eCommerce: gli italiani hanno ancora paura del web. Da Netcomm in arrivo la carta dei diritti degli shopper

di Alessandra Talarico |

Italia


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Cresce il commercio elettronico in Italia, ma sono ancora molti gli utenti internet che non si fidano a usare la propria carta di credito per le transazioni online.

 

Quest’anno, secondo le stime di NETCOMM – Consorzio del Commercio Elettronico Italiano – e della School of Management del Politecnico di Milano l’eCommerce italiano supererà i 5 miliardi di euro con una crescita del 30% rispetto al 2006.

 

Il 70% degli acquisti avviene con carta di credito – percentuale che cresce sale al 97% nel settore turistico – ma manca ancora il cosiddetto “click culturale” che può consentire di diffondere a livello di massa i vantaggi di questo tipo di transazione e al nostro Made in Italy di conquistare più facilmente i mercati mondiali.

 

Il quadro emerso nell’ambito dell’Italian eCommerce Forum, osservatorio annuale condotto da NETCOMM, dalla School of Management del Politecnico di Milano con il contributo di CartaSi, eBay e PayPal, è per certi versi contraddittorio: le frodi, infatti diminuiscono – rappresentano lo 0,2% del fatturato del settore, rispetto allo 0,5% dello scorso anno – ma si registra ancora una certa ingiustificata sfiducia degli italiani verso gli acquisti online.

 

Inoltre, se da un lato aumenta la spesa media, esiste sempre uno ‘zoccolo duro’ che a fare acquisti su internet non ha mai provato, per reticenza nei confronti di un mezzo che – se pure sempre più sicuro – presenta ancora alcune incognite, le quali però gravano solo sul venditore in quanto l’acquirente in caso la transazione non andasse a buon fine viene comunque rimborsato dell’intero importo corrisposto.

 

Tra i settori che più sono riusciti a vincere queste reticenze, quello del turismo – con il 49% del mercato e transazioni per 2,6 miliardi di euro – dell’informatica ed elettronica di consumo che nel 2007 supererà quota 488 milioni di euro (in crescita del 19%).

 

Le Assicurazioni online, pur riducendo nel 2007 il loro peso al di sotto del 10% dell’eCommerce, dimostrano uno stato di salute più che soddisfacente, se confrontato con il mercato offline, mentre l’abbigliamento, con i suoi 156 milioni di euro e l’editoria con 131 milioni di euro confermano anche nel 2006 una quota intorno al 3% ciascuno.

 

Il settore italiano dell’eCommerce, nonostante la crescita significativa, presenta ancora diversi valori che ci distanziano dal resto d’Europa. Una situazione da attribuire al fatto che sono ancora poche le imprese italiane che investono nella multicanalità sfruttando la potenza del canale online.

 

Sul lato dell’offerta, secondo Roberto Liscia, presidente di NETCOMM, “spesso la reticenza è legata alla paura di cannibalizzare le reti tradizionali. Le vendite all’estero online crescono ancora (circa il 17% del totale) ma sono concentrate nel turismo ed in misura minore nel settore dell’abbigliamento. Il ritardo nello sviluppo di una offerta più ampia per i mercati esteri porterà, se tale situazione dovesse permanere, ad una riduzione significativa del bilancio commerciale con l’estero”.

 

Per quanto riguarda invece la domanda, il comportamento degli italiani è ancora lontano da quello degli altri cittadini europei.

“Oggi – ha aggiunto Liscia – la rete è sicuramente il primo media per informarsi prima di un acquisto. L’Infocommerce è diventato una abitudine per gran parte degli internauti, ma le reticenze e le paure legate alla sicurezza in rete ed alla qualità della logistica fanno sì che vi sia un significativo ritardo degli italiani nel fare acquisti online”.

 

La sfiducia nei confronti dei metodi di pagamento online è una peculiarità tutta italiana, ha spiegato ancora Liscia, sottolineando che “nel caso di acquisti sui principali siti di commercio elettronico è pressoché impossibile che il numero della carta di credito possa essere visto ad terzi e quindi rubato”.

 

Paradossalmente, quindi, si potrebbe asserire che l’insicurezza è offline, non online: gli italiani sembrano propensi a rilasciare questi dati al telefono, ai negozi, al ristorante, persino a spedirli in cartolina, “ma ancora non sono disposti a inserire il codice nell’unico luogo dove non può essere visto e copiato, cioè online”.

 

Netcomm, ha concluso Liscia, ha presentato un position paper al Governo per valorizzare le opportunità ancora non sfruttate che questo mercato offre sia ai cittadini sia allo stesso Sistema Paese per la nostra competitività sui mercati internazionali.

 

Per Alessandro Perego, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio B2c – School of Management del Politecnico di Milano, l’Italia dell’eCommerce ha raggiunto buoni risultati, “ma si può fare di più. Anzi, si deve fare di più se si vuole colmare il divario che ci separa dagli altri Paesi industrializzati”.

L’Italia, infatti, fa ancora fatica ad allinearsi al resto d’Europa sia in termini di valore assoluto dell’eCommerce – l’Italia è un decimo della Gran Bretagna e un terzo della Francia – che in termini di penetrazione dell’eCommerce sul totale delle vendite ai consumatori finali (0,6% in Italia contro valori che vanno dall’1,5 al 5% negli altri paesi).

 

“L’Italia – ha aggiunto Perego – ha più o meno lo stesso numero di navigatori internet della Francia, ma la metà di acquirenti online, i quali su base annua comprano molto meno”.

I motivi sarebbero da addurre al ritardo dell’Italia nell’adozione della banda larga, ai costi e alle prestazioni della logistica distributiva, alla diffidenza degli italiani verso l’acquisto online.

Ma per Perego c’è anche un altro motivo di fondo: in Italia manca l’offerta di alcune merceologie di prodotto, come dimostra anche il fatto che tra i top 20, 18 aziende vendono servizi e solo 2 merci. Sono poi i ‘soliti noti’ a rappresentare una quota significativa del mercato con pochi nuovi ingressi ‘autorevoli’.

“La grande distribuzione – ha concluso Perego – nonostante qualche caso isolato nell’informatica ed elettronica di consumo e nell’arredamento, continua ad essere poco presente. Per sostenere una crescita più marcata occorrerebbero più spalle e soprattutto spalle larghe (si legga grande distribuzione). Questo quadro evidenzia, a occhi attenti, una grande opportunità di sviluppo dell’eCommerce in Italia, ancora in buona parte da cogliere”.

 

Per sciogliere queste reticenze è essenziale aiutare i consumatori a distinguere tra quanto di buono e quanto di problematico viaggia online, offrendo loro una corretta informazione. Per questo motivo – ha spiegato Giulio Finzi, Segretario Generale di NETCOMM – “abbiamo attivato un gruppo di lavoro per realizzare una Carta dei diritti degli shopper online”.

È necessario infatti, ha concluso, “fare chiarezza nell’interesse del cittadino che in Internet ha un alleato e non un nemico”, uno strumento grazie al quale  il acquisire un sempre maggiore potere contrattuale per la possibilità di conoscere con facilità le caratteristiche dei prodotti prima di acquistarli, di confrontarne i requisiti e di fare quindi acquisti molto più oculati di un tempo.

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