Italia
“Banda larga in Italia significa sostanzialmente fibra ottica“. E’ quanto ha dichiarato il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò, in occasione di un Convegno a Roma sul mercato tlc.
Per Calabrò, premessa la neutralità tecnologica, “…la rete in rame mostra già la corda per i servizi tradizionali in alcune aree. Certo si potrebbe mantenere meglio:
Secondo il presidente dell’Autorità, quindi, per sviluppare le infrastrutture di telecomunicazioni in Italia, e portarle a livello degli altri Paesi più sviluppati, “…non c’è alternativa alla realizzazione di una nuova rete di comunicazioni in fibra ottica. Altre tecnologie, come il WiMAX, la tecnologia di banda larga mobile di cui nei giorni scorsi sono state dettate le regole per la prossima gara, possono integrare la fibra ma non sostituirla“.
Questa tecnologia permetterebbe di dare supporto notevole alle zone rurali ma, ha aggiunto, “…il numero delle frequenze fornite dal ministero della Difesa non è sufficiente e la situazione orografica italiana è diversa da quella della Francia, dove il territorio è prevalentemente pianeggiante”.
La soluzione sarebbe allora quella di “…remunerare a sufficienza il capitale di chi investe nell’infrastruttura” e anche arrivare a una “regolamentazione meno pressante” sul mercato retail di Telecom Italia.
“…Si tratta di trovare un equilibrio tra le diverse esigenze, quella regolamentare e di apertura del mercato e quella di garantire un ritorno a esborsi che secondo i nostri calcoli saranno tra gli 8 e i 15 miliardi di euro per realizzare l’infrastruttura“.
Calabrò ha ricordato che l’Autorità ha in atto un procedimento per arrivare “…a una separazione funzionale dell’infrastruttura di rete di Telecom Italia”, ma che questo procedimento deve avere come obiettivo quello appunto della realizzazione dell’infrastruttura in fibra ottica. “…E’ un’occasione che l’operatore principale italiano non può perdere e nel quale devono essere coinvolti anche gli altri operatori”.
Il presidente dell’Agcom ha sollecitato un intervento del Governo su due fronti per favorire la realizzazione di questa nuova infrastruttura: “…Il Ministro Gentiloni e altri esponenti del Governo hanno ipotizzato interventi pubblici, che secondo me dovrebbero andare oltre la sola soluzione del digital divide nelle aeree più decentrate. Credo che un sostegno pubblico per un’operazione di sviluppo come questa sarebbe giustificato anche a livello comunitario”.
In questo senso, il sostegno finanziario pubblico, a parere del presidente dell’Authority, si spiega anche alla luce dell’andamento della spesa per la rete di Telecom Italia che dal “…2000 al 2005 si è ridotta da 3 miliardi l’anno a 2,3 miliardi solo in parte compensata dall’aumento della spesa da parte degli altri operatori: passata da
Calabrò ha quindi sottolineato l’importanza di un urgente intervento, davanti a un mercato tlc che altrimenti vedrebbe frenata la propria crescita, dopo un periodo altamente positivo come emerge dai dati della Commissione Ue sull’incidenza dei servizi sull’economia moderna.
“Il 50% degli incrementi di produttività dell’Unione europea tra 2000 e 2004 – ha ricordato – è stato ottenuto dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione che hanno determinato un progressivo miglioramento dei servizi, accompagnato da una continua discesa dei prezzi. In Italia dal ’98, momento della costituzione dell’Autorità, i prezzi dei servizi delle telecomunicazioni sono scesi del 18% a fronte di un aumento dell’inflazione di oltre 20%”. Calabrò ha anche sottolineato l’eccezionale sviluppo delle tlc nel nostro Paese, primo al mondo nell’innovazione di prodotto, e leader nell’UMTS con 17 milioni di utenti.
C’è, secondo Calabrò, “…un’enorme richiesta di servizi nei giovani d’oggi“, e ci sono “…infinite possibilità di utilizzo della rete“. Bisogna quindi puntare sempre più a un’offerta integrata internet/audio/video, e bisogna sopratutto superare quel collo di bottiglia rappresentato dalla banda larga: un handicap in grado di stroncare lo sviluppo.
“…Nonostante nella ricerca scientifica l’Italia sia agli ultimi posti tra i Paesi dell’Ocse – ha sottolineato – nel campo delle tecnologie siamo all’avanguardia”. Una situazione rosea, però, solo “….se guardiamo dallo specchietto retrovisore. Se guardiamo avanti ci rendiamo conto che siamo arrivati al termine della strada”, ha messo in guardia il presidente dell’Agcom. “…Per andare al di là ci vuole un ponte: la banda larga. Siamo in una fase paragonabile a quella del passaggio dalla locomotiva a vapore a quella elettrica o dalla Tv in bianco e nero a quella a colori”.
E ha aggiunto: “…Senza banda larga, sarebbe come instradare le auto di oggi da 200 all’ora su una mulattiera. Il mancato accesso alla larga banda accentuerà il divario economico e sociale tra le varie parti del Paese e tra gli Stati”. In questo quadro si staglia “l’anomalia italiana” che rischia di “diventare un handicap che potrebbe stroncare lo sviluppo“. E l’anomalia azzurra equivale “…all’assenza quasi totale di infrastrutture alternative alla rete di accesso in rame di Telecom”.
Il divario con gli altri Paesi è abissale. “…Con il 14,5% di penetrazione della banda larga siamo indietro non solo ai Paesi più progrediti quali Gran Bretagna, Olanda, Germania, Francia“. Ma anche rispetto alla media dell’Europa a 15 (18%) e di quella a 25 (con il 15,7%). E non possiamo aspettare l’arrivo della “domanda“. “….Dubito – ha detto – che ci sia questa simultaneità tra accrescimento della domanda e accrescimento dell’offerta”.
Tornando al procedimento che riguarda la separazione funzionale della rete Telecom, Calabrò ha spiegato che “…la consultazione pubblica in atto in questo momento si concluderà il 4 luglio. Il nostro obiettivo resta la separazione funzionale anche perché interventi diversi imposti a Telecom andrebbero contro l’articolo 41 della Costituzione sulla libertà di iniziativa imprenditoriale. Grazie all’emendamento Gentiloni abbiamo i poteri sufficienti per un confronto equilibrato con l’operatore principale italiano”.
Il presidente dell’Agcom, piuttosto, si è lamentato di alcuni emendamenti presentati alla Camera sul Ddl liberalizzazioni, all’interno del quale c’è la normativa del Ministro Gentiloni sui poteri dell’Autorità: “…Sono stati presentati emendamenti che fisserebbero un tetto massimo al costo di interconnessione con la nuova rete in fibra ottica. Questa è materia del nostro confronto con Telecom e un intervento normativo ci priverebbe di una competenza e di una libertà di trattativa che è regolamentare”.