. Adesso, con la Banda S vi è la possibilità di fare un’offerta di Mobile Tv da satellite, un’offerta che può affiancarsi agevolmente alla rete terrestre, con modalità di integrazione strutturale.

 

K4B.  Come funziona esattamente il sistema?

 

Arcidiacono.  Secondo questo schema, la Mobile Tv o il Mobile Broadcasting, come sarebbe più corretto dire perché può offrire oltre alla tv anche radio e dati, si può fare lavorando su un segmento satellitare, ovvero una grande cella che assicura la copertura virtuale del 100% del territorio nazionale e, poi, su tutta una serie di ritrasmettitori terrestri che ripetendo il segnale satellitare o aggiungendo un segnale ulteriore, permettono di raggiungere quelle zone non visibili dal satellite.

 

K4B.  Ovvero?

 

Arcidiacono.  Se io sono in città in un “canyon urbano” il satellite non lo vedo perché sono chiuso dalle costruzioni. Lì ci potranno essere dei  trasmettitori che rimandano il segnale localmente. E questo permette grandi sinergie di ottimizzazione. Inoltre, il fatto che il satellite abbia questa grossa cella di copertura, permette di ridurre il costo delle infrastrutture terrestri, dal momento che non occorre più intensificare la presenza di trasmettitori nelle zone periferiche e nelle zone rurali, proprio perché in quelle zone il satellite è ben visibile e non è conveniente mettere dei trasmettitori. Per contro, l’utilizzazione della Banda S, collegata alla banda delle frequenze UMTS, permette di riutilizzare fisicamente i siti che sono oggi utilizzati per i ripetitori dell’UMTS, aggiungendo un ritrasmettitore e quindi permettendo di arrivare fino alla penetrazione “in house” profonda. Questa flessibilità permette alla Banda S di offrire una prospettiva realmente interessante.

 

K4B.  Sembra una prospettiva molto interessante…

 

Arcidiacono.  Ma non è l’unica. La Banda S, contrariamente alla gamma UHF, ha molto più spazio. L’UHF è nei vari Paesi una banda molto segmentata che è utilizzata per numerose applicazioni, dalla tv analogica alla tv digitale, dall’alta definizione ed alle tv regionali, ragion per cui la parte che può essere dedicata alla Mobile Tv uno spazio molto limitato. E’ anche importante segnalare come la Banda S registri mediamente 30 Mhz disponibili a livello europeo in tutti i singoli Paesi e pertanto è in condizione di assicurare un’offerta veramente paneuropea. E così i costruttori di telefonini, l’operatore, l’utente avranno la possibilità di far riferimento in tutti i Paesi alla stessa gamma di frequenza, in modo trasparente, senza problemi di standard o altro, dando anche una maggiore forza ed impulso a chi vorrà investire nelle costruzione degli apparecchi riceventi, perché non scommetterà più sulla risposta di un solo mercato nazionale, ma potrà far affidamento con fiducia ad un mercato continentale.

Non si tratta quindi di un’offerta alternativa. Il riferimento è ancora una volta il GSM. Questo standard ha iniziato a 900 Mhz e si è veramente espanso, raccogliendo il successo che conosciamo, quando si è aperta la seconda gamma di frequenza a 1800-1900 Mhz. La stessa cosa sta avvenendo con la Mobile TV. La Mobile Tv ha iniziato qui in Italia, ad esempio, con il DVB-H ovvero su UHF, grazie all’arrivo della Banda S avrà la possibilità di aver un numero sufficiente di canali e un numero sufficiente di attori perché diventi un fenomeno economico interessante. Che poi i canali siano a pagamento o siano in chiaro o, più verosimilmente,  si dia luogo a un insieme dei due, ecco tutto ciò permetterà al mercato di svilupparsi.

 

K4B.  Sembra uno scenario di sperimentazione interessante…qualche esempio concreto?

 

Arcidiacono.  La Corea rappresenta oggi una sorta di laboratorio a cielo aperto sulla Mobile Tv che mostra come funziona il sistema cui faccio riferimento. Su uno standard nazionale coreano, vi sono canali via satellite che operano in integrazione con i trasmettitori terrestri, vi sono poi i canali esclusivamente sul terrestre come il DVB-H e i due sistemi competono. In questa cornice, il mercato si è sviluppato a tal punto che oggi ci sono 6 milioni e mezzo di utenti a distanza di meno di un anno e mezzo dall’inizio del servizio. Inoltre il meccanismo fa bene all’industria produttrice dei terminali, se si considera che Samsung ed Lg oggi dispongono di oltre 50 modelli diversi di ricevitori.

La stessa cosa potrebbe ad esempio succedere in Europa, dove abbiamo una famiglia di standard con il DVB-H da un lato ed il DVBS-H per la Banda S. Se l’industria europea si mobiliterà e riuscirà a fare quello che ha fatto in questi ultimi anni per la Tv digitale, anche il nuovo modello di business potrà essere esportato in tutto il mondo e avere un ritorno industriale non solo legato al servizio ed alla sua offerta al pubblico, ma anche a tutti quegli aspetti legati alla sua parte produttiva. Quindi trasformando un mercato di consumo, in un fenomeno anche di produzione industriale e quindi di sostegno allo sviluppo economico.

 

K4B.  Da quanto dice, emerge un quadro di Mobile TV da satellite tra prospettiva, sperimentazione e realizzazioni concrete. Poco fa citava la Corea, ci sono esempi più vicini a casa nostra?

 

Arcidiacono.  Ci sono le esperienze in DVB-H che tutti sanno e che noi stiamo facendo in Banda S utilizzando, oggi, un satellite dell’Agenzia Spaziale Europea. Per la cronaca, proprio in questi giorni c’è in Italia un’unità mobile arrivata da Monaco di Baviera che ha fatto gli anelli autostradali intorno a Milano e Torino e che proprio in queste ore sta percorrendo il grande raccordo anulare di Roma per raccogliere le misurazioni necessarie al “deployment” del servizio. Parallelamente siamo presenti in tutte le Fiere internazionali per mostrare le caratteristiche ed i livelli di efficienza che la banda S assicura. Infine, dato importante, si stanno sviluppando i chipset appositamente realizzati per avere questo tipo di servizio. Per quanto ci riguarda, contiamo di avere i primi terminali disponibili nel primo trimestre dell’anno prossimo. Saranno necessari per fare il pre-lancio del servizio, in coincidenza con i Giochi Olimpici di Pechino dell’estate 2008, e anche per preparare le infrastrutture terrestri che dovranno essere costruite come completamento a quelle satellitari e che non possono essere costruite in una notte. Saremo poi pronti col satellite a partire dal primo trimestre 2009, quindi quando il servizio completo e integrato, satellitare più terrestre, sarà disponibile.

 

K4B.  Andando in giro per il mondo si incontrano molti standard di Tv Mobile, l’un contro l’altro armati. Il quadro che lei sta facendo è quello di una Mobile Tv da satellite, pronta a dialogare con tutti. Quindi non concorrenza, semmai cooperazione?

 

Arcidiacono.  Assolutamente si. In particolare, cooperazione tra di DVB-H e il DVBS-H. Io vengo da un’esperienza di standardizzazione del Gsm negli anni Novanta, poi sono tra i fondatori del gruppo DVB, che è anch’essa una storia di successo. Questo per dire che la condivisione di standard dà i suoi frutti. Oggi Eutelsat non sarebbe ciò che è se non ci fosse lo standard DVB. Noi oggi abbiamo 2 mila 500 canali televisivi digitali e 1000 canali di radio digitali, tutto grazie allo standard unico, aperto, dove tutti i player possono giocare in modo competitivo e flessibile sul mercato digitale. Questo standard è utilizzato oggi in tutto il mondo. Quello che abbiamo fatto con il DVB-H e il DVBS-H per la parte satellitare è stato creare uno standard unico e aperto che possa poi essere riutilizzato in tutti i continenti.

 

K4B.  Qual è l’obiettivo di fondo?

 

Arcidiacono.  L’obiettivo è quello di avere economie di scala che consentano di ripetere storie di successo come quella del Gsm. Quando partecipavo alle riunioni del Comitato per la standardizzazione del GSM, né io né i miei colleghi ci saremmo mai aspettati 3 miliardi di utenti nel 2007 (ndr. si guardi la notizia sul Rapporto Ovum pubblicata oggi su altra pagina del giornale). E questa è una bella storia europea, vorrei sottolineare, una storia di successo ed eccellenza.  

Poi, per carità, ci sono tutti gli altri standard: il TVMB, il MediaFlo ed altri. Tutte le soluzioni proprietarie sono interessanti, poiché proposte da società affidabili e valide che operano con successo sul mercato, ma la storia ha insegnato che lo standard aperto nel medio termine è sempre vincente, perché permette di aprire maggiormente il mercato, quindi migliorare la competizione e aumentare l’offerta. Personalmente sono un sostenitore di standard aperti piuttosto che di soluzioni proprietarie

 

 

K4B.  Sono in tanti ad avanzare qualche dubbio sui ritorni economici che la Mobile Tv è in condizioni di poter assicurare. Quali sono i suoi punti di criticità e quali quelli di opportunità?

 

Arcidiacono.  A livello di mercato è una bella domanda, perché il modello di business della Tv tradizionale non può, chiaramente, esser trasposto così com’è nel mondo della Mobile Tv. Bisognerà probabilmente inventare nuovi formati, ma anche sistemi di diffusione nuovi. Occorre passare, come dico da molti anni, dalla televisione lineare a quella non lineare, che nel mondo della Mobile TV implica un livello di spinto di interattività. Certo creare nuovi formati sarà più facile e conveniente per chi offrirà dei servizi. Già in Giappone e in Corea stanno nascendo nuovi formati e così accanto alle news o alle sitcom nascono molti servizi interattivi. Dobbiamo evitare di ripetere ciò che è accaduto nel caso del Wap. Occorre una piattaforma aperta dove la gente possa creare la propria personalizzazione del servizio. Viviamo nell’era delle communities e queste si solo, o meglio, quando la piattaforma è aperta. Il Wap “fatto in casa“, direttamente dall’utente, è stato un flop senza appello. Diversa fu, non a caso, l’esperienza del Minitel, per quanto stiamo parlando di 20 anni fa, che  fu un caso di enorme successo, proprio per la sua configurazione aperta. Queste soluzioni devono servire da esempio.

Io sono convinto che nella Mobile TV il modello free e il modello pay conviveranno, perché il primo serve a far decollare il servizio ed il secondo serve a generare le revenues. Quanto al tipo di contenuti e all’infrastruttura, vedremo. Mi piace, però, concludere con un paragone: quando la radio a valvole abbandonò il soggiorno di casa a favore della Tv e diventò un soprammobile nel corridoio, qualcuno inventò la piccola radiolina a transistor che ancora oggi tutti utilizziamo. La Mobile Tv non è altro che uno strumento simile alla radiolina che ci portiamo dietro ancora oggi, anche all’interno dei telefonini, ed è la sua inevitabile e necessaria conseguenza. Avremo con noi un device che useremo a casa, magari connessi su internet, che ci seguirà da satellite quando siamo fuori, nella nostra macchina, in ufficio. Questo strumento  personal e ubiquitous non è altro che qualcosa di molto simile alla radiolina a transistor…la stiamo solo reinventando. Non sono preoccupato più di tanto del successo di mercato finale o meno, perché lo strumento è flessibile. Si tratterà solo di essere sufficientemente creativi nel metterci qualcosa dentro di particolarmente appetibile.

 

K4B.  Un’ultima domanda sugli attori del nuovo palcoscenico: prevarranno i broadcaster o prevarranno gli editori indipendenti?  


Arcidiacono.
  Non c’è mai nessuno che prevale veramente. Il broadcaster ha i mezzi economici per poter produrre materiali di qualità e per poter creare l’appeal iniziale capace di creare il fenomeno di massa, inoltre al public broadcaster spetta portare l’assicella dei contenuti di qualità più in alto. Almeno in teoria, la Rai è pagata col canone non soltanto per coprire il prime time con lo show di intrattenimento leggero, ma per creare il riferimento di standard di qualità che poi tutti gli altri possono seguire. Quanto si sia stato fatto fino ad ora è ampiamente discutibile, ciò non di meno questo è uno dei mandati della Tv pubblica ed è un ruolo sicuramente necessario. Quanto ai broadcaster commerciali, se la piattaforma sarà di tipo aperto, avranno il loro ruolo; insomma trattandosi di IP ovvero di un mondo simil-iternet, ovvero integrato con internet, sì, avranno anche loro un ruolo. Ma i due non sono alternativi, sono complementari: la casa si costruisce con cemento armato e mattoni, non si può fare di solo cemento armato o di soli mattoni.

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