Italia
L’intervista al Corsera del Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ha acceso il già rovente clima intorno al disegno di legge sul riordino del mercato radiotelevisivo.
Stamani sono arrivate le accuse dell’opposizione e Paolo Romani, vicepresidente del Gruppo di Forza Italia alla Camera, ha parlato di testo di riforma che rappresenta “…un grave atto politico che tende solo a penalizzare una delle principali aziende italiane”.
“…Finalmente la verità – ha detto Romani – La moderazione di cui parla Gentiloni sono solo parole vuote”.
“…E’, infatti, lo stesso Ministro a non fare mistero che il Governo guarda più ad accontentare la sua base elettorale che ai problemi del Paese. Con questo provvedimento la sinistra – ha detto ancora l’esponente azzurro – vuole piantare la solita bandierina ideologica disinteressandosi delle conseguenze e delle ricadute su una azienda cardine del sistema Italia”.
“…Neanche i pronunciamenti negativi dell’Europa e del presidente dell’Autorità per la Concorrenza su due norme basilari del provvedimento, quella su tetto pubblicitario e sul concetto di posizione dominante, sono serviti a convincere a una pausa di riflessione la maggioranza che, come afferma oggi il Ministro, vuole andare avanti imperterrita su un testo che taglierebbe le gambe allo sviluppo di qualsiasi azienda, rendendola debole e non in grado di competere con realtà internazionali ben più agguerrite e protette”.
Aggiungendo, “…E Gentiloni non scomodi la concorrenza e la libertà di informazione per nascondere i fini politici suoi e dell’Unione. Se c’è un Paese ricco sia dell’una che dell’altra – ha concluso Romani – è proprio l’Italia, dove l’utente ha una gamma di scelte forse unica in Europa”.
Sulla stessa linea, il presidente della Commissione parlamentare di vigilanza Rai, Mario Landolfi, che ritiene come Romani che Gentiloni nella sua intervista abbia “…candidamente confessato che la vera motivazione sottesa al disegno di legge è di natura politica”.
“…Quel che è veramente in gioco, dunque – ha continuato Landolfi -, non è un interesse generale ma la sopravvivenza stessa della coalizione di Governo. Non si spiegherebbe altrimenti l’evocazione dello tsunami elettorale che si abbatterebbe sul centrosinistra in caso di mancata approvazione del provvedimento. Una previsione assolutamente legittima che però smaschera la natura ipocrita degli appelli lanciati nei mesi scorsi all opposizione a collaborare all approvazione di un testo che, come ammette lo stesso Ministro proponente, è funzionale solo agli interessi della maggioranza”.
Gentiloni ha dichiarato al Corsera che “…E’ bene che il disegno di legge sulle Tv proceda, altrimenti rischieremmo uno tsunami da parte dell’elettorato”.
Aggiungendo “…Berlusconi non mi convince col vittimismo a orologeria. Sapeva bene che avremmo modificato la vergogna della Gasparri, monumento al conflitto di interessi che cancellò i limiti antitrust e salvò Rete 4. Tutto per le aziende dell’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi”.
Sull’articolo del Corsera è intervenuto anche il coordinatore nazionale di Forza Italia, Sandro Bondi, che ha dichiarato: “….Da un Ministro ci si aspetterebbe maggiore equilibrio e capacità di discutere nel merito le osservazioni critiche formulate da moltissimi studiosi, da esponenti autorevoli del suo stesso schieramento politico e dalla stessa Unione Europea. Da un Ministro, poi, che si definisce moderato ci si aspetterebbe la volontà di contribuire a evitare ulteriori spaccature politiche che non giovano a nessuno. Così si discute in un Paese serio e così in un Paese serio si cercano e si trovano le soluzioni”.
Nell’intervista, Gentiloni ha detto apertamente di non avere nessuna intenzione di “…ammazzare Mediaset come dice Berlusconi“. L’ex premier “…accetti la sfida della concorrenza e del mercato. Il disegno di legge ha due obiettivi. Primo: aprire il mercato Tv creando più spazi alle risorse pubblicitarie e limitando la possibilità di posizioni dominanti. Mediaset totalizza il 60% della raccolta pubblicitaria, il livello di concentrazione più alto del mondo”.
“…Secondo obiettivo. La Commissione europea ha aperto una procedura contro la Gasparri, perché non consente ad alcun nuovo editore l’ingresso nel mercato per l’eccesso di occupazione delle frequenze. Nel lungo periodo la legge potrebbe giovare anche Mediaset”.
Quanto ai danni economici e ai possibili licenziamenti, Gentiloni ha spiegato: “…La legge prevede, per chi supera i limiti di concentrazione, una riduzione degli affollamenti degli spot. L’impatto della riduzione verrà fissato dal mercato. Si potranno naturalmente aumentare le tariffe degli spot. Una cosa è certa. Tutte le analisi indipendenti, molte delle quali giudicano troppo moderato il mio disegno di legge, considerano le cifre di Confalonieri totalmente gonfiate. In quanto ai licenziamenti (…) il problema del lavoro è troppo serio per battute del genere e per un’azienda che negli ultimi anni ha totalizzato centinaia di milioni di euro di utili netti e per fortuna gode di ottima salute. Se ci saranno difficoltà, eventualmente arriveranno dal mercato. Non certo dal mio disegno di legge”.
Il Ministro si è detto, comunque, d’accordo con quanto affermato da D’Alema nel ’96: “…Certo. Mediaset è un patrimonio del Paese, una grande azienda italiana che ha svolto nella fase di invenzione della Tv commerciale un ruolo di arricchimento dell’offerta televisiva. La sfida ora è la convergenza sull’evoluzione tecnologica, la diversificazione del business, la presenza su diversi mercati. Il suo futuro non può fondarsi su privilegi garantiti per legge e solo sul monopolio domestico della pubblicità”.
Per l’ex Ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, il Ddl Gentiloni non “ammazza solo Mediaset, ma anche
Da Palermo, dove partecipava a una manifestazione di An per le elezioni amministrative del 13 e 14 maggio, Gasparri ha parlato di “…legge che guarda al passato e che per punire Mediaset fa danno anche alla Rai”.
Ma per Giuseppe Giulietti (Ds), membro della Commissione di Vigilanza, “…Silvio Berlusconi e i suoi fedelissimi continuano a definire
Giulietti ha avvertito: “…Se il Governo e la maggioranza dovessero mai decidere di compiere un solo passo indietro, sarà bene ricordare che sul terreno resterà non solo l’interesse generale, ma anche tutti gli interessi che sono stati soggiogati dalla prepotenza di pochi”.
“…Ci auguriamo che questi interessi lesi, nelle prossime ore, non vogliano più limitarsi a sussurrare la loro indignazione per telefono e nei salotti ma vogliano finalmente ritrovare la voglia di tutelare quanto meno se stessi”, ha concluso Giulietti.
Ma come sta proseguendo l’iter del Ddl Gentiloni? Il 20 marzo, dopo 57 audizioni e tre mesi di lavori, si è conclusa l’indagine conoscitiva, condotta dalle Commissioni Trasporti e Cultura della Camera, che ha sollevato diversi punti di discussione sulla normativa.
E’ quindi partita la discussione generale, nella quale ciascun commissario ha facoltà di fare un intervento nel merito, tenendo conto o meno degli esiti dell’indagine conoscitiva.
Fino a oggi, tre gli interventi: Silvano Moffa (An), Angelo Maria Sanza (FI) e Giorgio Merlo (Ulivo). Secondo alcune indiscrezioni di stampa, domani altre tre commissari dovrebbero intervenire. I tempi si stanno allungando notevolmente, facendo pensare che i lavori arriveranno a ridosso dell’estate, quando saranno vicine anche le elezioni amministrative e diventerà forse più difficile riuscire a proseguire i lavori.
Bisognerà inoltre apportare al testo le modifiche suggerite dalla Commissione Ue, sulle quali il Ministero si è già impegnato, a partire dalla valutazione di una diversa definizione di ‘posizione dominante‘, con un termine più coerente con la normativa europea.
Quanto ai tre rilievi Ue sulla procedura di cessione della capacità trasmissiva eccedente il limite del 20%, il Ministero ha annunciato, per il comma 9 dell’articolo 3 del Ddl, di “…proporre direttamente, salvo che analoghe iniziative non siano assunte in sede parlamentare, un emendamento inteso a sostituire le parole ‘ceduta da parte del fornitore di contenuti’ con le parole ‘liberata e rimessa nella disponibilità dell’operatore di rete che la cede”.
Respinta al mittente invece l’osservazione sulla mancata distinzione nella disciplina delle frequenze eccedenti tra quelle acquistate prima dell’entrata in vigore della legge 66 del 2001 e quelle utilizzate precedentemente per le trasmissioni analogiche. Mentre alle critiche sulle mancate modalità per la restituzione delle frequenze analogiche che saranno liberate dopo lo switch-off, il Ministero ha ribadito che il Ddl “…prevede espressamente, con modalità diverse, la restituzione di frequenze da parte dei soggetti più forti e la riassegnazione delle stesse, a opera del Ministero e dell’Autorità attraverso procedure pubbliche, trasparenti e non discriminatorie intese, ancora una volta, ad introdurre elementi di riequilibrio del mercato in funzione pro-concorrenziale e di tutela del pluralismo”.