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I Bancroft si dividono su Murdoch. Il Cda non decide mentre il Wsj si interroga sul proprio futuro  

Stati Uniti


Il mondo internazionale dell’editoria, e non solo, tieni gli occhi puntati sugli Stati Uniti, dove nei prossimi giorni si deciderà il destino del Wall Street Journal.

Il magnate dei media Rupert Murdoch attende con impazienza che il Cda di Dow Jones decida sull’offerta da 5 miliardi di dollari, mentre i giornalisti del più famoso quotidiano finanziario si interrogano sul proprio futuro.

E se in un primo momento la potente famiglia dei Bancroft aveva categoricamente rifiutato l’Opa, ha dovuto poi ripensarci davanti ai dissapori di casa, che non mancano mai, e che questa volta hanno giocato a favore del tycoon.

 

L’offerta di Murdoch sembra trovare più di un interlocutore attento, ben oltre le attese, soprattutto dei Bancroft, che con il 24,7% del capitale controllano il 64,2% dei diritti di voto di Dow Jones.

Il Cda della compagnia, riunitosi in uno studio legale di Manhattan, ha preferito a sorpresa non prendere, almeno per il momento, alcuna decisione sull’offerta, che assicura un premio del 57% rispetto alla chiusura di Borsa dei titoli Dow Jones di lunedì, prima cioè che venisse pubblicizzata la proposta d’acquisto non sollecitata.

La famiglia Bancroft , che conta 33 rappresentanti in tutto, sono divisi al punto che nel corso del board è stato diffuso un sondaggio in base al quale solo l’80% dei componenti si è opposto all’operazione Murdoch, che equivale al 52% dei diritti di voto complessivi. Un margine troppo esiguo che ha spinto il Consiglio a prendere tempo e così rinviare ogni decisione.

Si tratta di un punto a favore di Murdoch, ora in posizione decisamente diversa da quella che nel 2003 vide la famiglia Bancroft votare compatta e respingere le avance della famiglia Sulzberger, che controlla il New York Times.

Secondo quanto reso noto dall’emittente televisiva Cnbc nel pomeriggio, alla riunione dovrebbe avere partecipato anche la banca d’affari Goldman Sachs, reclutata da Dow Jones in qualità di advisor.

 

Alla fine della giornata di contrattazioni a Wall Street, le quotazioni di Dow Jones hanno guadagnato lo 0,36%, a quota 56,36 dollari, mentre News Corp ha chiuso in rialzo dell’1,91%, a 23,43 dollari.

 

Murdoch pensa sopratutto al prestigio e al potere che deriverebbe dal controllo del Wall Street Journal, uno dei più importanti quotidiani finanziari del Paese, oltre che il più influente sul mercato mondiale.

Lisa Monaco analista di Morgan Stanley ha commentato che l’unione di Murdoch a Dow Jones sarebbe “una combinazione unica di contenuti e distribuzione che pochi nel settore media sarebbero in grado di replicare”.

 

La discesa in campo del magnate potrebbe dare il via a un’asta per Dow Jones. E’ questa la previsione dei principali azionisti del gruppo.

“…Siamo al primo tempo – ha commentato Lawrence J. Haverty di Gamco Investors – Dow Jones è un pesce nello stagno e ci sono squali che vi nuotano attorno”.

Secondo Michael Chren di Allegiant Asset Management, tra i possibili altri pretendenti vi potrebbero essere General Electric, proprietaria del network Cnbc, Washington Post, Gannett, e forse anche Google.

Pronta la replica di Jeffrey Immelt, amministratore delegato di GE, che ha smentito un interesse della sua compagnia per Dow Jones.

Nessun commento è invece arrivato dal Washington Post, Google e Gannett. Una smentita è arrivata anche dal gruppo Bloomberg, che alcuni osservatori davano come altro possibile acquirente.

 

La ragione della convinzione degli investitori nasce dalla certezza di una spaccatura all’interno della famiglia Bancroft, ormai sotto gli occhi di tutti.

E l’offerta di Murdoch è davvero allettante in grado di far vacillare la solidità della famiglia Bancroft definita ieri dallo stesso Murdoch come il “guardiano del Wsj”.

“…La famiglia è molto frammentata – ha detto Brendan Buckly di Fitch Rating – credo che esamineranno ciascuna offerta molto scrupolosamente”.

 

Apparso sul canale Fox News, Murdoch ieri notte ha spiegato come l’offerta “…è generosa e troppo elevata per un gruppo di private equity“. Il patron di News Corp ha aggiunto che l’incontro tra le controparti avverrà nelle prossime settimane.

L’interesse di Murdoch per il Wall Street Journal non è certo una novità. Il quotidiano finanziario è il secondo per unità vendute negli States dopo Usa Today edito da Gannett.

“…Il Wsj è il più grande quotidiano d’America“, ha dichiarato ieri il tycoon australiano. Il motivo del rinnovato interesse per il Wsj si spiegherebbe con il lancio imminente del nuovo canale Tv via cavo interamente dedicato al mondo finanziario ‘Fox business channel‘.

 

Secondo il Business Week, Murdoch mirerebbe anche alle attività online sviluppate dalla Dow Jones come l’edizione digitale dello stesso Wsj, il sito internet Marketwatch e la jointventure sulla finanza personale con la IAC di Barry Diller, oramai prossima a essere lanciata. Tutti asset che, stando al Los Angeles Times, sono complementari a quelli della News Corp: Fox News, New York Post, American Idol e MySpace.

 

Sulla congruità dell’offerta nessun osservatore ha nulla da obiettare. Stando a Steven Barlow di Prudential Securities, l’offerta di Murdoch conferisce a Dow Jones una valutazione di 17 in relazione alla stima degli utili per il 2007. Un dato, questo, di gran lunga superiore alla valutazione media del settore della carta stampata (10).

Tanto per fare un esempio, proprio l’offerta di Sam Zell valutava a 10 il Chicago Tribune. Secondo il Wsj, “…l’offerta di Murdoch arriva in una fase particolarmente turbolenta per il settore dei quotidiani caratterizzata dalle perplessità degli investitori sul modello di controllo famigliare”.

Lo stesso quotidiano finanziario Usa ammette che l’offerta di 60 dollari per azione in contanti e swap azionario conferisce un “…grande premio sulla casa editrice in un momento in cui la maggior parte delle compagnie che controllano i quotidiani sta perdendo lettori e inserzionisti”.

 

Per la banca d’affari Citigroup, le probabilità che l’offerta di Murdoch abbia successo sono del 50%.

“…L’offerta di 60 dollari per azione ci colpisce – ha spiegato la banca d’affari – si tratta di un’offerta che potrebbe essere difficile da rifiutare tenendo conto il premio del 67% e il debole stato del business della carta stampata”. Tuttavia, ha notato Citigroup, la decisione spetta interamente alla famiglia Bancroft che nel passato non ha mostrato alcun interesse di voler vendere la compagnia. Anche se, ha concluso, “…il modo in cui è stato diffusa la nota ieri sera in cui veniva respinta l’offerta è stato insolito e potrebbe essere interpretato come un escamotage per indurre un’asta competitiva”.

 

Stando a Dresdner Kleinwort, l’Opa di Murdoch potrebbe sortire una sorta di effetto domino sull’editoria finanziaria costringendo il gruppo Pearson a cedere il Financial Times.

Secondo Credit Suisse First of Boston, “l’offerta potrebbe rafforzare l’interesse nei titoli europei appartenenti al settore media sebbene l’Opa di Murdoch rappresenti una evento particolare e un compratore speciale”. Tra i titoli di tenere d’occhio oltre a Pearson anche Reuters, Axel Springer, Endemol, Emap e United Business Media.

 

E dalle pagine del Wall Street Journal, si commentano le abitudini ‘interventiste’ del magnate australiano. “…Alcuni proprietari di giornali raramente parlano con i propri direttori. Rupert Murdoch non è tra questi”, inizia l’articolo, aggiungendo: “…A generazioni di direttori di giornali il presidente e amministratore delegato di News Corp è familiare: telefona per rilevare dettagli di una storia o suggerire idee, ma anche lamentele di come sia stata coperta una notizia, oppure giusto per avere conferme di un gossip”.

“…Murdoch – continua il Wsj – è cresciuto tra i giornali e, sebbene gestisca un network globale, è da tempo famoso per la sua tendenza a controllare i layout e cambiare i titoli. Murdoch è tipo da indicare una foto e dire no, non va bene – spiega al Wsj Peter Stothanrd, ex direttore del Times ma che lavora ancora per la News Corp come direttore del supplemento letterario del quotidiano – E sapete, ha quasi sempre ragione”.

 

“…Lo stile di Murdoch differisce fortemente da quello degli editori che ora intende scalare – evidenzia il quotidiano Usa – La casa editrice del Wsj si è a lungo mantenuta distante dalle attività della compagnia. La famiglia è rappresentata nel Cda ma non ha nessun coinvolgimento nella gestione diretta del giornale. E se da un lato la pagina editoriale ha un visione conservatrice, c’è una severa separazione tra la pagina editoriale e quella delle notizie affinché non si verifichi confusione tra opinioni e fatti”.

“…Il Wall Street Journal deve difendere quel che è meglio per Wall Street“, era stato il motto di Charles Barron, il giornalista capostipite della famiglia, entrato a far parte dell’aristocrazia del New England, facendo sposare la figlia Jane a Hugh Bancroft.

“…Senza il Wall Street Journal saremmo solo una famiglia ricca come tante altre”, ha detto al columnist Joseph Nocera del New York Times uno dei Bancroft.

“…Se tutta la famiglia la pensasse così, Murdoch dovrebbe limitarsi ad ammirare il Wsj da lontano“, ha commentato il columnist. Ma il titolo Dow Jones scricchiola in Borsa, e così la compattezza del clan, soprattutto dei suoi membri più giovani: “…Per chi lavora nei media è un dono meraviglioso che una famiglia difenda il Wall Street Journal anche a costo di perderci. Ma quando le famiglie si dividono – ha pronosticato Nocera – la soluzione di solito è vendere”.

 

Con la sua offerta da 5 miliardi di dollari Murdoch mira a scardinare questo controllo e Donald Graham, presidente e Ceo del Washington Post, lo aveva pronosticato: “…Se il sistema delle azioni privilegiate venisse eliminato, in pochi minuti si formerebbe la fila dei compratori: società di private equity, miliardari dall’io spropositato, società di media internazionali senza testate famose. Nessuno potrebbe dire di no”, aveva pronosticato Donald Graham in un editoriale sul Wall Street Journal scritto alla vigilia dell’assemblea degli azionisti del New York Times ma anche una manciata di giorni dopo la lettera di Murdoch ai Bancroft.

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