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Roaming: procedono le discussioni alla ricerca di un compromesso, ma la strada è sempre più in salita

Unione Europea


Riuscirà Viviane Reding a far approvare la riduzione delle tariffe del roaming entro l’estate? Fino a poche settimane fa l’accordo sembrava imminente, ma via via le cose si sono complicate e l’ultima data buona per riuscire nell’impresa è martedì prossimo.

 

Il Parlamento europeo – ha spiegato il relatore Paul Ruebig – sarebbe anche pronto a fare delle concessioni per arrivare all’approvazione, ma se si dovessero presentare nuovi ostacoli, mancherebbe il tempo materiale per concludere l’iter entro il 7 giugno, in occasione del prossimo consiglio Ue delle tlc.

Prima di giungere a quest’ultima tappa, infatti, le nuove norme dovrebbero essere ratificate dal Parlamento europeo il 24 maggio.

 

Il tempo stringe, dunque, e gli operatori mobili sorridono all’idea di ancora un’altra estate a pieno regime tariffario. Il roaming, del resto, è un business da circa 8,5 miliardi di euro, e la società telefoniche stanno conducendo una dura battaglia contro norme giudicate lesive per il mercato e i consumatori.

 

I contrasti maggiori riguardano proprio la modalità di applicazione delle nuove normative: c’è chi chiede un passaggio automatico all’eurotariffa – il sistema opt-out sostenuto dalla Commissione – chi invece ritiene che questo debba avvenire solo su specifica richiesta del cliente, la modalità opt-in sostenuta invece dal consiglio e, ovviamente, dagli operatori mobili.

 

Applicando il sistema opt out, secondo la Commissione, “gli operatori mobili dovranno convincere i clienti del fatto che le loro tariffe sono ancora più convenienti di quelle prescritte dal nuovo regolamento Ue, e questo sarà un grande incentivo per una maggiore competizione”.

Ma gli operatori rispondono piccati che il mercato è già competitivo e i tagli incideranno parecchio sulla qualità dei servizi offerti ai consumatori.

 

Nella battaglia verso la riduzione delle tariffe del roaming, l’Italia si è impegnata ad assumere una posizione costruttiva nei negoziati, per trovare un accordo equilibrato che tuteli i diritti dei consumatori e dell’industria.

 

La Ue propone una riduzione delle tariffe pari a circa il 70%: il prezzo medio attuale per una chiamata di un minuto dall’estero è di 1,15 euro, quando agli operatori gestire il servizio – utilizzato ogni anno da almeno 150 milioni di persone – non costa più di 20 centesimi.

Per questo la Ue propone di portare a 40 centesimi il prezzo al minuto per effettuare una chiamata e di 15 centesimi al minuto per ricevere telefonate.

 

L’obiettivo della Reding – che si è battuta strenuamente contro la lobby della telefonia mobile, ma rischia ora di vedere il suo impegno sfumare di fronte alle resistenza politiche in seno all’Unione – è quello di trasportare i vantaggi delle tariffe europee a tutti i cittadini: “penso a quelli che non viaggiano molto e non sono abituati al roaming, ma hanno uno shock quando ricevono la bolletta, ma anche a quelli che scelgono particolari pacchetti e che devono avere la possibilità di continuare a usarli. Va trovato un equilibrio tra la possibilità di coloro che hanno scelto di continuare a usufruire della loro scelta e l’impegno a proteggere i soggetti più vulnerabili”.

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