Unione Europea
Viviane Reding ce l’ha fatta: gli utenti mobili europei che si recheranno all’estero per vacanza o per lavoro potranno telefonare e ricevere chiamate a cuor più leggero, anche se non proprio entro i tempi previsti, cioè per l’estate.
I ministri europei delle tlc hanno infatti dato il via libera al regolamento che fissa i tetti massimi delle tariffe roaming, approvando un testo che sarà formalmente adottato dagli Stati membri il prossimo 25 giugno e pubblicato nella gazzetta ufficiale il 29 giugno per entrare in vigore il giorno successivo.
L’intesa, che riduce fino al 70% le tariffe di roaming della telefonia mobile praticate nell’Unione europea, prevede un tetto massimo di 49 centesimi al minuto per le chiamate effettuate e di 24 centesimi al minuto per quelle ricevute quando ci si trova in un Paese straniero. Per le tariffe wholesale, invece, non si potranno superare i 30 centesimi al minuto.
Le nuove tariffe resteranno in vigore per i prossimi tre anni e si prevede che nel corso di questo arco di tempo vengano ulteriormente ritoccate al ribasso: quelle per chiamare dall’estero passerebbero dunque a 46 centesimi nel secondo anno dall’approvazione del regolamento e a 43 centesimi il terzo anno. Le chiamate ricevute, invece, scenderanno a 22 centesimi il secondo anno e a 19 centesimi il terzo anno.
Le tariffe all’ingrosso, infine, caleranno da 30 centesimi a 28 centesimi il secondo anno e a 26 centesimi il terzo.
In nome della trasparenza, gli operatori dovranno subito informare tutti i clienti delle nuove disposizioni, mentre per quanto riguarda le modalità di applicazione delle nuove tariffe – uno degli ostacoli che più ha tenuto col fiato sospeso il Commissario Reding – si è giunti a un compromesso in base al quale esse verranno adottate in un primo tempo solo da quei clienti che ne faranno richiesta e dopo tre mesi automaticamente passeranno a tutti gli altri che non abbiano aderito a qualche pacchetto promozionale particolare proposto dagli operatori.
“Quella di oggi è una data importante per i consumatori e per le imprese dell’UE”, ha dichiarato la Reding, sottolineando che “nel tempo record di soli dieci mesi è stato raggiunto un accordo politico sul regolamento dell’UE in materia di roaming, grazie al massiccio sostegno del Parlamento europeo e all’abilità negoziale della presidenza tedesca. Già dalla prossima estate, quindi, gli utenti della telefonia mobile potranno beneficiare di tariffe di roaming nettamente più convenienti durante i loro spostamenti in Europa. Il mercato interno europeo sarà finalmente senza frontiere, anche per quanto riguarda i costi della telefonia mobile.”
Il prezzo medio attuale per una chiamata di un minuto dall’estero è di 1,15 euro, quando agli operatori gestire il servizio – utilizzato ogni anno da almeno 150 milioni di persone – non costa più di 20 centesimi.
Un business, dunque, di tutto rispetto stimato in circa 8,5 miliardi di euro all’anno.
Il compromesso a cui si è giunti nel corso di questi ultimi 10 intensi mesi trova il suo fondamento in un processo di indagine molto lungo, avviato nel 1999. Nel corso di tutti questi anni la Commissione ha rivolto molti appelli agli operatori, affinché le tariffe fossero portate su livelli più equi, tali almeno da non provocare uno shock a quelli che non viaggiano molto e non sono abituati al roaming.
Le iniziative ‘volontarie’ di riduzione delle tariffe intraprese dalla maggior parte degli operatori europei non hanno comunque mai convinto le istituzioni europee, alla luce del fatto il costo di una chiamata di quattro minuti può raggiungere anche i 12 euro e che, secondo un sondaggio Eurobarometro, il 15% degli utenti mobili sceglie di non portare con sé il proprio telefono in vacanza o di tenerlo spento, mentre il 21% invia all’estero esclusivamente messaggi di testo (SMS) a causa dei costi esorbitanti.
La battaglia delle istituzioni europee è quindi giunta alla sua felice conclusione e il Commissario Reding, siamo sicuri, diventerà da oggi in poi la beniamina di tutti i vacanzieri europei.
A patto che questo taglio non finisca per essere l’ennesima scusa per ‘ritoccare’ le tariffe domestiche, un po’ come è successo in Italia dopo l’abolizione dei costi di ricarica.