Telecom Italia: analisti cauti sul futuro, mentre Confalonieri ribadisce ‘Mai dire mai’

di Alessandra Talarico |

Per il presidente Pistorio, ‘l’azienda è sana, non c’è nulla da risanare’.

Italia


Fedele Confalonieri - presidente Mediaset

Mentre gli analisti argentini prevedono possibili ostacoli antitrust per Telefonica dopo il suo ingresso nel capitale di Telco – la holding che controlla Telecom Italia – le banche d’affari hanno accolto favorevolmente la trimestrale del gruppo italiano, pur mantenendo una certa cautela sul futuro.

 

Per gli analisti di Argentine Research, le autorità argentine potrebbero costringere Telefonica ad abbandonare alcuni asset locali per ottenere il via libera all’ingresso in Telco, dal momento che il gruppo guidato da Cesar Alierta è dominante sia nel settore mobile che in quello fisso, mentre Telecom Italia controlla al 50% la diretta concorrente Telecom Argentina.

Tra le ipotesi più accreditate, dunque, la possibilità che gli asset argentini vengano ceduti ad America Movil, la società che aveva tentato insieme ad AT&T di acquisire il controllo di Olimpia. Il gruppo guidato dal miliardario messicano Carlos Slim, il secondo uomo più ricco del mondo dopo Bill Gates, possiede già il terzo operatore mobile argentino – CTI Movil – e con l’operatore di rete fissa Telmex controlla il 90% del mercato messicano.

 

Per quanto riguarda i risultati trimestrali di Telecom, le banche d’affari sono concordi nel ritenere che il superamento del consensus non elimina i dubbi sul futuro della società, sia dal punto di vista delle performance che da quello regolatorio.

 

Il gruppo ha archiviato i primi tre mesi dell’anno con un crescita organica dei ricavi dell’1,1% a 7,5 miliardi di euro.

L’utile netto consolidato è pari a 775 milioni di euro, in crescita del 4,2% rispetto ai primi tre mesi del 2006.

 

L’utile netto, secondo gli analisti di Dresdner Kleinwort è superiore del 20% alle attese degli analisti, ma difficilmente questo dato “si tradurrà in migliori risultati per l’anno in corso”, mentre per vedere gli esiti delle sinergie con il partner spagnolo si dovrà attendere il 2008.

La banca d’affari ha mantenuto il ‘target price’ di 2,50 euro e il rating di ‘hold’ sul titolo Telecom.

 

Pesa sul giudizio di Lehman Brothers, invece, il deterioramento del settore wireline: i ricavi del comparto fisso per il primo trimestre si sono attestati a 3,9 miliardi, in calo del 6,9% rispetto ai primi tre mesi del 2006. Il conseguente crollo dell’Ebitda della business unit domestic (-9,4% a 2,8 miliardi di euro) secondo gli analisti della banca americana potrebbe continuare anche nel secondo trimestre a causa degli interventi del governo nel settore delle ricariche telefoniche.

Unica isola felice per la società è il mercato brasiliano: TIM Brasil è il secondo operatore mobile del Paese con una quota del 25,8% e ha chiuso il primo trimestre con ricavi in crescita del 37% a 3 miliardi di reais.

Per questo, Lehman Brothers – secondo cui, comunque, il supporto politico ai nuovi soci garantirà maggiore stabilità – ha tagliato le stime sull’utile per azione dell’1% per quest’anno e del 4% per l’anno prossimo, ma ha lasciato invariato il giudizio ‘equalweight’ sul titolo con un ‘target price’ di 2,50 euro.

“A dispetto di una valutazione non attrattiva a causa di un profilo di crescita debole – si legge nel report LB – confermiamo il rating, prendendo nota degli elementi catalizzanti dell’accordo sulla separazione della rete atteso per il secondo semestre e del consolidamento della telefonia mobile in Italia nei prossimi dodici mesi”.

 

Confermato il giudizio ‘underweight’ con un prezzo obiettivo di 1,9 euro per Morgan Stanley secondo cui le performance finanziarie sono in linea con le previsioni anche se nella parte bassa degli obiettivi relativi al 2007, mentre Société Générale ha ridotto il target price da 2,57 a 2,25, pur mantenendo il giudizio ‘hold’. Anche la banca francese ha posto l’accento sulla crescente pressione regolamentare che inciderà sulle performance della divisione mobile del gruppo.

 

Telecom comunque, sottolinea il presidente Pasquale Pistorio “è una società finanziariamente sana e tecnologicamente avanzata”, senza “nulla da risanare”. Quello di cui ha bisogno ora è di proseguire sulla via dello sviluppo “nell’interesse del paese e degli azionisti” in un contesto in cui “governo e le istituzioni stabiliscono le regole del gioco e vigilano affinché esse siano rispettate” e spetta poi “all’economia condotta dai privati giocare la partita”.

 

Una partita in cui Mediaset non ha rinunciato a entrare: stando al presidente Fedele Confalonieri, infatti, i giochi non sono chiusi, anche se in un primo tempo il gruppo è stato escluso.

“Per noi avrebbe avuto senso entrare in una Telecom dove ci sono nuove piattaforme – ha aggiunto Confalonieri – chi fa il nostro mestiere sa come si agisce nell’acquisizione e nella diffusione dei diritti”.

Telecom possiede tre reti, “con nuove piattaforme per vedere che cosa può essere la nuova televisione. E’ come essere in un osservatorio in prima fila”, ha quindi spiegato Confalonieri.

“Capisco anche che la politica possa dire la sua”, ma, conclude “mai dire mai non è solo nei film di James Bond. Oggi la cosa è finita perchè di fatto è stata venduta a Telefonica. Poi in futuro chi lo sa”.

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