Unione Europea
Tramonta il sogno europeo di un sistema di posizionamento satellitare realizzato attraverso la collaborazione tra pubblico e privato.
La messa in opera dell’infrastruttura del sistema Galileo sarà infatti probabilmente tutta a carico del settore pubblico e a quello privato resterà soltanto la successiva gestione dei servizi, dal momento che l’ultimatum del Commissario Ue ai Trasporti Jacques Barrot al consorzio concessionario del sistema non ha sortito alcun effetto.
Nessuno vuole rinunciare all’ambizioso progetto che avrebbe dovuto sfidare il GPS americano, ma proseguire sulla strada intrapresa nel 2003, attendendo la soluzione dei contrasti politico-economici sorti intorno a Galileo, significherebbe provocare ritardi irrecuperabili al suo sviluppo e rischi inaccettabili per il settore pubblico.
Alla luce delle pretese “inaccettabili” avanzate dalla 8 aziende concessionarie – che hanno chiesto alle autorità pubbliche di farsi carico del 100% dei rischi e dei debiti – il Commissario Barrot sta dunque studiando delle alternative per non mandare all’aria quanto realizzato finora e le proporrà alla Commissione e al Consiglio europeo nelle prossime settimane.
Nel progetto iniziale, i costi totali del progetto erano stati stimati in 3,6 miliardi di euro: 1,5 miliardi di euro per la fase di definizione e preparazione del progetto totalmente finanziati dal settore pubblico (ESA e Commissione); 2,1 miliardi di euro per la fase di lancio dal 2006 al 2008 ( di cui 1/3 dal settore pubblico, 2/3 dal settore privato).
In seguito, i costi avrebbero dovuto essere interamente a carico del settore privato.
“Non si tratta di aumentare le spese previste – ha però sottolineato il portavoce Michele Cercone – ma di utilizzare in modo più conveniente il denaro già previsto”, stimato in una forchetta tra due e tre miliardi di euro.
La soluzione proposta di scindere la parte della costruzione – in mano totalmente pubblica – da quella dello sfruttamento commerciale del sistema – affidata ai privati – “proteggerebbe in modo più efficace il valore dei soldi dei contribuenti”, ha spiegato ancora il portavoce del Commissario, sottolineando che “se c’è da spendere una grande quantità di soldi, è meglio farlo direttamente per costruire le infrastrutture”.
E’ la stessa differenza che c’è tra acquistare un’auto in leasing o in contanti, ha spiegato ancora Cercone: nel primo caso si paga meno all’inizio ma i costi finali sono maggiori, nel secondo caso bisogna pagare di più al momento dell’acquisto ma il conto finale è meno caro.
Chissà se la fase commerciale verrà affidata sempre alle stesse 8 aziende – AENA, Alcatel, EADS, Finmeccanica, Hispasat, Immarsat, TeleOp e Thales – che hanno fin qui disatteso gli impegni presi. Il portavoce si è limitato a osservare che “se il pubblico si prenderà il carico totale e quindi la responsabilità della costruzione allora le condizioni devono essere cambiate”, evitando magari di affidarsi alle tecnologie prodotte da queste imprese.
Il progetto Galileo costituisce un’opportunità di grande rilievo per l’Europa soprattutto per le sue caratteristiche di infrastruttura globale e per l’importante componente internazionale del suo sviluppo: accordi di cooperazione sono già stati firmati tra gli altri con Cina, Israele, Stati Uniti, Ucraina, India, Marocco e Corea del Sud. Molti altri sono in preparazione.
Il sistema satellitare permetterà la fornitura di cinque servizi base: l’Open Service (OS), il cui principale utilizzo è nel settore della mobilità generale e di massa, il Commercial Service (CS) che avrà invece un forte impatto sulle applicazioni commerciali specializzate per diversi clienti e mercati, il Safety-of-Life Service (SoL) le cui applicazioni sono la navigazione aerea e marittima, il Search and Rescue (SAR) per il soccorso aereo e marittimo su scala globale ed infine il Public Regulated Service (PRS) il cui utilizzo principale è l’uso governativo da parte dei corpi di Polizia, Vigili del Fuoco, Difesa, etc.
Intervenendo a un convegno sulla ‘space economy’, organizzato da Confindustria, il ministro dello Sviluppo economico Pier Luigi Bersani, ha dichiarato che il settore pubblico deve prendersi le sue responsabilità perché “far finta che il privato possa far tutto significa solo rallentare il programma”, che avrebbe dovuto essere completamente operativo entro il 2008.
“L’Italia – ha aggiunto il ministro – ci ha messo convinzione e risorse, ci crede, ed è impegnata a sbrogliare le difficoltà di oggi, a trovare soluzioni”.
Per Bersani, Galileo “è un progetto di straordinario rilievo” in un settore – quello aerospaziale – che è fondamentale per il futuro e nel quale bisogna cercare di “favorire aggregazioni che abbiano preferibilmente una base europea”.
Secondo Giorgio Zappa il direttore generale di Finmeccanica – che fa parte del consorzio concessionario – la situazione è estremamente “intricata” e il finanziamento pubblico serve perché “non è semplice, per il momento, accedere al mercato finanziario privato”. Per Zappa servono risorse per 1,5 miliardi di euro.