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Caso Entel: Telecom denuncia l’atteggiamento del Governo boliviano. Un ‘esproprio’ la rinazionalizzazione della società

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Un vero e proprio ‘esproprio’. Così Telecom Italia definisce l’azione del governo boliviano volta a ri-nazionalizzare l’operatore Entel Bolivia, del quale la società italiana aveva acquisito il 50% del capitale nel 1995, attraverso la controllata ETI.

 

In un decreto emanato lo scorso 28 marzo, il governo boliviano ha indicato alcune irregolarità nella gestione e nell’amministrazione della società, emerse in seguito a un’indagine ‘unilaterale’ e ha istituito una commissione ministeriale volta a ‘recuperare’ Entel, visto che ETI non avrebbe rispettato gli impegni presi in termini di investimenti e avrebbe effettuato nel 2005 una riduzione di capitale di Entel, giudicata illegittima.

 

Secondo Telecom Italia, queste accuse sono infondate e pretestuose dal momento che ETI – controllata al 100% dalla società italiana – ha portato a termine tutti gli impegni presi col governo boliviano al momento della privatizzazione, realizzando investimenti pari a 720 milioni di dollari. Importo – sottolinea Telecom – “superiore all’impegno contrattuale di 610 milioni di dollari assunto da ETI con il governo boliviano all’atto della privatizzazione”.

 

Che la società abbia ottemperato ai suoi impegni è stato certificato anche una risoluzione ministeriale dell’agosto 2005 che è stata però abrogata con effetto retroattivo il 23 aprile.

 

Con un secondo decreto, emesso sempre lo stesso giorno, il governo boliviano ha quindi trasferito, a titolo gratuito, la quota del 47% di Entel gestita da due fondi privati e annullato altri provvedimenti, tra cui quelli del 1995 relativi alla privatizzazione di Entel, “togliendo di mezzo con un colpo solo – si legge in una nota – e sempre con effetto retroattivo, la base normativa con cui dodici anni fa veniva avviata la privatizzazione di Entel” e collocando “nei fatti, l’operazione sul capitale fuori dal contesto legale in vigore nel 2005″ , spiega ancora Telecom.

 

Il gruppo telefonico italiano, che ha portato il caso all’attenzione del governo italiano e della Commissione europea, ricorda altresì che la riduzione di capitale sotto accusa ha ottenuto una certificazione indipendente da parte della società KPMG che ha riconosciuto valida la “percorribilità legale, contabile e fiscale dell’operazione”, che venne tra l’altro approvata anche dai soci locali all’unanimità.

 

Telecom ritiene che le accuse rivolte alla gestione di Entel Bolivia siano “strumentalmente volte a giustificare azioni unilaterali, da parte del Governo boliviano, finalizzate a prendere il controllo azionario, operativo e gestionale di Entel, in violazione degli accordi firmati tra il Governo boliviano stesso ed ETI al momento della privatizzazione di Entel, delle leggi boliviane e dei trattati internazionali per la protezione degli investimenti stranieri”.

 

Le autorità italiane ed europee, da canto loro, hanno evidenziato presso il governo di La Paz i rischi corsi dalle imprese italiane ed europee che operano sul mercato boliviano che, alla luce di questi contrasti, non sembra essere garantito da “un clima equo e affidabile”.

Le stesse preoccupazioni sono state espresse anche dal Parlamento europeo e dalle Associazioni imprenditoriali nazionali ed europee.

 

Di fronte all’atteggiamento via via sempre più “aggressivo ed intimidatorio” della commissione ministeriale – accompagnato da una campagna mediatica fortemente aggressiva nei confronti di ETI e di Entel – la Società ha ribadito dunque che intraprenderà ogni “azione possibile a salvaguardia del proprio investimento”, compreso l’avvio di una “apposita procedura arbitrale così come previsto dai trattati internazionali per la salvaguardia degli investimenti di imprese straniere in Bolivia”.

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