Italia
Un nuovo botta e risposta tra il premier Romano Prodi e membri della stessa maggioranza conferma come non si siano ancora placate le polemiche politiche sul caso Telecom Italia, nel giorno del primo cda seguito al riassetto del gruppo telefonico.
Il consiglio, chiamato ad esaminare i conti dei primi tre mesi di quest’anno, ha confermato i vertici del gruppo, mentre i consiglieri si sono detti molto soddisfatti della trimestrale e dell’ottimo clima che si è respirato durante la riunione, in particolare per quanto riguarda il rapporto tra il presidente Pasquale Pistorio e il vicepresidente Carlo Buora.
Nei primi tre mesi del 2007, il gruppo ha registrato ricavi per 7,5 miliardi di euro, in crescita dello 0,8% rispetto al 2006, mentre il margine operativo lordo si è attestato a 3,1 miliardi di euro. L’utile netto ammonta a 775 milioni di euro, in crescita del 4,2% rispetto ai primi tre mesi del 2006.
Durante il primo trimestre sono cresciuti del 14% anche gli investimenti, che si attestano a 1,1 miliardi di euro, trainati dalle maggiori spese effettuate nelle business unit European Broadband (+47 milioni) e Mobile Brasile (+53 milioni).
Il cda ha inoltre rinnovato fino al 31 marzo 2008, l’autorizzazione all’emissione di prestiti obbligazionari non convertibili per un importo massimo complessivo di 4 miliardi di euro nell’ambito del programma Euro Medium Term Note, “allo scopo di mantenere la possibilità di un rapido ed efficiente accesso al mercato dei capitali e di un’adeguata flessibilità finanziaria”.
I ricavi del primo trimestre 2007 – spiega la società in una nota – risentono dell’impatto derivante dalla modifica delle tariffe di terminazione avvenuta nel secondo semestre 2006, nonché dell’applicazione, a partire dal mese di marzo 2007, del Decreto Bersani.
L`indebitamento finanziario netto al 31 marzo 2007 è pari a 37,1 miliardi di euro, in calo di 119 milioni rispetto al 31 dicembre 2006.
Intervenendo a un convegno a Roma, intanto, il presidente del Consiglio ha difeso l’atteggiamento neutrale tenuto dal governo e, parlando di “polemiche indecenti”, ha sottolineato che l’Italia “è un Paese apertissimo agli stranieri” e che “sulla vicenda Telecom non c’è stato alcun accordo di governo” con la Spagna.
Sull’accordo con Telefonica, ha aggiunto Prodi, hanno prevalso “le regole del mercato” non come in altri Paesi – il riferimento è agli Stati Uniti – dove in casi analoghi “il governo mette pesantemente la zampa sugli investimenti stranieri”.
Ribadendo infine che “bisogna distinguere la propaganda dai fatto”, il premier ha quindi aggiunto che la stampa ha attribuito al governo – che invece “non ha messo verbo” – “intenzioni mai esistite”.
Queste parole, tuttavia, non sono piaciute a molti membri della maggioranza, in primis al ministro dell’Università e della Ricerca, Fabio Mussi, che intervenendo allo stesso evento ha ribadito che “sulla vicenda Telecom non ha fatto una bella figura né il governo italiano né la politica in generale del nostro Paese”.
Molto più acceso il tono del presidente della commissione Attività produttive della Camera, Daniele Capezzone, che parla di dichiarazioni “a dir poco sorprendenti”. L’intervento politico nel caso Telecom c’è stato, sostiene Capezzone, ed è difficile negare quanto sia stato “scatenato e gravissimo”.
Per l’esponente dei radicali, a partire da quando è emersa la questione del cosiddetto ‘piano Rovati’, “è stato un vero e proprio festival, con uomini delle istituzioni instancabili nel consigliare, nello sconsigliare, nel persuadere, nel dissuadere, nel telefonare e farsi telefonare, nell’incoraggiare e scoraggiare cordate”.
“Tutte cose – ha aggiunto Capezzone – radicalmente estranee a una economia occidentale nella quale la politica fa le regole, le Autorità le fanno rispettare, ma poi sta agli attori del mercato giocare la loro partita”.
Come mai, si chiede ancora Capezzone, si continua a negare l’interventismo se Telefonica è stata “respinta alla frontiera”, quando a condurre le trattative era Marco Tronchetti Provera, ed è stata invece accolta trionfalmente “quando si è inserita nella cordata bancaria politicamente più gradita, in primo luogo all’esecutivo”?
Ne ha anche per l’opposta fazione caterpillar-Capezzone, secondo cui neanche l’opposizione “ha dato il meglio di sé, divenendo improvvisamente afona quando sembrava imminente il coinvolgimento nella trattativa di Mediaset, e ritrovando il pieno funzionamento delle corde vocali solo dopo il tramonto di quella ipotesi”.
Chiuso comunque questo capitolo di economia all’italiana, per Capezzone bisogna ora concentrarsi sul futuro, stando attenti a non abbassare la guardia sul tema della separazione della rete e concentrandosi sui network di nuova generazione evitando di seguire modelli fuorvianti come quello della Germania, che rischia di finire davanti alla Corte di Giustizia europea per l’eccessivo protezionismo nei confronti dell’incumbent Deutsche Telekom.
“E’ necessario – ha concluso Capezzone – che anche i concorrenti di Telecom possano giocare la loro partita in condizioni fair” e che nessuno dica, “quel che è bene per Telecom è bene per l’Italia, semmai, occorre far passare il principio per cui quel che è bene per i consumatori, per il mercato e per la concorrenza, per il libero confronto tra opzioni e offerte alternative, è bene per l’Italia”.
Tornando alle questioni prettamente societarie, ieri Telefonica, Generali, Sintonia, Intesa Sanpaolo e Mediobanca – i nuovi soci della holding che controllerà il 23,6% del capitale ordinario di Telecom – hanno sottoscritto l’accordo di coinvestimento per mezzo del quale il gruppo spagnolo ha di fatto ‘blindato’ le alleanze industriali di Telecom Italia, ottenendo che i nuovi investitori interessati a entrare nel capitale non provengano dal settore telefonico (né detengano quote rilevanti in operatori di tlc) e non possano comunque sottoscrivere quote superiori al 5% di Telco.
I soci hanno convenuto che il gruppo Telecom e Telefonica “saranno gestiti in maniera autonoma ed indipendente”, pur riconoscendo che, “fermo restando l’indipendenza e l’autonomia di ciascuna decisione manageriale l’investimento in Telco implica una visione ed una prospettiva strategiche. Pertanto, le parti considereranno in modo favorevole qualsiasi iniziativa strategica che il management di Telecom e Telefonica volessero congiuntamente portare avanti, nella loro autonomia ed indipendenza”.