Stati Uniti
“Riunione costruttiva” per Rupert Murdoch quella avuta ieri con la famiglia Bancroft per decidere le sorti di Dow Jones e del Wall Street Journal.
Il magnate dei media ha cercato di convincere la società a vedere, fornendo ulteriori garanzie sull’indipendenza editoriale dell’eminente quotidiano. Quest’ultimo uno degli aspetti più controversi di questa trattativa cominciata nel mese scorso.
“…Abbiamo avuto una riunione lunga e costruttiva. Adesso non ci resta che riflettere su quanto è stato detto“, ha riferito Murdoch al termine dell’incontro che è durato cinque ore, come hanno riportato i quotidiano americani.
Il tycoon australiano, che controlla la News Corp, un impero mediatico tra giornali e televisioni, e suo figlio James, a capo della Pay TV britannica BSkyB, hanno incontrato tre membri della famiglia.
Si è trattato del primo incontro da quando Murdoch ha avanzato l’offerta da 5 miliardi di dollari per rilevare Dow Jones, nonostante le diverse richieste avanzate dallo stesso presidente della News Corp.
Invito che non era stato raccolto sebbene l’offerta valutasse il gruppo a 60 dollari per azione, ben al di sopra del valore di Borsa.
A questo si aggiunga la posizione di dissenso di molto sindacati e giornalisti del Wall Street Journal di fronte all’ipotesi di vendere a Murdoch, motivata dalle ingerenze che, a loro dire, il magnate opererebbe continuamente sui mezzi di comunicazione che controlla.
Ma giovedì la famiglia ha deciso improvvisamente di accettare l’incontro, sicuramente per la pressione di una parte degli azionisti interessati alla lauta offerta. I Bancroft hanno subito ribadito la necessità di assicurare l’indipendenza del giornale più importante del mercato finanziario.
Preoccupazione prontamente accolta da Murdoch che già nei giorni scorsi per placare queste ansie aveva parlato dell’istituzione di comitato editoriale posto a garanzie dall’indipendenza del WSJ, su modello di quello esistente per il Times di Londra, comprato dal magnate nel 1981.
Secondo alcune indiscrezioni sarebbe anche possibile che il tycoon arrivi ben oltre, forse con un comitato con diritto di veto sulla nomina e il licenziamento dei caporedattori.
Sicuramente ciò che Murdoch non accetterà sarà che i Bancroft possano avere il controllo di questo comitato editoriale anche dopo la vendita.
Un simile organo deve comprendere “…persone che non abbiano alcun legame né con me, né con la famiglia” Bancroft, ha dichiarato il presidente della News Corp in un’intervista di venerdì scorso.
Aggiungendo che la famiglia “…non può pensare di vendere (Dow Jones) e sorvegliarla” allo stesso tempo.
“…Io non posso mettere 5 miliardi sul tavolo, denaro dei miei azionisti, e non dirigere l’affare”, ha detto ancora, sottolineando ancora una volta di non avere alcuna intenzione di modificare la linea editoriale del Wall Street Journal.
Intanto, il principale sindacato dei dipendenti del quotidiano e di Dow Jones, l’IAPE, ha fatto sapere ieri d’essersi rivolto a dei consulenti per cercare offerte alternative e d’aver già avviato i primi contatti con “degli investitori significativi”.
L’IAPE, che dice di rappresentare “più di 2.000 dipendenti del gruppo Dow Jones“, ritiene che questi investitori “potrebbero essere dei semplici partner che assicurerebbero l’indipendenza della società e l’integralità giornalistica di tutte le pubblicazioni”.
Per Rupert Murdoch, Dow Jones, che comprende il WSJ, l’agenzia di informazioni finanziarie, il sito MarketWatch e la banca dati Factiva, sarebbe una grossa opportunità per il canale economico Fox Business che intende lanciare nella propria galassia televisiva per il prossimo autunno.
La propria offerta arriva in un momento particolare per l’informazione finanziaria che è in via di consolidamento.
Pensiamo che solo alcuni giorni fa, lo scorso 15 maggio, l’agenzia Reuters è stata rilevata dal gruppo canadese Thomson per 17 miliardi di dollari.
Cosa succederà al Wall Street Journal? Non resta che aspettare, ma già per la fine di questa settimana si potrebbe sapere se Murdoch ha avuto la meglio.